La ragazza delle chiavi

Spesso un sogno mi ricorda una cara persona.
Sono certo che non mi ha dimenticato, perché io non ho dimenticato lei.
Vorrei poter tornare a sedermi accanto a lei su quelle scale...

 

I ricordi sono belli ma lasciano l'amarezza di non poterli rivivere.

 

Continuavo a girare e rigirare quella piccola chiave tra le mani, una delle tante che mi aveva regalato. Quel giovedì pomeriggio di dicembre, eravamo seduti su di una scala buia che raggiungeva i sotterranei del castello medievale per poi sboccare in città. La debole luce, che filtrava dalla grata, illuminava a malapena la chiave che luccicava tra le mie mani, essa era molto piccola ed era tutta decorata, pareva la chiavetta per caricare un antico carillon. A casa ne avevo tante altre, di tutti i tipi e di tutte le forme, di antiche e di nuove, di lucide e opache, era quasi una piccola collezione.
Solitamente davanti ad una porta chiusa si spera di trovare la chiave che possa aprirla, ma quella volta fu il contrario, avevo le chiavi ma non c'era né una porta né una serratura.
Vedevo la sua sagoma nel buio e sentivo il suo respiro che si smarriva nel silenzio.
Eravamo già seduti da alcuni infiniti minuti su quel gelido gradino.
Mi guardava in silenzio, notai sul suo volto un'espressione colma di tristezza, ma non dissi nulla. Compresi il dolore che provava, quel delicato viso angelico privo di sorriso forse aspettava una carezza, un bacio o semplicemente un gesto affettuoso da parte mia.
Molti pensieri s'intricavano nella mia mente, paure, dolci sentimenti, ricordi, tristezza e pensieri su pensieri che m' impedivano di muovermi da lì.

Un ritorno in città, poche parole.
Una grigia stazione. Tra due binari diversi.
Un treno si fermò, non il mio, ma il suo.
Un abbraccio stretto, un bacio veloce, una lacrima che scorreva sul suo viso angelico, una sua folle corsa per raggiungere le porte del vagone che sarebbe partito poco dopo.
In silenzio salii sulla mia carrozza e presi posto. Ero solo.
Vidi il suo treno partire.
Una tristezza immensa mi travolse.
Ripresi ancora la chiave e cominciai a pensare quale serratura avrebbe potuto aprire.

 

Ogni volta che rivedo quel castello sulla collina penso a lei. Sempre.
Per raggiungerlo prendo sempre l'ascensore per il semplice motivo che ho paura di ripercorrere le scale, temo che il suo fantasma sia rimasto lì ad aspettarmi.
Da ottimo custode conservo ancora le sue chiavi.
E solo ora ho capito quale serratura aprivano.
La porta dietro alla quale si nascondeva la nostra felicità.
Forse è tardi, dovevo arrivarci prima.

 

Ma le chiavi le ho ancora io...
... senza di me non potrà mai recuperare quella felicità che ha rinchiuso...

Jonathan Della Giacoma