La corsa verso la salvezza

La vista si stava annebbiando per lo sforzo. Il terreno presentava buche e rami spezzati, radici sporgenti, foglie scivolose. Rami bassi sferzavano il viso. Alexander sentì il sapore metallico del sangue in bocca. Aveva perso la cognizione del tempo. Era affaticato. L’armatura di certo non lo facilitava. Un sibilo nell’aria. Un dardo avvelenato si piantò in un albero poco distante. Un ruggito si levò nell’aria. Inciampò su di una radice coperta dalla vegetazione. Cadde pesantemente a terra. Si guardò alle spalle. Solo alberi. Si rialzò ed incominciò a correre disperato. Aveva il fiato corto ormai. Sbucò di slancio in una piccola radura. Sulla destra un piccolo ruscello. Alexander saltò il piccolo canale scavato dall’acqua e si fermò. Silenzio. Cercò con lo sguardo. Un’ombra tra gli alberi. Ricominciò a correre. Penetrò a forza tra gli alberi. Scavalcò in salto un piccolo masso. Sulla destra, intravide una piccola capanna di legno nascosta dalle piante. Spalancò il portone. L’unica stanza della casa era vuota. Un altro sibilo. Il dardo si piantò nella porta. Si allontanò di corsa dalla casa. Ora la strada era in lieve pendenza. Alexander si fermò sfinito. Buttò a terra la piccola borsa con i viveri e riprese il fiato. Ancora una volta il bosco sembrò immobile. Estrasse la spada. Si girò di trecentosessanta gradi. Alberi e sottobosco ma null’altro. Una piccola freccia si andò a schiantare sull’armatura. Il giovane cavaliere rivolse lo sguardo alla vegetazione circostante. Tre figure emersero dal fitto del bosco. Alti almeno quattro piedi, incappucciati di nero, si fecero avanti minacciosamente.

Alexander si spostò di lato. La creatura sulla destra si tolse il cappuccio. Una faccia simile a quella di un orso emerse dal buio del copricapo. Il giovane impallidì. La creatura estrasse da una specie di tasca una cerbottana. Il cavaliere si piegò sulle gambe pronto a scattare. L’essere soffiò e un dardo color rosso sangue saettò verso Alexander. Il ragazzo scartò di lato e si buttò con tutte le forze sulla creatura. Calò un fendente dall’alto verso il basso che tranciò di netto un braccio irsuto. La bestia ruggì di dolore. Con l’altro braccio cercò di prendere il cavaliere alla gola. Il ragazzo si spostò sulle gambe e lo trafisse sul lato sinistro. L’ essere deforme cadde in ginocchio. Schiumante di rabbia cercò di rialzarsi. Alexander si girò su se stesso e abbassò la spada sulla testa di quell’abominio. La creatura che stava al centro emise un ruggito. Spiccò un salto che scavalcò il compagno ancora in ginocchio e atterrò contro il cavaliere. Alexander rotolò per terra. La spada gli scivolò di mano. Cercò di rialzarsi ma la bestia lo spinse con una violenza tale da fargli perdere la gorgiera e i guanti. Sentì di essere ormai finito quando un sibilo ruppe quel silenzio spettrale. Sentì ululare la creatura. Alzò la testa e quello che vide gli diede una nuova speranza. Una freccia fuoriusciva da un occhio del mostro. Questi, barcollò per qualche secondo poi crollò a terra. Una cinquantina d’indigeni armati d’arco e frecce uscirono dalla vegetazione. L’ultima creatura rimasta rimase come stupita. Ringhiò verso i suoi assalitori e si mise a correre verso il fitto del bosco. Il cavaliere fu alzato di peso. Un uomo di colore lo guardò intensamente. Il giovane cercò di ringraziarlo quando un dolore intenso gli fece perdere i sensi.
Alexander riaprì gli occhi appannati. Si tastò la testa. I capelli erano sporchi di sangue rappreso. Si trovava in una piccola capanna. Era adagiato su di un pagliericcio sporco. Sentì qualcosa alla caviglia destra. Vi passò la mano. Trovò una catena. Spaventato cercò di alzarsi. All’improvvisò la porta si spalancò. Alexander si schermì gli occhi con le mani. Fu preso con forza da tre indigeni e fu portato all’aperto. Alla luce del sole vide di essere completamente nudo a parte un piccolo perizoma. Fu portato in una piazza dove vi era radunata una gran folla di persone. Lo costrinsero ad inginocchiarsi. Fu in quel momento che vide l’atroce verità. I suoi quattro compagni di viaggio si trovavano appesi come maiali ad un albero. Completamente scarnificati. Un vecchio con un piccolo coltello gli si avvicinò. Alexander tentò di scappare ma una mano lo trattenne per i capelli. L’anziano indigeno si avvicinò e a meno di un passo da lui si chinò per guardarlo in faccia. Avvicinò il coltello alla gola del giovane che cercò di gridare in cerca d’aiuto ma le parole gli si strozzarono in gola quando la lama disegnò un sorriso color sangue sul collo. Due indigeni presero il corpo senza vita del cavaliere e lo legarono ad un albero. I cannibali si avvicinarono ai compagni scarnificati di Alexander quando un ruggito fece voltare tutti verso il bosco. Spaventati gli indigeni si guardarono. Qualche secondo dopo un centinaio di creature mostruose si riversò nel villaggio facendo una carneficina.

Claudio Bertolotti