Il ponte della dama

Lavorare per un piccolo quotidiano locale è per una ragazza dalla fantasia svelta e la mente creativa come la mia, fonte di grande soddisfazione; soprattutto da quando mi hanno assegnato l’incarico di occuparmi di un appuntamento settimanale denominato “L’angolo del mistero” in cui mi occupo dei fenomeni misteriosi che si verificano in tutta Italia e, in particolare in Toscana, dove abito e in Italia centrale. In questa striscia settimanale non parlo solo di strane apparizioni e di inquiete presenze ma anche di folklore popolare. Di luoghi nei quali “ci si sente”, dove sono avvenute sanguinose battaglie, case e antiche dimore dove pare si aggirino i loro melanconici abitanti, dame bianche e dame nere, soldati e cavalieri, spiriti di santi e di monaci e addirittura presenze di animali e oggetti fantasma come la mitica carrozza funebre guidata dai cavalli senza testa che tanti giurano di aver sentito nelle notti senza luna.
Insomma, i miei articoli sono una vera carrellata di situazioni fantastiche e misteriose, testimonianza di un’Italia che, nonostante la modernizzazione la globalizzazione rimane ancora abbarbicata alle sue antiche usanze e credenze che hanno dato vita a un paese così romantico e variegato.
A volte, però capita che mi trovo in difficoltà per mancanza di informazioni su un luogo o perché non riesco a trovare un oggetto di interesse per i miei lettori e, confesso che un paio di volte mi sono dovuta inventare di sana pianta una storia come quando ho scritto un articolo su di una giovane studentessa di Urbino che giurava di trovarsi nel letto lo spirito di Raffaello Sanzio. In realtà, il fantasma del bel pittore urbinate non aveva mai visitato la casa della ragazza ma questo è un segreto che rimase fra me e lei.
Anche quella settimana di fine ottobre mi trovavo in difficoltà e non avevo niente di succulento per le mani; mancavano pochi giorni per scrivere il mio nuovo articolo e già pensavo di inventarmi qualcosa come per esempio l’avvistamento di Dante in piazza della Signoria quando la fortuna mi venne in aiuto. Rincasando nel mio appartamentino in un vecchio palazzo del centro di Firenze fui avvicinata da un uomo anziano che mi rivelò dove potevo trovare un’idea interessante: in un paese in provincia di Grosseto c’era un ponte dove, si diceva, appariva il fantasma di Pia dei Tolomei.

Conoscevo un poco la storia della bella e sfortunata dama senese vissuta nel 13° secolo che era stata rinchiusa in una torre dal marito geloso e decisi che l’indomani sarei andato sul posto.
Il paesino in mezzo alla selvaggia maremma a pochi chilometri dal mare era una borgata medievale con poche casine che si si aggruppavano ai lati di un colle coperto di cipressi e vigneti. Appena giunta in paese mi diressi presso un piccolo caffè nel centro della piazza per raccogliere qualche informazione ma mi resi subito conto che i paesani erano gretti e ostili alle mie domande e mi davano risposte vaghe come se non volessero curiosi fra i piedi. Solo la barista mi diede qualche informazione; mentre sorseggiavo una cioccolata calda mi disse di rivolgermi a una certa Neva Pasini che abitava in una casina bianca appena fuori il centro.
- Riconoscerai la casa dal bellissimo roseto – mi disse la barista – è sempre fiorito anche in questa stagione! Lei sicuramente saprà aiutarti perché il ponte è vicino alla sua propietà!-
Trovai la casa senza problemi e, parcheggiata l’auto entrai nel roseto che espandeva un soave, enigmatico profumo.
Neva Pasini uscì dal retro, mi venne incontro e mi strinse la mano.
- Sono Maddalena Corvi e lavoro per un giornale di Firenze!- mi presentai.
- Io sono Neva in cosa posso esserle utile?-
Le spiegai le ragioni della mia visita. Neva mi osservava interessata e rispondeva alle mie domande con una voce fresca e vellutata come un petalo di rosa. Era una donna di una bellezza misteriosa con folti capelli neri che le ricadevano in folti riccioli incorniciando un volto irregolare dominato da intensi occhi color pervinca. Aveva uno sguardo ipnotico e, per un istante dovetti distogliere il mio da quei profondi occhi viola.
- Se vuoi vedere lo spirito di Madonna Pia torna stasera al crepuscolo e io ti condurrò al ponte. Ma non ti assicuro nulla!-
- Confesso di non aver mai visto una fantasma- le spiegai – io mi occupo solo di render noto ai nostri lettori queste storie, poi ognuno è libero di crederci o meno; ma confesso che questa storia mi intriga!-
Quella sera Neva mi condusse al ponte e mi raccontò la storia di Pia dei Tolomei che morì gettandosi dalla torre in cui era imprigionata o forse spinta giù dal marito. Ci accostammo al Ponte della Pietra che passava su di un piccolo rio in una radura circondata di macchia mediterranea. Poco distante si potevano notare ancora i resti di un’antica torre medievale probabilmente la stessa in cui era sta rinchiusa la dama. Intorno a noi era tutto silenzio anche gli uccelli tacevano mentre gli ultimi raggi del sole incendiavano le chiome rosse e dorate degli alberi e il cielo a ovest si tingeva di rosa e pervinca.
Stavo ammirando la bellezza di quel crepuscolo autunnale quando Neva mi prese la nuca e mi fece voltare verso il ponte.
Era là; fluttuava sulle antiche pietre sfiorando appena il terreno con la sua lunga veste bianca intessuta di fili d’argento.
I lunghi capelli scuri le scendevano lungo le spalle e sulla schiena, incorniciandole un volto sottile ed etereo, opalescente come madreperla in cui splendevano grandi occhi luminosi simili a perle scure. Era così vivida e reale da sembrare una figura vera e non una visione, uno spirito come invece era tutto quello che rimaneva di questa splendida, sfortunata signora vissuta otto secoli prima e che ora, potete crederci o no, era lì davanti a me.
Non so quanto tempo durò la visione, forse pochi secondi ma sono sicura che a un certo punto la Dama ci vide e si volse verso di noi; ci guardò per qualche istante poi ci fece quello che sembrava un timido sorriso. Un ultimo raggio di sole illuminò la sua figura di una luce rosso-dorata poi, come il sole scomparve oltre la scura distesa del mare, anche Madonna Pia si dissolse in un nembo di luce argentata.
Seguii Neva lungo il sentiero di ritorno chiedendomi quanti mortali avevano potuto assistere a un fatto simile e se davvero valeva la pena divulgare una notizia così o tenerla solo per me come un’esperienza straordinaria.
Giunte a casa di Neva sostammo nel roseto e lei mi guardò.
- Così hai trovato la soluzione ai tuoi problemi e ora potrai anche scrivere di avere assistito a una delle storie che scrivi nei tuoi articoli!-
- Non saprei – replicai confusa – Credo che questa storia debba rimanere così come è stata fin’ora, una leggenda per arricchire le nostre fantasie!-
- Sai che il Ponte della Pietra è un luogo piuttosto noto. L’articolo potrebbe portare qui molti curiosi!-
- Allora non scriverò niente – decisi – questa storia rimarrà un segreto! Sono venuta qui con l’intenzione di scrivere un articolo ma tornerò a casa a mani vuote !-
- E per il tuo articolo come farai? – mi chiese Neva.
- Oh, qualcosa inventerò vedrai. Comunque non so come ringraziarti per quello che ho vissuto. E’ stato come varcare per un istante le soglie dell’impossibile! Ho sempre pensato che fra realtà a fantasia ci sia un sottilissimo velo ma non pensavo di poterlo varcare!-
Neva mi salutò e io ripartii con le ombre della sera senza rimpianto. A metà strada feci una telefonata col mio cellulare.
- Pronto Cristina, sono io, Maddy, ho bisogno del tuo aiuto! Ti ricordi quando abbiamo inventato quella storia sul fantasma di Raffaello che ti faceva visita in camera... Cosa! Non ti sento bene!... Dici sul serio!-
... Ma questa, cari lettori è un’altra storia!

Rossella Bucci