Lavori al cimitero

Solo mio padre poteva accettare un lavoro tanto orribile: ripristinare la facciata di una cappella in un cimitero sperduto fra le montagne!
Mi disse che potevo organizzare tutto senza il suo aiuto e, peggio ancora, dovevo eseguire i lavori da solo.
Per arrivare in quel posto ci vuole un'ora di macchina e se poi c'è anche la nebbia è una mezz'ora di più. Un'altra mezz'ora vogliamo aggiungerla considerando che il mio mezzo di trasporto è un vecchio pick-up? Tutto questo somma due ore di curve in mezzo a boschi verde scuro.
Arrivato sul posto notai che non solo era piccolo, ma anche incustodito.
Il cancello rimaneva solo socchiuso con un catenaccio senza lucchetto. In fondo non c'era bisogno di proteggere quel luogo; chi poteva profanare un luogo tanto sperduto?
Il cimitero era su tre livelli ed era circondato dai boschi. Il paesino rimaneva più in basso a valle. Insomma, era realmente tetro e isolato.
La cappella era in condizioni disastrose: l'intonaco era marcio e ormai quasi completamente staccato, anche l'interno era uno schifo ma l'ordine preciso era il ripristino della facciata esterna. E io non vedevo l'ora di finire e andarmene. Era un lavoretto di due giorni ma n'avrei impiegato uno se non perdevo tempo e mi sbrigavo.
Accesi l'unica sigaretta che mi concedevo la mattina, quella "prima del dovere", e guardai sulle lapidi le scritte ormai vecchie, alcune illeggibili.
Tutto il cimitero era da ripristinare: muretti, vialetti, recinzioni, illuminazione... ma non era affar mio.
Nella mattinata vennero alcune anziane. S'avvicinarono incuriosite a guardare cosa stessi facendo, contente che il comune s'interessasse al loro piccolo cimitero.
Nel pomeriggio si alzò il vento e così misi un maglione perché avevo iniziato a sentir freddo. Avevo le dita congelate, sia quelle dei piedi che quelle delle mani.
Nel silenzio risuonavano solo i colpi della mazzetta; fra un colpo e l'altro sentii improvvisamente il cancello aprirsi con quel cigolio agghiacciante che mi salutò quella mattina quando entrai per la prima volta, ma fu il rumore dei passi sul ghiaino a risvegliarmi dai miei pensieri: sembrava che una gamba fosse strascicata.

"Un'anziana zoppa che viene a trovare il defunto marito" pensai, e ripresi a martellare con la mazzetta da muratore sull'unica parte d'intonaco che non ne voleva sapere di staccarsi.
Dopo alcuni minuti sentii avvicinarsi qualcuno... mi stavo per voltare quando udii quel suono orribile: " OA AI AENDO EL IOAE...".
Cos'era?
Mi girai e chiesi: "Scusi?".
Mi bloccai letteralmente: a meno di venti centimetri dal mio viso c'era una cosa informe e orribile che ripeteva quella frase...
"OA AI AENDO EL IOAE..."
Sembrava il volto di un uomo ma gli mancava parte del viso, non aveva la mandibola e neppure l'occhio destro... era impressionante e ripeteva la stessa frase con insistenza, con tono sempre più minaccioso. Mentre urlava gli usciva del liquido giallognolo da quella che un tempo doveva essere la bocca. La pelle era di un colore marrone chiaro a sfumature verdi, tutta solcata da rughe, piaghe e cicatrici.
Mi afferrò una spalla e io d'istinto diedi uno strattone al mostro che urlò di rabbia e ricadde all'indietro oltre il muretto, battendo la testa contro una lapide proprio sotto di esso.
Si rialzò e agitò le braccia emettendo un urlo stridulo contro di me... si accasciò e si rialzò un paio di volte, ma non stetti lì a lungo a guardare, lasciai lì tutto e corsi verso il pick-up; accesi il motore e fuggii terrorizzato verso valle, verso la città, verso casa.
Tre ore dopo ero sotto la doccia e ancora nelle orecchie sentivo il suono della voce del mostro, vedevo davanti a me ancora il suo viso sfigurato e atterrivo al pensiero di come mi aveva aggredito.
Squillò il telefono e andai a rispondere: era papà.
"Che c'è?" chiesi.
"Hai notato nulla di strano al cimitero, prima di venire a casa?" mi domandò.
"No... no, perché?" Avevo la bocca asciutta e avevo paura. Perché mi aveva fatto una domanda simile?
"Ha chiamato la polizia. Ti hanno cercato qui in ufficio. Un'ora fa hanno trovato il cadavere di un vecchio proprio sotto il muretto della cappella dove stavi lavorando tu oggi. Quel poveraccio deve essere scivolato e ha battuto la testa contro una lapide, ma non è morto sul colpo. Ha sofferto parecchio prima di morire... Dio... povero vecchio. Che fine orribile... A sentir dire durante la seconda guerra mondiale, una bomba gli è esplosa in casa e lui si è salvato miracolosamente ma è rimasto sfigurato, senza un occhio e senza mandibola! Sei sicuro di non aver notato nulla? Dicono che hai lasciato lì tutta l'attrezzatura... Ehi ma ci sei?... Pronto?...".

 

" OA AI AENDO EL IOAE..."
" OA AI AENDO EL IOAE..."
" OA AI AENDO EL IOAE..."

 

Capii subito la domanda che il vecchio mi stava facendo:

 

"cOsA stAI fAcENDO bEL gIOvANE..."
"cOsA stAI fAcENDO bEL gIOvANE..."
"cOsA stAI fAcENDO bEL gIOvANE..."

Simone Romano