Bloodrage 1

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Sono nato l'11/09/2001, anche se, come essere umano, quel giorno avevo già 35 anni. Eravamo in vacanza, io, mia moglie e il mio bambino. Stavamo visitando le Torri Gemelle. Potete immaginare cosa sia accaduto. Di mia moglie non fu trovato un solo pezzo. Di mio figlio solo la testa. Io mi risvegliai in un ospedale di New York. Mi mancavano braccia e gambe. Un uomo, che poi seppi essere un agente della Cia, mi espresse il suo cordoglio. Mi offrì due possibilità: rimanere uno storpio o diventare la prima macchina semiumana di distruzione totale. Accettai la seconda. Quanto avvenne dopo fu terribile. Mi fecero a pezzi, senza anestesia. Così il dolore e la rabbia sarebbero rimasti impressi profondamente nei miei circuiti cerebrali. Ad ogni amputazione, un risveglio, una sofferenza indicibile, uno svenimento. Infine, niente più dolore. La mia vista era qualcosa di completamente diverso: niente luce o buio. Era una vista iperacuta ad infrarossi, istantaneamente aggiornata da dati digitali a scorrimento continuo. I miei circuiti cerebrali erano collegati a piccoli cervelli di bambini morti, che assorbivano e scaricavano dati come spugne. Percepivo la mia nuova forma come una gigantesca silhouette d'acciaio, praticamente indistruttibile. L' immagine a cui più si avvicinava era quella d'uno pterodattilo. Il mio armamento era mostruoso, dai più recenti tipi di bombe intelligenti alle testate megatoniche. La mia voce era raffica di mitraglie. Il mio fiato dispersione di virus letali. I miei centri del piacere direttamente collegati ai softwares d'attacco, così che per godere dovevo distruggere. Il più grande orgasmo? Il giorno in cui, sorvolando Fallujah assediata, i rotori che giravano silenziosi, mi ritrovai di fronte a una finestra dietro cui era Abu Musab al Zarqawi il decapitatore... lui vide solo una enorme bestia nera sul cui muso campeggiava "Bloodrage 1".
Poi, il nulla...

Domenico Nigro