Il bambino vecchio di Uchizar

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Era proprio lui. Li guardava fissi, da sopra le loro teste, dall’angolo della stanza.
Il bambino vecchio di Uchizar.
L’avevano visto lì ad Uchizar, nel mezzo della Turchia, alcuni mesi prima durante il loro viaggio estivo in moto. E da quel momento non li aveva più abbandonati.
Non fisicamente, avevano infatti passato ad Uchizar solo un paio di giorni; ma era diventato oggetto preferito delle loro battute, dei loro scherzi.
Effettivamente lui si prestava alquanto, con quel suo viso da vecchio incastonato non si sa come, né per quale scherzo della natura, sul corpo di un bambino di otto anni o poco più.
Con quell’espressione mesta e rassegnata, lo sguardo perso nel vuoto. Mai un sorriso, mai un gioco, sempre da solo o in mezzo a gente anziana, proprio come lui.

Ne avevano creato subito un personaggio surreale, come erano soliti individuarne uno in ogni loro viaggio, che non li avrebbe abbandonati mai nei loro racconti e nei loro ricordi.
Se lo erano immaginato creatura della notte, figlio delle tenebre, ora appollaiato a testa in giù a dormire su un albero, ora disteso in una cripta o ancora a girovagare al buio in una delle tante tombe rupestri o città sotterranee che avevano visitato.
Sempre al centro comunque delle loro fantasie, sempre motivo di grandi risate.
E ora era lì, in carne ed ossa. Si librava leggero a mezz’aria; la sua ombra si allungava a dismisura sul pavimento della sala.
Loro lo fissavano impietriti dal terrore. Fissavano quel viso deforme da vecchio, quel corpo sospeso di bambino.
Sul viso un ghigno malefico, soprannaturale. In pugno un lungo coltello.
Era arrivato finalmente il tempo dei giochi.

Marcello Pollono