Sola andata

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Non le piaceva viaggiare in treno da sola, soprattutto di notte. Non riusciva mai ad addormentarsi. Inoltre l’intero vagone era deserto, neppure un’anima per scambiare due parole.
Nella fretta della partenza si era anche dimenticata di portarsi un libro, restarsene a fissare la sua immagine riflessa nel finestrino, cogliendo ogni rumore, la metteva a disagio.
Trasalì nell’udire lo sportello aprirsi e sospirò di sollievo quando vide apparire una ragazza.
Mentre le passava accanto alzò lo sguardo verso la sconosciuta e le sorrise. Le sembrò che lei ricambiasse ma non ne fu sicura. Da vicino non pareva più così giovane come le era sembrata, il suo viso le si era mostrato addirittura antico, ma era stato un attimo.
La donna fece ancora qualche passo superandola poi parve ripensarci e tornò indietro.
«Le spiace se mi siedo qui?» Le chiese indicandole il posto di fronte a lei.

Ancora la sensazione di un sorriso che non si era in realtà manifestato, non ci badò, cominciava a essere stanca.
«Anzi, mi fa piacere un po’ di compagnia.» La invitò.
«Già, non è gradevole viaggiare di notte su di un treno deserto. Ti convinci che non c’è nulla di strano, ma quando ci sei è tutta un’altra cosa.»
Mentre la donna si sedeva percepì un debole odore dolciastro, totalmente sconosciuto, le ricordò per un attimo quello del sangue.
Si ritrovò a fissare quel volto pallido in cui galleggiavano occhi enormi. Di nuovo non riuscì a distinguerne chiaramente i lineamenti. Per un istante le sembrò di fissare ancora la propria immagine nel finestrino.
L’altra scosse il capo come per scostare i capelli dal viso e qualcosa di bianco, molto piccolo le cadde sulla spalla.
La larva si contorceva lentamente.
Lo sguardo tornò al volto e questa volta scorse nitidamente il sorriso aperto a mostrare il vuoto.

Luisella Bacchiocchi