Musica di mezzanotte

Silenzio di tomba. La sala è gelida come una ghiacciaia. La luce lunare che entra dalle finestre rischiara i mobili e disegna rettangoli luminosi sul pavimento.
Il signor Bert, proprietario di questa vecchia villa, sta accanto a me teso e agitato. Egli è un uomo alto e magro. Cammina avanti e indietro per scacciare il nervosismo e fuma in continuazione. Non so bene cosa aspettiamo né perché mi ha proposto di venire qui questa notte.
Questa attesa snervante dura da oltre un’ora. Poi, all’improvviso il signor Bert mi afferra un braccio e sento la sua voce roca ed emozionata:
“Zitto. Ascolti. Sta per arrivare...”.
Nel silenzio si odono deboli suoni acuti, distanziati... Dopo un po’ comprendo che qualcuno sta battendo i tasti di un pianoforte. A volte suona a casaccio, a volte incomincia una melodia, poi si interrompe e riprendono le note a casaccio. Poi ancora una melodia sommessa, implicita, segreta...
“Chi sta suonando a quest’ora?” chiedo.
“Nessuno. L’appartamento superiore è disabitato”.
“Vuole dire che...”.
“Sì! Quel pianoforte di notte suona da solo... Venga”.
Bert accende una candela e mi precede su per una scala con ringhiera in ferro lavorato. I suoni si sentono a volte forti, a volte deboli fino a scomparire.
Al piano superiore percorriamo un corridoio. Bert si ferma davanti a una porta di legno lucido, estrae una chiave e apre. Entriamo.
La luce della candela rischiara una saletta polverosa con poltrone di velluto e un tavolino rotto.
Il pianoforte sta in un angolo e a intervalli emette suoni di corde che vibrano. È uno strumento vecchio con due candelabri ai lati. Quando mi avvicino vedo che i tasti sono ingialliti e pieni di polvere.

Perplessi e impauriti torniamo indietro e scendiamo giù.
Al mattino seguente io e Bert siamo seduti in uno studio severo con alte librerie e quadri anneriti appesi alle pareti. Incomincio a fare domande nel tentativo di spiegare il mistero.
“Ci sono adolescenti che frequentano la casa?”
“No. Io vivo solo”.
“Ha fatto sedute spiritiche negli ultimi tempi?”
“No”.
“A chi apparteneva quel piano?”
“A mia zia Carmen prima che morisse. Lo aveva fatto arrivare quando era giovane dal Massachusetts”.
“Da quanto tempo è morta sua zia?”
“Da oltre due anni”.
“É da allora che si è verificato questo fenomeno?”
“Non lo so. Abito qui da poco. Prima abitavo da mio fratello”.
“Che tipo era sua zia?”
“Oh! Era una donna eccentrica. Amava la musica e non si è mai sposata. Durante gli ultimi anni della sua vita non usciva quasi più. Era alcolizzata, si chiudeva nella sua stanza e beveva e suonava...”.
Dopo questo dialogo torniamo di sopra per rivedere il pianoforte. Con la luce del sole che entra dalla finestra la stanza sembra diversa. Più vecchia e decrepita, piena di scricchiolii e odore di muffa.
Apro il piano, esamino i meccanismi, poi col permesso del proprietario sigillo con ceralacca lo sportello della tastiera. Sigillo anche la porta della scala e infine scendiamo giù.
La stessa sera ci accomodiamo in salotto in attesa. Con l’arrivo della notte il signor Bert diventa sempre più inquieto e agitato. Fuma nervosamente, cammina avanti e indietro...
Finché, nel silenzio, si ode una musica che proviene dall’appartamento disabitato. È una cascata di suoni deboli da principio. Segue il silenzio. Poi alcuni colpetti. I suoni riprendono a volte caotici, a volte melodici...
A questo punto prego il signor Bert di uscire dalla villa e lasciarmi per qualche tempo da solo. Lui è felice di acconsentire. Prende un cappotto dall’attaccapanni e esce dalla stanza. Sento i suoi passi che percorrono il corridoio. Adesso sento il rumore della porta di ingresso che si apre. Sento i passi di Bert che calpestano la ghiaia del giardino e poi vedo l’uomo che passa sotto alle finestre e si allontana.
Mentre il proprietario si allontana dalla villa i suoni del pianoforte si fanno più attutiti. Calano di forza, diventano vibrazioni sonore appena percettibili.
Allora sulla villa scende il silenzio della notte. Il fenomeno è completamente finito.
Al mattino dopo verifico i sigilli di ceralacca e, trovandoli intatti, sono costretto ad ammettere il fatto soprannaturale. Come soluzione propongo di vendere il pianoforte o comunque di disfarsene o trasferirlo.
Il signor Bert fa venire gli operai e mette in pratica con grande entusiasmo il mio consiglio.
Alcuni mesi più tardi Bert mi informa che ha regalato il piano a suo fratello dove, nella nuova casa, non dà più fastidio a nessuno.
Come tutte le cose di questo mondo il pianoforte era impregnato della energia psichica del suo proprietario. Questa energia, nel nostro caso era particolarmente forte, ma da sola non bastava a produrre i fenomeni.
Il signor Bert, inconsapevolmente, è un sensitivo. Egli costituiva il mezzo per attivare l’energia che così si rendeva udibile. È bastato separare le due cose e l’inquietante fenomeno non si riproduce più.

Sergio Bissoli