Aldilà

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Quando morii precipitai dritto all’inferno, o almeno in un posto che credevo lo fosse. Si trattava, in realtà, di un ufficio minuscolo, all’incirca tre metri per tre, piuttosto buio e polveroso. Ad una scrivania sedeva un individuo dall’aspetto dimesso e consunto, l’aria quella di un usciere addetto all’anticamera di una qualche eminenza di basso rango.
«È leggermente in ritardo.» sentenziò osservando l’orologio.
Si alzò dalla sedia e mi sopravanzò di qualche passo.
«Mi segua.» disse volgendosi all’improvviso, stupito della mia immobilità.
Si avviò verso un lungo corridoio del quale non si vedeva la fine. E io dietro a lui. Poi svoltò in un altro, più angusto e avvolto dalla penombra, salì alcuni gradini e ne discese altri, per arrestarsi infine in un locale spoglio. Laggiù, in fondo, si vedevano tre porte.
«A lei la scelta.» disse indicando un gancio sul muro da cui pendevano tre chiavi.
«La scelta?» chiesi.
«Una delle porte, è ovvio!»

«E dietro?»
L’uomo sbuffò impaziente dalle narici.
«Dietro una: il Paradiso. Ne apra un’altra e troverà l’Inferno.»
«E l’ultima cosa nasconde?»
«Qualcosa di peggiore del più spaventoso degli inferni.» precisò dopo una breve esitazione.
Squadrai quel volto indecifrabile. «Dunque, tutto affidato al caso?»
«L’unica regola che in realtà esista.»
«Nessun’altra possibilità?»
Scosse il capo lentamente. «Tre non sono sufficienti?»
«E se io non volessi scegliere?»
Allargò le mani, diventate adesso come serpenti di fiamma: «Lo farò io per lei...»
Presi la seconda chiave. Così, d’istinto, senza ragionare.
«Vada.» mi incoraggiò l’uomo indicandomi la porta corrispondente.
Mi avvicinai, la inserii nella toppa e girai. Poi mi volsi ancora a guardarlo.
«Vada.» ripeté sorridendo.
Entrai, feci un passo e precipitai nel buio...

 

C’era odore di disinfettanti, di ospedale e una luce orrenda, accecante. Sentivo freddo, un freddo terribile.
«È un maschio!...» urlò poi qualcuno.

Giuseppe Agnoletti