La Venere silenziosa

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Una luce fioca penetrò all'interno della stanza in modo furtivo.
Il mio corpo, nudo, giaceva su un letto ormai malato mentre un olezzo di sudore e sesso permaneva ancora in quella camera.
Cominciavo appena a percepire la forma delle cose in quel luogo dall'aspetto surreale.
L'assenzio è un ottimo filtro ottico... La visione della globalità è mascherata da una nebbia fitta dalla quale, il più delle volte, risulta impossibile uscirne.
Fu lei che mi trovò e, senza proferir parola, mi guidò al di fuori della foschia fin dentro ad una stanza in stile impero con il letto a baldacchino, illuminata a sprazzi da una luna piena che rendeva la sua pelle ancor più pallida e lucente mentre biondi riccioli le scendevano dalle spalle velandone i seni.
D'improvviso, i nostri corpi si contorsero ed avvinghiarono nella più ancestrale delle danze fino a quando il massimo piacere giunse.
Appena ci separammo un brivido gelato permeò la mia pelle e scese all'interno delle carni giù, fino ad accarezzarmi le ossa.
Adesso ero lì, risvegliatomi da poco, inebriato dall'anomala situazione...
Mi rivestii e, in quel crepuscolo autunnale, vagai per la camera alla ricerca della mia venere silenziosa.
Lo sguardo fisso su un affresco... Improvvisamente, un movimento anomalo.
Ruotai la testa in direzione opposta e la vidi...
Fluttuante nell'aria, avvolta nella sua bianca veste.
Si lanciò verso di me colma d'ira, protese le mani e cercò di afferrarmi.
In quel momento l'orrore mi attanagliò in una morsa, bloccandomi il respiro.
L'istinto m'indusse a correre giù per l'antica scalinata.
Riguardai indietro poco prima di uscire... Solo allora, notai lo squarcio che le attraversava la gola.
Sbattei il portone... Il sole era già sorto.
Mi voltai...
Una folata di gelido vento di morte mi paralizzò le membra, poi...
... Il nulla...

Emiliano Benelli