Trasvolata d'inverno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Non poteva restare sola, non doveva succedere o sarebbe tornata.
Puntuale, indiscutibile, impercettibile.
E lei non avrebbe retto un’altra notte, non sarebbe sopravvissuta finoltre il buio.
“Ora chiudi gli occhi e dormi tranquilla”, le disse dolcemente la madre, carezzandole i capelli.
Ma quegli stessi occhi spalancati la fissavano, pervasi di terrore, sbarrati, raggelati dall’angoscia per ciò che l’attendeva.
Poteva già scorgerne il profilo.
Era lì.
La vedeva.
Alle spalle della madre, celata dietro la porta.
Il suo sguardo viaggiò remissivo fino a posarsi sul suo.
La scrutava ridere maliziosamente.
Sentì la madre abbandonare il letto.
Un brivido le esplorò il corpo, fino a solcarle il viso.
Avrebbe voluto fermarla, ma quel silenzio impostole alla nascita rendeva tutto impossibile.
Tac.
I suoi madidi occhi si chiusero con la porta ma conosceva troppo bene quello scenario che pacatamente si ricompose entro le palpebre.
La penombra della sua stanza.

Il lampadario di cristallo.
Quella stampa che mille volte avrebbe voluto vivere.
Poteva chiudere o aprire gli occhi ma nulla sarebbe cambiato.
Ancora poco e l’avrebbe sentita.
Era esausta, rassegnata, qualunque soluzione avesse vagliato non era servita a nulla se non a prolungare la sua agonia.
Eccola.
Poteva udirne il respiro.
Il mesto profumo.
La sapeva lì accanto, ne era certa.
Gli occhi ancora serrati, ora intrisi di lacrime.
Non aveva il coraggio di girarsi.
Ne percepiva il gelido calore.
Presto sarebbe stata posseduta, e con ella, puntuali come sempre, sarebbero stati dolore, mestizia e frustrazione.
Così stanca di lottare.
Disanimata, disperata, umiliata nel portare avanti una battaglia che non aveva chiesto che non si era meritata.
Le era dentro.
Spalancò gli occhi.
Guardò per l’ultima volta quella finestra.
Vi corse incontro.
Non badò ad altro.
L’oltrepassò in un’interminabile ascesa.
Si sentì assolta, per la prima volta dopo anni.
Svincolata, per sempre, dalla depressione.

Antonio Pinzone Vecchio

Nato a Torino il 9 agosto 1980, diplomato come perito informatico all’ITIS “G.Peano” di Torino e attualmente studente presso la facoltà di psicologia all’Università degli Studi di Torino. Lavoro come programmatore informatico. Tra le principali passioni: musica, chitarra, letture e viaggi.