Il ragazzo con la febbre e l'aspirapolvere

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Il ragazzo con la febbre si chiamava Paulie, aveva 14 anni e un bruttissimo taglio alla pianta del piede sinistro, rimediato giocando a fare il duro tra le cave di bauxite. La slabbratura era terribile a vedersi, lunga quasi otto centimetri e profonda come i crepacci di Marte. Aveva fatto in fretta ad infettarsi, ed ora, mentre i genitori erano corsi in fretta a cercare un dottore, il ragazzo semisvenuto per la febbre alta, si agitava debolmente nel proprio letto, col piede protetto da una sommaria fasciatura, che cadde al primo brusco movimento.
L’aspirapolvere era un Turbospiro LXVII, ultimissima generazione, dotato di un’intelligenza artificiale in grado di fargli scovare lo sporco dappertutto ed eliminarlo in un fiato di turbine. “La sua potenza poteva eguagliare quella di un tornado”, così diceva la pubblicità in televisione. Era stato, per la fretta, dimenticato acceso, per cui, ronzando come una piccola mosca, seguì le istruzioni provenienti dai propri sensori.

Ispezionò il corridoio e lo pulì, si diresse in cucina e fece la medesima cosa, quindi raggiunse la camera del ragazzo, rintracciò le impurità, e si predispose ad eliminarle. Appoggiò la propria proboscide di gomma alla pianta del piede del ragazzo e fece il proprio dovere.
Il ragazzo ebbe semplicemente un improvviso sussulto.
Quando i genitori rientrarono col medico trovarono una floscia pelle umana, svuotata di ogni cosa, addormentata sullo scheletro di un ragazzino; il Turbospiro LXVII riposava in un angolo.
Sul suo sacco di plastica, orribilmente gonfio di sangue, carne e viscere umane, si riusciva ancora, sebbene a stento, a leggere la scritta “Con orgoglio ripuliamo le vostre case da germi e batteri”.

Luca Barbieri