Mai svegliare spirito che dorme

-Dovevi proprio venire da me?- esclamai.
-Dai, sai che sei la mia migliore amica!-
-Appunto! E quindi saprai che ho paura di queste cose!-
-Hai paura? Ah,ah,ah! Non sapevo fossi così fifona!- mi schernì.
-Non mi piacciono le sedute spiritiche, anche se la vuoi fare solo per scherzare.- spiegai.
-Ma scusa! Io voglio solo farmi dire da qualche spiritello che magari ne sa più di me, le risposte del test di domani!-
-Basterebbe che tu studiassi una buona volta...- sbottai.
-Sai che la biologia non fa per me!- si giustificò.

 

Erano le dieci e mezza quando spegnemmo le luci, e illuminate dal tenue candore di due candele, ci sedemmo intorno a esse. Il pavimento del salotto era piuttosto freddo. Si era creata un'atmosfera molto particolare... quella luce soffusa non mi rendeva affatto tranquilla.
-Avanti, dammi le mani.- mi invitò Mary.
Gliele porsi e lei le strinse forte nelle sue. Poi chiuse gli occhi. Inspirò.
Aprì un occhio, sbirciandomi.
-Concentrati anche tu. Altrimenti non riusciremo a sapere le risposte.- disse.
Sbuffai, nervosa.
Chiusi gli occhi. Sentivo il respiro leggero di Mary. Tutt'intorno e anche fuori era silenzio.
Mi stavano sudando le mani. Deglutii.
-Se c'è qualcuno che mi ascolta, si faccia avanti.- bisbigliò Mary.
Nonostante la tensione mi scappò quasi da ridere. Ma cosa stavamo facendo?
-Abbiamo un disperato bisogno di uno di voi. Uno soltanto.-
Socchiusi un occhio. Una candela si era spenta ed emanava una sottile linea di fumo.
"Che bello, qui come due sceme, e si spengono pure le candele."
Un alito di vento gelido mi arrivò al volto. Sussultai.
-Jan! Chiudi gli occhi e concentrati!- mi rimproverò Mary, che si era accorta del mio sobbalzo.
Obbedii.
-Spiriti delle tenebre, ascoltate il nostro messaggio. Vi stiamo invocando. Abbiamo bisogno del vostro aiuto.-
Silenzio.
-Venite in mezzo a noi, anche solo uno di voi tanti. Uno solo.-
Ancora silenzio.
-Ti stiamo invocando, ascolta il nostro messaggio, vieni in mezzo a noi.-
Non stava succedendo assolutamente nulla, mi stavo per arrabbiare.
-Se ti è arrivata la nostra invocazione... fatti sentire... -
-... fatti sentire... ora...-
SBAM
-Ahh!- gridò Mary.
Aprii gli occhi. La persiana della finestra davanti a noi era sbattuta.
La fiamma della candela ancora accesa tremò per un istante.
-Mary... poi ero io quella fifona, eh?-
-L'abbiamo evocato! Ti rendi conto? Ce l'abbiamo fatta! Quello era un chiaro segnale!-
-Ma che segnale? C'è il vento. E come puoi vedere gli spifferi hanno ne hanno spenta una. - indicai le candele.
SBAM
Sbattè di nuovo.
SBAM

Un'altra persiana. Questa volta quella in cucina.
E poi di nuovo quella in salotto. Si alternavano in tonfi sordi e violenti.
"Ma che vento c'è lì fuori?" pensai.
Un sospiro pacato giunse alle mie orecchie.
Era continuo. E si stava facendo più forte.
-Mary... la vuoi smettere? Stai cercando di spaventarmi?-
-Ma io non sto facendo niente.-
Era vero. Mentre parlava il lamento continuava. Era sempre più forte, sempre più vicino.
Lasciai le sue mani.
-L'abbiamo evocato Jan! Ci ha sentito! - urlò Mary saltando in piedi.
Mi guardai introno, disorientata. Il rumore veniva da tutte le direzioni, entrava nella mia testa come un sibilo continuo.
-Avanti, entra! Entra spirito! Sei il benvenuto!- esclamò.
La voce smise di colpo.
Guardai in alto, il lampadario iniziò a oscillare. Avevo il cuore in gola, mi si stava appannando la vista.
-Ahhhh!- gridai con tutto il fiato che avevo in gola.
Un cane, un alano nero era comparso davanti ai nostri occhi.
Era uscito da dietro il divano di fronte a noi.
Mi allontanai carponi, i miei occhi erano sgranati sull'animale.
Anche lui mi stava fissando.
-Sei il benvenuto, spirito delle tenebre. Siamo liete che hai ascoltato il nostro invito.- sussurrò Mary.
"Cosa sta dicendo?" mi dissi nella mente. Il petto mi stava per scoppiare, talmente i battiti del cuore erano veloci. Non riuscivo ad alzarmi, ero come incollata al pavimento. Incollata dal suo sguardo, su di me.
Gli occhi neri, vitrei, nascondevano un'entità malvagia, oscura.
Avanzò di qualche passo.
Ignorava Mary, ero io al centro della sua attenzione. Senza sbattere le palpebre le si avvicinò, scrutandomi costantemente.
Lei si abbassò, con un sorriso sulle labbra.
"Fermati!" avrei voluto urlare. Ma la mia voce era bloccata, da qualche parte.
-Sei pronto ad esaudire le nostre domande, grande spirito de... -
Non fece in tempo a terminare la frase.
L'alano la guardò. Fu la questione di un attimo.
Con un salto improvviso le fu addosso.
Sentii le urla dei Mary, soffocate dai suoi morsi. La stava azzannando, dritta al collo.
-Jan...- gridò.
Non potevo aiutarla. Ero paralizzata dal terrore.
Mary mi guardò. Lo fece per l'ultima volta. Poi il cane, il demonio, conficcò le sue zanne rosse di sangue nei suoi occhi e prese a stringere.
Le urla della mia migliore amica mi stavano assordando. Vidi tutto nero. Stavo per svenire.
Mi strofinai gli occhi, ma il nero più nero mi aveva avvolto nelle sue fredde braccia.
Sentii un rumore di ossa rotte. E Mary smise di urlare.
Un tonfo leggero. Probabilmente il suo braccio aveva sbattuto per terra.
Probabilmente Mary era morta.
Il silenzio più totale calò nuovamente.
Sentivo le pulsazioni del mio cuore, il mio respiro affannoso. Ma non vedevo niente.
Una goccia di sudore mi rigò il volto.
Ascoltai i ticchettii che le unghie dell'alano producevano sul pavimento avvicinarsi.
Deglutii, ormai pronta a morire. Non attendevo altro che sentire il soffio caldo del demonio su di me.
Le sue zanne entrare nella mia carne, e lacerarla.
Ma ciò non avvenne.
Piano piano riacquistai la vista. Il cane era scomparso.
Anche Mary.
"Cosa sta succedendo?"
Volevo scappare, andarmene da lì, chiamare aiuto.
Forse mi avrebbero preso per matta, ma non mi importava. Desideravo solo fuggire il più lontano possibile.
Mi girai di colpo.
Qualcosa si era mosso dietro di me. Ma non c'era nulla.
Un altro rumore alle mie spalle.
Chiusi gli occhi e inspirai.
Li riaprii.
C'era una donna, o almeno, credo fosse una donna, seduta su una sedia al centro della stanza, in mezzo alle due candele.
Notai che quella che si era spenta ora aveva ripreso ad ardere.
Non riuscivo a vederla in faccia, i suoi capelli neri e bagnati erano sul suo volto, lo nascondevano.
Aveva il capo chinato, e le braccia stese lungo i fianchi.
Le mani... le mani erano di un colore tendente al viola... le punte delle dita erano nere. Livide.
Smisi per un attimo di respirare. Ma cosa stava succedendo? Cosa diavolo era quella donna?
Indietreggiai di qualche passo quando un acido odore di morto mi investì all'improvviso.
Tossicchiai. Cercai di fare meno rumore possibile per non attirare la sua attenzione. Mi misi una mano davanti alla bocca, e sussultai. Era sporca di sangue. E ora sentivo anche un gusto strano sul palato, qualcosa di viscido stava colando sulla lingua. Qualcosa di caldo e sgradevole.
Tossii più forte e sputai una cosa strana, sul nero tipico del sangue raggrumato e denso.
Respiravo affannosamente. Mi misi una mano alla gola, stavo soffocando. C'era qualcos'altro che stava uscendo e mi ostruiva le vie respiratorie. Premetti forte le mani sul petto, come per volerla fare uscire, ma non servì a nulla. Era incastrato nella laringe. E io non riuscivo a respirare.
Guardai la donna. Lei alzò lo sguardo. I suoi occhi spenti e neri fulminarono i miei.
Caddi a terra.
Vedevo tutto nero. Ma sembrava che il fastidio alla gola fosse sparito.
Tastai con le mani attorno a me, per cercare un qualsiasi appiglio con la realtà. Ero isolata, da sola, avvolta nelle tenebre.
Ad un tratto, un pianto. Un bambino.
Una luce chiara cominciò a comparire dinanzi ai miei occhi, sempre più accecante. Man mano che il chiarore si avvicinava, il pianto si faceva più intenso.
Poi la luce mi attraversò, abbagliandomi, e fui sbalzata in una piccola stanza buia. Non c'erano mobili, solo una culla. Il bambino era lì dentro, i vagiti provenivano da quella direzione. Feci dei passi, molto lentamente, in modo tale da guardare con cautela all'interno della culla. Quei secondi parevano interminabili.
Non riuscivo a vedere nulla, c'era un velo bianco che copriva l'interno dell'oggetto.
Fui a un passo dalla culla, quando i lamenti terminarono.
Allungai una mano, per scostare il velo.
Sentivo il cuore battere all'impazzata, la mano tesa tremava, terrorizzata da quello che avrebbe potuto scoprire.
Afferrai il tessuto. Inspirai.
-Ahhh!!-
In un attimo l'alano nero saltò fuori dalla cuccia, con il neonato avvolto in un lenzuolo tra le fauci.
Ringhiò, posandolo a terra.
Mi scrutò, minaccioso.
Spostò la coperta bianca, mettendo in mostra il corpicino nudo ed esile del bambino. Lo annusò sul volto, leccandolo.
E gli staccò un lembo di carne dall'addome con un morso netto.
Il bambino non urlava.
Forse era morto.
Gli dilaniò il ventre, mozzandogli anche un braccio. Il lenzuolo era intriso di sangue.
Sentii un senso di mancamento. Il mio stomaco iniziò a protestare a quella visione, stavo per vomitare.
Mi voltai.
La donna era dietro di me, il suo corpo era privo di consistenza, riuscivo a vedervi attraverso. Mi appoggiò una mano sulla spalla. Una sensazione di gelo mi percosse.
Mi fissava. Gli occhi erano un'unica palla nera lucente.
Lo sguardo della morte.
-Ora la tua richiesta può essere esaurita. Due sacrifici sono stati compiuti.- sussurrò con voce roca.
Non riuscivo a capire. La mente mi si era svuotata.
-A qual duopo sono stata evocata? -
Non riuscivo a rispondere, la lingua mi si era bloccata.
-Parla, o sarò costretta a terminare anche la tua esistenza. La tua fine sarà lenta e agonizzante. Mentre il mio subordinato veglierà in eterno il tuo riposo, continuando a cibarsi di te per l'eternità, ascolterò la tua anima bruciare. Il tuo sangue sarà nutrimento per le mie brame. Per sempre. Il dolce suono del tuo dolore sarà linfa vitale per me.-
Le gambe stavano per cedere, sotto il peso del mio corpo. Vedevo sfocato, e stavo di nuovo respirando a fatica.
La donna posò l'altra mano sul mio corpo. Crollai a terra. Vedevo il corpo di Mary, inerte, accanto a quello dilaniato del neonato. Vidi quello che avevo sputato, prendere vita e iniziare a pulsare. Era un cuore. Mary aveva uno squarcio nell'addome, svuotato di ogni cosa... Era il suo cuore.
Una luce mi riportò dinanzi alla donna.
Avevo la gola secca, stavo soffocando.
La vidi aprire la bocca, lasciando colare fili di bava giù sul mento.
-Tu hai deciso così. Ora la tua anima è mia. Sarò la sua custode, per l'eternità.-

 

Appoggiò l'indice della mano destra sul collo. E lo spinse dentro la mia carne. Sentii un fiotto di sangue caldo percorrermi il busto, per arrivare fino alle gambe.

 

Mi ritrovai di colpo nel salotto, dove tutto era cominciato.
Ero distesa, tra le due candele accese.
Guardai l'alano, il subordinato, avvicinarsi a me.

 

E le mie palpebre si chiusero.

Andrea Sartore