La scelta

Incrociai tre demoni, camminavano lungo il sentiero che costeggia i campi a valle, oltre il fiume, poco prima del crocevia. Uno era alto, spalle larghe, occhi allungati nei quali vibravano fiamme gialle, due fuochi contro il blu della pelle tesa sui muscoli, le ali chiuse sulle spalle. L’altro era più basso, camminava al centro, fra gli altri, egli senza dubbio ne era il tacito capo, sguardo attento, non crudele, ma sicuro, aveva un che di spavaldo; fu lui a bloccare gli altri con un cenno delle mani quando mi videro. L’ultimo era color pece, non aveva sfumature che cangiavano alla luce come gli altri, sembrava che questa venisse assorbita e imprigionata, per sempre. Questi sorrise, un sorriso aguzzo, sbieco, cattivo. Un felino che è pronto a giocare, un gioco sadico, un gioco meschino.

 

Sulla strada non c’è nessuno, solo io e loro, sulla piccola lingua bianca che divide i campi brulli di terra fredda. Spira il vento, il cielo ò terso.

 

“C’è un bambino al pozzo, l’hai visto affacciato, guardar di sotto tutto impegnato…” cominciò il blu.
“Adesso urla, cade e muore…” continua il nero.
“Corri veloce e lo salvi in tempo; silente passi e come niente vai, in fondo colpa tua non è di certo; esiti a chiederti se quel che dico è vero, corri poi col cuore fitto, arrivi tardi e ti incolpan del delitto…”

Sento l’urlo, poi silenzio, che ho da fare, non lo sento, è morto! È morto! Penso…
Guardo la via che si stringe fra i campi, il pozzo è lì, torno o vado avanti?
I demoni son spariti, forse è sogno o certo li avrei sentiti.
Seguo la via e intanto fra me dico: che ne sapevan loro del piccolo Vico?
Ma ormai è tardi e il passo segue la via, sparisco fra i colli e torno a casa mia.
Nella notte un dubbio strano, non dormo, sull’anima mi pesa una mano.
L’occhio di Dio mi guarda dal cielo e mi indica con volto severo.

 

“Che potevo fare io? Son solo uomo mica Dio! Ho imparato la lezione, su tempo, dammi un’altra occasione!” imploro piangendo e a mani giunte attendo.

 

Camminavo sulla via di casa, poco prima del crocevia, fra i campi brulli di terra fredda e pensavo alla mia sorte maledetta.

 

Alzai gli occhi dai miei pensieri, e mi trovai i tre demoni, come ieri.
“C’è un bambino al pozzo, l’hai visto affacciato, guardar di sotto tutto impegnato…”
“Adesso urla, cade e muore…”
“Corri veloce e lo salvi fugace, ti rassegni e passi, rapace! Torni dal cadavere che là si raffredda, oltre quei campi di terra fredda?”

 

Subito corro e ringrazio il signore, lo salvo in tempo, prima che muore!
Ma scivolo sul selciato e mi ritrovo in fondo al fossato, batto la testa, su un sasso credo, fatto sta che più non vedo. E piano mentre mi spengo, imploro Dio, altro tempo! Altro tempo!

 

Cammino piano lungo la strada, mi sembrava d’averla già passata…
Fra i campi brulli di terra fredda trovo i tre demoni che avanzano senza fretta.
“C’è un bambino al pozzo, l’hai visto affacciato…”
Tutto ricordo e passo oltre con un gesto della mano, da un lato muoio dall’altro finisco in catene, non lo vedo, che male mi viene?

 

Passo orgoglioso fra i demoni, li ho vinti, l’anima mia a loro non viene!

 

Dannata coscienza! Dio mi guarda, non posso star senza! Sporca ed immonda, sulla coscienza un bambino, chi mi accompagna adesso nel mio cammino?
Dio mi accusa e mi schiaccia col dito divino, che puntato mi è sempre più vicino.
Che colpa ho io! Che ne sapevo!
Dio chiude i cancelli la luce si estingue, condannato alle fiamme, le fiamme vermiglie!

 

Ti prego signore ho capito la lezione! Altro tempo ti chiedo, quello e nient’altro, che son uomo mica Santo!
Cammino triste sul mio sentiero, là dal crocicchio già li vedo arrivare, sorridono beffardi, un sorriso meschino, degno di chi ha vinto il più squallido assassino.

Ilaria Turco