Baby-sitter

-Ciao mamma!- salutai, mentre uscivo di casa.
-Ciao tesoro! Ci vediamo domattina!-.
Era già la terza volta che andavo dai Timpert per tenere d'occhio i loro due figlioli. Non è che mi piacesse molto fare la baby-sitter, ma era l'unico modo per guadagnare dei soldi durante l'estate.
Inoltre, i figli dei Timpert erano diversi dagli altri: calmi, non scorrazzavano di qua e di là buttando in terra qualche oggetto prezioso che ovviamente si frantumava e poi la colpa del misfatto ricadeva sempre su di me. Non dicevano quasi una parola e sorridevano raramente.
Entrai nel giardino della loro grande villa; suonai il campanello, attendendo che qualcuno venisse ad aprirmi. Il rombo del Porsche nero dei Timpert richiamò la mia attenzione; stavano uscendo dal garage, sul retro. Vidi la signora Timpert che mi salutava affannosamente, e suo marito che invece mi fece un cenno con la testa. Risposi al saluto, alzando la mano destra e mostrando un sorriso compiaciuto.
-I soldi sono nel solito posto!- urlò Melanie, dal finestrino abbassato dell'auto.
-Va bene, grazie!- esclamai.
In quell'istante la porta si aprì, e molto più in basso di me notai il corpicino grassottello di Herr, che senza pronunciare parola, lasciò la porta aperta tornando a sedersi sul tappeto in salotto accanto alla sorellina.
-Ciao Herr! Ciao Grace!- li salutai, sorridendo.
-Ciao- risposero sottovoce.
-Allora, come va? Pronti per una serata entusiasmante?- chiesi.
Nessuna risposta.
-Eh?- sbottai, sempre sorridendo.
Il loro sguardo era fisso nel vuoto.
-Oh, bambini! Mi avete sentito?- domandai irritata.
Ancora nulla. Mi stavo arrabbiando.
-Ok! Mentre pensate a questa difficile risposta, io vado a posare la mia giacca in cucina.-
"Almeno vado a prendere i soldi che Melanie mi ha lasciato."
Arrivai in cucina, appoggiai la giacca su una sedia e aprii il cassetto del mobile; dopo aver controllato la cifra infilai le banconote nel portafogli.
-Senti Jo, non c'è il caso che ti preoccupi per cosa facciamo e soprattutto non annoiarci con il tuo comportamento da brava baby-sitter.- disse di colpo Herr.

-Tanto lo sappiamo che sei falsa e che di noi non te ne importa niente!- aggiunse Grace, che spuntava dietro di lui.
-Ma bambini!- dissi stupita per il loro linguaggio - Cosa dite? Certo che mi interesso di voi! Altrimenti non sarei qui!-
Herr lanciò un occhiataccia al mio portafoglio e bisbigliò con disprezzo:- Soldi!-
Poi, andarono di nuovo a sedersi sul tappeto, di fianco alla televisione spenta.
-Quando moriremo tu non ti interesserai di noi! Tu vuoi solo i soldi. Quando moriremo tu non ti interesserai di noi! Quando moriremo non ti interesserai di noi!- gridò Grace.
-Ma siete impazziti? Quando morirete? Ma non sono cose a cui dovrebbe pensare un bambino!- dissi angosciata.
-Lascia perdere. Tanto non può capire.- sussurrò Herr. -Non può.-

 

Preparai la cena che Melanie mi aveva lasciato nel frigorifero. I due fratellini non avevano pronunciato più parola dopo quella conversazione, nonostante le mie domande.

 

Guardammo un cartone alla televisione, che probabilmente piaque più a me che a loro, dato che rimasero tutto il tempo con lo sguardo perso nel vuoto, come ipnotizzati, poi andammo a dormire. Sì, infatti, ogni volta che facevo la baby-sitter dai Timpert mi fermavo a dormire a casa loro, poiché essi, quando mi chiamavano, era perché dovevano recarsi a riunioni di lavoro per tutto il giorno. Riunioni presso le più grandi aziende statunitensi.
Herr e Grace si misero da soli il pigiama e dopo essersi diligentemente lavati i denti, si coricarono. Andai a salutarli, con il solito bacino della buonanotte, mentre loro, come sempre, tenevano gli occhi chiusi e non contraccambiavano minimamente le mie dolci effusioni.
-Mi raccomando, dormite! Buonanotte.- sussurrai, e poi chiusi la porta della loro cameretta da letto, recandomi nella mia. E fu così che mi addormentai beatamente.
Nel pieno del sonno, però, dei rumori dal piano di sopra, dove dormivano Herr e Grace, mi risvegliarono dalle braccia di Morfeo.
TUM! TUM!
"Cosa stanno combinando quei due? Tanto santerelli, poi invece..." pensai, scendendo dal letto, scalza.
Il pavimento era gelido, e anche l'aria era molto fredda. Rabbrividii.
"Mamma mia, che freddo fa?" Mi recai prima in cucina, dove osservai attentamente la temperatura segnata sul termostato: 0° C.
-Cosa?- Guardai ancora, temendo di avere letto male, ma non mi ero sbagliata. Guardai fuori dalla finestra. Tutto sembrava normale. Allora uscii in cortile, notando immediatamente la vampata di caldo afoso che mi investì di colpo, facendomi socchiudere gli occhi.
"Ma cosa sta succedendo?" il cuore mi batteva a mille. I rumori di sopra, intanto, proseguivano.
Iniziai a correre su per le scale. Giunsi nel corridoio che portava alla camera dei due fratellini e i tonfi cessarono improvvisamente. Anche il freddo era scomparso quasi del tutto, ma il pavimento rimaneva comunque gelido.
Aprii improvvisamente la porta della cameretta dei due bambini e li trovai nei loro lettini, coricati ma svegli.
Le coperte erano state tolte dal letto e gettate a terra di fianco all'armadio azzurrino.
-Herr, Grace! Ma cosa avete combinato? Le coperte... perché le avete buttate sul pavimento?- domandai.
-Non siamo stati noi.- pronunciò Herr.
-A no, eh? E chi, allora? Un fantasma?- replicai, ironicamente. - Non è ora di giocare alla lotta!- guardai l'ora nella sveglia sul comò alla destra del letto di Grace. - Sono le tre e venti. E' un po' tardi per fare tutto questo baccano! Anche perché domani avrò una giornata molto dura e non posso permettermi di stare sveglia siccome voi due volete giocare a tirarvi le coperte.- Mentii, ma volevo farli sentire in colpa.
Raccolsi le coperte e le infilai come meglio potevo nei due lettini. Stavo per rimboccare le coperte di Grace, ma mi fermai, notando una piccola macchia rossa-violacea sulle sue piccole caviglie. Scostai l'estremità del pigiama che indossava e osservai attentamente. Due macchie abbastanza grosse fasciavano le caviglie e l'inizio delle gambe.
-Cos'hai fatto?- domandai preoccupata.
Ma Grace non rispose. -Avanti, sono stufa di questi stupidi giochetti! O mi dici cosa ti è successo o saranno cavoli amari per voi due! Forza. Sputate il rospo.- minacciai arrabbiata.
La bambina girò lentamente il capo verso la sua sinistra e sgranò gli occhi.
Mi voltai di scatto. Pensavo di vedere chissà che cosa, pronto a ghermirmi. Ma ovviamente non c'era nulla. Tranne la porta che conduceva nello sgabuzzino. Era uno stanzino veramente minuscolo, di fronte a quella casa così grande.
-Beh?- dissi.
-Non vedi niente di strano?- mi sfidò Herr.
-Dove?- chiesi curiosa.
-Sulla porta.- rispose solennemente.
-No! E' una porta normalissima, come qualsiasi altra porta.- esclamai senza voltarmi.
-Ma tu non hai guardato bene.- mi esortò ancora il bambino.
-Sentimi bene! Invece di divertirti a prendermi in giro, dimmi cosa si è fatta tua sorella.- pronunciai scandendo bene le parole.
Herr allora si voltò dal lato dove non potevo più vederlo in faccia. Guardai Grace. Mi fissava.
-Herr non c'entra niente.- sussurrò. - Dico per le gambe, lui non mi ha fatto nulla.-
-E quindi si può sapere cosa ti sei fatta, se tuo fratello non ti ha toccata?- chiesi.
Passarono alcuni secondi. Poi:- E' stato il signore senza occhi.-
Rimasi in silenzio, non riuscivo a parlare.
-E' stato lui. E' uscito dallo sgabuzzino e ci ha tolto le coperte.-
-Cosa?- domandai, con una strana voce rauca e debole.
-Poi ha cercato di tirarmi giù dal letto. Ha tentato di prendermi per la caviglie e trascinarmi via. Ma non riesce mai a portarmi con lui.- proseguì, bisbigliando con una certa fatica.
-Mai?-
-Sì. Lui esce tutte le notti dallo sgabuzzino e cerca di portarci via. Ma io e Herr ci teniamo per mano e chiudiamo gli occhi. E' stato l'unico modo fin'ora per fermarlo.-
Non mi usciva nessuna parola dalla bocca. Non sapevo più se le stavo credendo o forse pensavo a una giusta punizione per tutte le balle che mi stava raccontando.
-Le sue mani sono molto fredde. Gelide. E quando si avvicina con il viso al mio, mi soffia in faccia.- disse Grace.
-E ha l'alito che puzza. Sa di morto.- proseguì Herr.
Le mani mi tremavano. Richiusi la bocca, che non mi ero accorta di aver lasciato aperta. Rabbrividii.
Coprii per bene la bambina fino al mento, dandole un bacio sulla guancia. Bagnata. La guancia era bagnata. Di un qualcosa di gelido. Mi pulii le labbra frettolosamente. Un odore di marcio mi colpì all'improvviso. Mi annusai le mani, coperte da quello strano liquido. Era da lì che arrivava l'odore, o meglio, dalle guance di Grace.
-Hai visto che gli puzza l'alito?- bisbigliò Herr.
-Non fa altro che annusarci. E leccarci, con quella lingua freddissima. Più fredda del ghiaccio.- continuò la sorellina.
-Ok, ragazzi! Ora basta con gli scherzi. Sono assonnata, non ho voglia di ascoltare le vostre frottole.
Non ho proprio nessuna intenzione di essere presa in giro.- sentenziai.
Aprii l'uscio che dava sul corridoio. -Buonanotte.- E poi scesi in camera mia. Non avevo guardato la porta dello sgabuzzino. Non me la sentivo.
Feci appena in tempo a coricarmi.
TUM! TUM!
Un brivido mi percorse la schiena. Deglutii.
Vedevo chiaramente nel chiarore emanato dalla luna di quella notte il vapore che usciva dalla mia bocca ad ogni respiro. Il freddo era tornato.
Scesi di scatto.
"Adesso basta." Mi dissi.
TUM! TUM!
La porta della camera si aprì. Mi uscì uno strano verso dalla bocca, mentre sbalzai indietro.
Era Herr. Pallidissimo.
-Dov'è Grace?- domandai, osservando il terrore nei suoi occhi.
-Tu non ci hai creduto.-
-Dov'è tua sorella?-. gridai, in preda al panico.
-Tu non ci hai creduto.-
Crollai a terra sulle ginocchia. -Dov'è?- ascoltai la mia voce tremare.
-E' tornato appena te ne sei andata.-
-Chi? Chi è tornato?- sbraitai.
-Il vecchio senza occhi.-
Questa volta non lo interruppi; sentivo il pavimento ghiacciato che si stava attaccando alla mia pelle bollente.
-E' riuscito a prenderla. E l'ha portata nello sgabuzzino.-

 

Non ricordo cosa fosse accaduto esattamente dopo che Herr pronunciò quella frase, ma posso dire con sicurezza di aver corso come una matta fino alla loro camera.
Le coperte erano state di nuovo scaraventate a terra.
-Nooo!- gridai, aggrappandomi alla testiera di un letto, sentendomi cedere le ginocchia.
Herr mi raggiunse dopo pochi secondi.
-Guarda là- indicò la porta dello sgabuzzino. Quella maledetta porta.
Era aperta. C'era dell'acqua sulla sua superficie, che colava sul pavimento, raggrumandosi in qualcosa che sembravano i capelli di Grace, che passavano da sotto l'uscio.
Mi alzai di scatto, contando su forze inaspettate. Giunsi dinanzi alla porta socchiusa. Sul cuscino sopra il letto della bambina c'erano delle macchie verdastre. Un pò dappertutto. Il puzzo di marcio ora riempiva tutta la stanza.
-Ti prego Jo! Aiutala.- mi implorò Herr, che stava stringendo al petto un orsacchiotto di peluche.
Ma non avevo il coraggio. Avevo troppa paura.
Accostai il viso all'apertura che portava nello sgabuzzino.
Buio. Tremendamente buio. E ancora più gelido.
Poi caddi a terra. Qualcosa era scheggiato via come una saetta al di là del muro, passando davanti a me. E aveva chiuso la porta, facendola sbattere sonoramente.
Non era sicuramente Grace. Quella persona era infatti molto più alta della bambina.
E poi non aveva gli occhi.

 

-Grace!!- gridai, sbattendo i pugni sulla porta bagnata.
La luce nella stanza si stava affievolendo. Era quasi buio.
Poi l'uscio cigolò.
Herr iniziò a indietreggiare.
-Jo... è dietro di te... -
Fu la questione di un attimo. Le sue mani gelide mi afferrarono. Cercai di oppormi a quell'essere sovrumano, ma era troppo forte. Mentre mi stava soffocando, potei osservare Herr, guardarmi distrutto, in preda a uno shock dal quale non si sarebbe più sicuramente ripreso, sempre se fosse riuscito a salvarsi.
Avevo perso completamente la forza, cosicché le braccia mi caddero lungo i fianchi. Iniziò a trascinarmi, vedevo Herr allontanarsi, e poi scomparire definitivamente dietro la porta dello sgabuzzino in cui mi stava portando. Urtai contro qualcosa di caldo e bagnato, forse era Grace.
Strinse più forte.
Fino a che il buio dello sgabuzzino divenne solo quello di una stanza. Il buio vero e proprio, mi aveva inghiottito in quell'istante.

Andrea Sartore