L'alluvione

Ricordo ancora quel giorno, quel maledetto giorno in cui l'alluvione mi separò per sempre da mia moglie e da nostro figlio che ancora doveva vedere la luce…
Un terribile boato precedette un'ondata d'acqua che stava spazzando via ogni cosa, per sempre.
Arrivò anche nella nostra piccola casa, quella massa di acqua, fango e detriti che aveva l'odore della morte, quella massa d'acqua che veniva dal Po, il Grande Fiume che ci dispensava acqua e il più delle volte anche il cibo…
Avanzava inarrestabile con tutta la sua forza senza che noi potessimo far nulla, senza avere il tempo necessario per metterci in salvo e ci colpì. L'amore della mia vita per fortuna sapeva nuotare, ma io cercai lo stesso di raggiungerla per trarla in salvo. In quell'istante un grosso tronco d'albero, spezzato dalla furia delle acque la colpì al fianco, trascinandola sott'acqua senza ch'io potessi far nulla. La vidi sparire inghiottita dalle acque, e fu l'ultima volta che la vidi. In un attimo, quello che era un amico diventò il mio incubo peggiore. Il Grande Fiume me l'aveva portata via per sempre. Non mi ripresi mai più, e la notte era il periodo peggiore della mia vita. Non dormivo che per poche ore, più per lo stress che per riposare, perché avevo sempre fissa quella scena nella mente, e la notte si tramutava in un incubo che sembrava sempre reale.

I lavori per la sistemazione dell'argine cominciarono e mi offrirono un lavoro come camionista, cosa che avevo sempre fatto nella mia umile vita. Mi diedero un camion nuovo fiammante, stupendo per la sua imponenza ed il suo color rosso acceso. Le giornate passavano in fretta, i lavori andavano veloci, ma avevo sempre vivo nel mio cuore il ricordo di quella ragazza che amavo tanto, e mi prodigavo nel lavoro perché tragedie come la mia non ne succedessero mai più. Un giorno mi dissero che il sindaco del paese sarebbe venuto a vedere i lavori e poco più tardi intravidi da lontano la sua macchina nera che avanzava a stento in mezzo alla terra morsa dalle ruspe e dai nostri camion che si avvicinava lentamente. Cercai di accostare il più possibile per facilitargli la marcia, ma la terra cedette ed il mio camion si inclinò su un fianco. Lo sportello si aprì da solo, sbalzandomi fuori. Il mio urlo di dolore fu udito a distanza, quando il camion di cui andavo tanto orgoglioso, mi si rovesciò sopra, schiacciandomi. Ma in quell'interminabile attimo vidi tutta la mia vita passarmi davanti, compresa la scena che mi causava frequenti incubi notturni, ma pensavo anche che stavo raggiungendo la mia amata, per l'eternità…
A quel punto fui svegliato dalla dottoressa che mi disse: "ho individuato il motivo delle sue paure inconscie, la chiave è nella sua vita precedente, la curerò". Ma io non volli. Non dovevo cancellare il ricordo di quella ragazza. Quella ragazza che sto ancora aspettando di incontrare di nuovo in questa vita...

Nicola Marchetti

Copparo (FE). Sono un ragazzo di 28 anni a cui questa vicenda è accaduta realmente, ma ho pensato di tramutarla in un racconto, anche se crudo e pieno di particolari.