Giovane e bianchissima

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Anche oggi la macchina dell'orrore ha iniziato il suo incedere. E so che non riuscirò a fermarla fino a che una piena e deturpante soddisfazione non mi placherà. Una nuova vittima, giovane, innocente e bianchissima mi aspetta. Sono eccitato. Mi spoglio, completamente nudo e la sistemo sopra il tavolo. Sono pronto a liberare su di lei tutto l'orrore che posso. Sono sopra di lei. La accarezzo, nuda, bellissima. Le carezze diventano pressioni. Non mi basta. E do inizio all'orrore. Comincio a sfregiarla, prima debolmente, poi con più accanimento. Uso sempre la mia sottile arma nera. Mi muovo, senza tregua, insistente, sempre più folle. La vittima rimane immobile, fredda, forte come tutte le altre. Io sono debole. Ma spietato quando scateno su di loro i miei orrori.
Sono sempre sopra, siamo nudi entrambi. Ma, improvvisamente, vedo qualcosa che mi spaventa.

Guardo meglio. E rabbrividisco. Il mio sguardo si sofferma tremante su figure inquietanti, infernali. Sono impresse su di lei. Sono i miei demoni! Palpitante apro la finestra. Devo respirare. Ma la vittima si muove. Un cenno appena percettibile, come volesse fuggire. Il terrore mi assale. E perdo me stesso. Vedo i segni su di lei, i demoni che mutano, trasfigurano. La furia che alberga in me si sprigiona, si libera del tutto. E ad ogni colpo che le infliggo le oscure figure di cui è coperta peggiorano, diventano più orrende, insopportabili. Tremo, terrorizzato. Mi accanisco su di lei, sui suoi orrori. Finché non si muove più.
Ed è allora che la prendo e, stremato, accartoccio la mia vittima non più giovane, non più bianca, come ho fatto con le altre pagine vergini, sulle quali, ogni giorno, si abbatte il mio tormento, il mio orrore. Ripongo infine la sottile e affilata penna nera e, anche oggi, smetto di scrivere.

G.F.