Regimental

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

L'uomo si affrettò davanti allo specchio: era tardi ed il matrimonio del suo migliore amico non poteva aspettare. Per fortuna aveva già tutto pronto, a portata di mano. Come sempre.
Era molto noto per essere una persona metodica e precisa, al limite dell'ossessivo.
Chissà, forse era proprio quello il motivo per cui sua moglie, un mese prima, l'aveva lasciato… Sorrise con amara ironia.
Ormai era quasi pronto, mancava, come ultimo tocco, la sua cravatta preferita.
La mise con consumata esperienza. Notò che, come sempre, il nodo era venuto perfetto.
Doveva solo spostarlo un po' a destra, per centrarlo per bene.
Ora, però, gli sembrava un istante troppo stretto. Sospirando scocciato, fece il gesto di allargarlo un po'. Ma il nodo non si svolse.

Anzi, gli sembrò ancora più stretto.
Perplesso, l'uomo provò a tirare ancora, ma più si sforzava, più sembrava ottenere l'effetto opposto.
Cominciava a sentire una crescente pressione contro la trachea. Un senso di angoscia iniziò ad impadronirsi di lui.
Faticava a respirare, ma, nonostante i ripetuti tentativi, non c'era verso di sciogliere, né di allentare quel nodo malefico; il quale non smetteva di restringersi attorno alla sua gola.
L'angoscia si fece panico; voleva gridare, ma nessun suono usciva dalla sua bocca.
Il sudore gli imperlava la fronte, sentiva il cuore scoppiargli nel petto, le gambe iniziavano a cedergli. Non respirava più!
Si sentiva mancare.
Intanto lo specchio rifletteva impietoso: un uomo stava per morire in maniera assurda. Solo. La degna fine di una vita inutile.

 

L'uomo si svegliò di soprassalto: "Era un sogno!", si disse, ancora ansimante.
La sveglia suonava già da parecchio. Era tardi!
"Il matrimonio!", esclamò.
Con ancora la mente persa nel suo incubo fece la doccia, si rase e si vestì.
Infine prese le chiavi, si infilò scarpe e giacca ed uscì.
Senza cravatta…

Fabrizio Vercelli