Non siamo rimasti in molti

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Non siamo rimasti in molti, non più di un centinaio, forse ancora meno. Non ci frequentiamo, anzi è nostro interesse operare in zone ben definite e soprattutto da soli. Una volta era diverso: potevamo contare sulla paura ed allora cacciavamo in branco senza particolari rischi ma ora è del tutto diverso, i tempi sono cambiati e un'immortalità così fragile come la nostra verrebbe spazzata via in un attimo.
Paletti di frassino, collane d'aglio, crocifissi: chi crederebbe più ad assurdità del genere ora? In realtà bastava molto meno per ucciderci: non esiste cuore che continui a battere se trafitto da una lama di qualunque materiale sia fatta ed il particolare che il sangue che ci scorre nelle vene non ci appartenga è del tutto ininfluente.
Cacciamo isolati, le nostre azioni possono così confondersi nella percentuale fisiologica di delitti dell'angolo di mondo in cui operiamo senza risultare appariscenti. Niente canini affilati, un piccolo coltello dalla lama affilata è estremamente più pratico e discreto.

Questo treno notturno è ideale per la caccia: siamo solo in due in questo scompartimento e la ragazza che mi siede di fronte potrà darmi il nutrimento necessario per qualche mese prima che la sete torni a farsi sentire. Tra poco inizierà una serie di gallerie: il rumore del treno che le percorre sarà sufficiente a coprire ogni suono. Mi sono preoccupato di controllare con attenzione gli scompartimenti vicini per verificare che non ci fosse nessuno nei paraggi e tra poco potrò agire con tranquillità.
Accarezzo nella tasca il manico del coltello con la lama già estratta. Ora!
'Non siamo rimasti in molti' - pensa la ragazza spostando con cura il corpo dell'uomo per farlo sembrare addormentato. Con attenzione copre lo squarcio sul collo da cui si è appena nutrita - 'Non più di un centinaio, forse ancora meno'.

Adriano Emaldi