Il riconoscimento

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Un passo. Poi un altro. Le suole in gomma degli scarponcini beige si appiccicano al pavimento di linoleum verde. L'uomo con la tuta blu e le mani sporche lo segue. Entra dentro la stanza e la luce bianca e dritta gli taglia la giugulare della memoria facendo schizzare le immagini ovunque. Il pavimento cosparso dal liquido oleoso, le pareti imbrattate dagli schizzi scuri. Quel tanfo acre impastato dall'odore dolce di un profumo scadente. L'orrore negli occhi delle sagome a corrente alternata illuminate sotto la luce debole di un neon rotto. Le boccette di profumo sparse per la stanza. Dalla bocca delle sagome il sangue sembra decantare.
Piccole gocce scivolano dai frammenti delle bottiglie piantate tra i denti rotti e cadono sulle camicie da notte delle tre donne. E poi il buio. Chiude gli occhi. Solo un secondo. Non ricorda altro. L'uomo con la tuta blu e le mani sporche gli sta davanti immobile. Annuisce ed entra nell'altra stanza. Lui si avvicina al vetro oscurato che si appanna leggermente attorno al suo naso. Il dito scivola sul tasto del viva voce.

Accosta gli occhi al vetro. L'uomo con la tuta blu e le mani sporche si siede davanti ad un ragazzo. Ha le mani giunte e sembra pregare. La testa rasata e la tuta, pure lui, ma questa è arancione. I denti gialli si intravedono tra le labbra tumefatte e socchiuse. Scuote la testa mentre sorride. L'uomo con la tuta blu e le mani sporche si alza e si avvicina alla porta da dov'è entrato. Gli occhi bassi e le rughe marcate sulla fronte. Nell'altra stanza un dito scivola sul tasto del viva voce. Dalle casse appese alla parete un sospiro e la voce in farsetto:
"Papà… come stanno mamma e le bimbe? Ho fatto un gran casino anche stavolta, vero?"

Michele Gherardi

Nato a Bologna nel 1975, non partivolarmente amante del genere horror diciamo più simpatizzante, ho spedito questo racconto più che altro perchè l'avevo in mente, e perchè mi piaceva il limite, abbastanza complicato per il genere, delle 300 parole. Leggo qualsiasi tipo di narrattiva, e scrivo in qualsiasi tipo di genere. Ho vinto un concorso di narrativa e scrivo per divertimento.