Divisione Anticrimine: Scientifica

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Sfoglio il fascicolo rimanendo sorpreso dalle fitte pagine di scritto che precedono le foto. Il verbalizzante si firma Capozzo e allora non mi stupisco che si sia dilungato in una descrizione tanto accurata. E' un tal pignolo.
Scruto i miei capolavori, i particolari di cui al rilievo A, B, C e sono pienamente soddisfatto perché sono talmente reali che dalla carta patinata riesco a fiutare l'odore della carne putrefatta. Le mie nari s'impregnano di morte ed assaporo a pieni polmoni quell'effluvio rancido.
E' un odore forte quello che esala dal corpo di quest'uomo massiccio ed obeso. La mosca carnaria ha già scavato avidamente nella pelle saziandosi d'un pranzetto succulento e depositandone riccamente le uova. Seguo con lo sguardo il percorso nel corpo deforme, il viso è irriconoscibile e al posto degli occhi vi sono due enormi buchi sui quali regnano rivoli di sostanza gelatinosa.
Fotografo da ogni angolazione. Zoommo, polarizzo, scatto. M'avvicino. Analizzo ogni quadrante del corpo e m'accorgo che il membro mozzato non è opera della famelica mosca. Pare troncato di netto. Ai lati flaccidi testicoli simili a bargigli penzolano inermi.
Evirato e morto dissanguato, incapace di reagire per colpa di ridicole manette contorniate di pelo rosa che gli bloccano le braccia alla testiera del letto. Sesso un po' troppo violento penso e vedo quell'uomo lardoso contorcersi dal piacere, stuzzicato in ogni dove da un'insaziabile lingua.
Gode l'orgasmo più intenso della sua vita mentre denti aguzzi strappano decisi il membro.
Riesco finalmente ad estraniarmi, alzare lo sguardo per incrociare quello del Commissario che mi sta squadrando malamente. Sembra accusarmi quale artefice della macabra scena. Imbarazzato mi giro e riflessa nello specchio della camera vedo la mia immagine. Gli occhi mi brillano di luce particolare e per un attimo mi vedo con l'uccello in bocca, ringhioso e imbrattato di sangue.

Alessandra Marzolla