La vecchia

Racconto per il concorso "Premio Scheletri", 2015 - edizione 7

- Fa’ la giravolta, falla un’altra volta! – le manine stringono le mie spingendomi a ruotare una, due, tre, tante volte, finché non perdo l’equilibrio e cado per terra.
- Alzati mamma! Facciamolo ancora...
Poi, d'improvviso, si blocca. Un cigolio nella serratura di casa e la bambina corre incontro al padre che la saluta:
- La mia principessa ha fatto stancare anche oggi la mamma?
La piccola Anna, otto anni appena, le braccia al collo del padre, continua a sbaciucchiarselo, poi getta uno sguardo carico d’odio verso la mia sagoma distesa sul pavimento e sentenzia:
- Stancare quella vecchia? Lo sai che basta poco per farla lamentare. È solo una vecchia, quando la cambiamo?
Un moto di rabbia mi assale, ma subito dopo svengo.

 

Mi risveglio in un letto d'ospedale. Le ossa lanciano segnali di dolore al cervello. Provo a muovermi, ma ogni movimento è un viaggio dritto all'inferno. Chissà se mai ci arriverò o se, in realtà, già mi ci trovi.
Provo a toccarmi il collo e sento uno strano tubicino che fuoriesce dalla gola.
- Si chiama tracheotomia, ma non aver paura, è solo per qualche giorno. Poi te lo levano.
La voce arriva da lontano, quasi un sussurro. Cerco con gli occhi qualcuno nella stanza ma non vedo nessuno.
- Chi è che parla? – le parole mi escono come un rantolo.
Sento un lieve spostamento d’aria accanto al viso, mi giro ma non vedo nessuno. Di colpo mi viene da tossire.
- La tosse è uno degli inconvenienti. È il catarro sai? Si forma a causa del tubo e perciò dovresti usare l’aspiratore. Succedeva anche a me.

Adesso ho un brivido. Le parole sono nitide nell’orecchio, non mi sbaglio. Non sto sognando.
- Insomma... chi è che parla? È uno scherzo? – e sto per schiacciare il pulsante che chiama gli infermieri quando qualcosa mi blocca la mano. È allora che la vedo. Si avvicina e mi spiega come devo usare l'aspiratore per il catarro. Pensavo fosse un'infermiera. È un'ombra.
- Aiutami a uscire da qui – chiede - e a me sembra di impazzire.

 

Ora sono qui. Seduta su questa poltrona da anni. Un patto stretto anni fa m’inchioda su questa sedia, per l’eternità. Avete provato a eliminarmi ma un’ombra mi protegge. Da allora. Da quando si è nascosta dentro la mia gola ed è fuggita con me da quell’ospedale.
Non parlo più. Non ce n’è bisogno. Sono per tutti la vecchia, la strega, la pazza, e incuto terrore al solo guardarmi. La pelle gialla e avvizzita dà l'idea del marcio e del male.
Mi diverto così, a vedervi annaspare nella vostra vita mentre io reclamo la mia e faccio di tutto affinché siate al mio servizio.
Vi sento raccontare di notti in cui udite strani rumori provenire dalla mia stanza. Bisbigli.
Lo so. Confidate nel fatto che la morte mi prenda nel sonno, così da scrollarvi di dosso qualsiasi senso di colpa. Invece ogni mattina, al sorgere del sole, io riapro gli occhi e inizio a tossire.
Non parlo, e forse per voi è una fortuna non sentire la mia voce stridula riecheggiare nella casa come una lunga, agghiacciante ed eterna risata.

Maria Rosaria Del Ciello