La mala morte

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Disseppellire il cadavere fu più difficile di quanto avesse previsto.
Aveva, ormai, braccia troppo magre e deboli per un lavoro come quello.
Ma il trascorrere del tempo, che aveva intaccato le forze, non era valso a sedare l'insonne ed oscena passione.
Così riuscì, con ultimo e strenuo sforzo, a liberare la bara dalla terra.
Ora non restava che aprirla.
Fece leva con tutta il suo miserabile peso sul piede di porco.
Tra una macabra pioggia di schegge, le fauci di legno bianco si spalancarono e mostrarono il cadavere della fanciulla.
Il vecchio carezzò il rilievo delle cuciture sul viso del cadavere.
Frammenti di vetro erano penetrati nell'azzurro degli occhi, che, sbarrati, fissavano un indistinto e remoto punto nel cielo.
Ah, che meraviglia!
Con mani torte ad uncino dall'artrosi e tremanti sollevò la bianca veste, sino a scoprire il cotone immacolato degli slip.
Strinse le dita ossute sulla stoffa leggera, facendola scivolare lentamente sulle pallide gambe.
Bene, un attimo ancora bambina.
Liberata l'erezione dal carcere del consunto pantalone, l'affondò in quelle carni morte.
Erano terribilmente strette, ma il dolore non faceva che accrescere il perverso godimento.
Infierì con tutta la forza che ancora aveva nelle membra.
Ti piace bambina, non è vero?
Un colpo, due, tre.
Venne, ed il suo seme profanò il vergine ventre.
- Vecchio?
Dio, qualcuno lo aveva scoperto!
Paura e vergogna gli sbiancarono il viso.
- Posso spiegare tutto… non è come sembra, io ero qui e…
Ma a chi stava rivolgendo quelle poco credibili parole?
Intorno a lui non v'era nulla che avesse in sé vita e potesse parlargli.
Devo essermelo immaginato.
Ritornò alla bara per chiuderla e sotterrarla: era vuota!
Una mano gelida gli afferrò la spalla.
- Tu sai cos'è la mala morte, non è vero, vecchio?

Luigi Angela Risolo