Lo scienziato

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Immobile, mi trovo immobile di fronte ad uno specchio, una levigata e impersonale lastra di ghiaccio siliceo, porta invalicabile per un mondo tanto ambito da bambino, tanto necessario da adulto... come fuga dal paranoide meccanismo sociale.
Immobile, mi trovo immobile di fronte a una bidimensionale e fedele riproduzione del mio corpo, al di là della porta, oltre l’inaccessibile passaggio per quel mondo tanto ricercato nei virtuosismi narcisistici della mia adolescenza, tanto crudele ora... altisonante descrizione senza suono delle fenditure che il tempo ha dischiuso lungo il mio viso, come i rami di un albero spoglio, al centro di una maestosa sinfonia di intensi colori floreali.

Immobile, mi trovo immobile di fronte ai miei pensieri, quasi come se dalle pupille stessero uscendo i pensieri, caoticamente disordinati in cerca di un’attenzione da fecondare... per creare un’immagine all’interno del mio cervello da allevare come un virus, a consumare i ricordi e nutrire l’odio... verso me stesso.
Uno sciame di insetti sonori si scontra con le mie orecchie.
- Pronto?
- Professore, La attendono nella sala congressi.
- ...
- Professore, la conferenza sulla Sua scoperta.
- Sì, arrivo.
- Professore, tutto bene?
- Sì.
Quanto è calda, la voce femminile... La nascita è il primo momento in cui un essere umano incontra una donna, fino ad allora deve ancora nascere... fino ad allora è un qualcosa che lo diventerà. Mi volto verso lo specchio, mi sistemo la cravatta, mi incammino.
- Egregi colleghi, il mio lavoro è una farsa.
Ritorno nei bagni tra fischi e insulti.
Ora lo specchio mi mostra un corpo pieno di una nuova anima, finalmente sorrido... dopo anni... e allungo un braccio.
Miei cari colleghi, sono in Paradiso. Pensando questo guardo la mia immagine allontanarsi, la guardo dall’interno dello specchio, dove rimarrò per sempre.
Mi sono appena clonato, sapete?

Danilo Monelli