Il non-morto

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

Fu così che mi ritrovai davanti la porta dell'inferno. Non sapevo come fosse fatto l'inferno nè tantomeno perché mi trovavo lì. L'ultima cosa che mi ricordo da vivo è l'immagine di quel farabutto di Ansel Lerock che mi accoltella durante la zuffa nel mio locale. Ma poi perché sono finito all'inferno? Cosa ho fatto di male? E poi, siamo sicuri che questo sia l'inferno? Mentre ero assolto nei miei pensieri vedo un tale incappucciato correre verso di me e penso: ecco fatto, ora viene il boia e mi trascina per i capelli nella stanza del fuoco dove verrò torturato; proprio come nei film.
Invece il tale si arrestò dinanzi a me e con voce affaticata mi disse: "Siamo spiacenti signor O'Connor, lei non è morto e di fatti non dovrebbe essere qua giù. Ci scusi è stato un errore. Ora per favore salga quella scala ed esca dalla sua tomba senza dare nell'occhio. Sa non è una cosa di tutti i giorni vedere uno che emerge dalla terra."

Così senza fiatare salii la scala e sfondai con un pugno il soffitto fatto di terra. Tirai fuori la testa e mi guardai attorno: un cimitero deserto. Era notte fonda e pioveva; mi voltai e vidi la mia immagine su una cripta con la datazione 1954/2003 (anno di morte). "Qui tutti pensano che io sia morto!" esclamai. Allora di fretta emersi dalla terra e, uscito dal cimitero, mi precipitai sulla strada per cercare un'anima viva con cui parlare. Proprio in quel momento passò un signore con un buffo cappello rosso; gli chiesi l'ora ma non mi rispose. Stavo per battergli sulla spalla, per farmi ascoltare, quando la mia mano lo oltrepassò. A quel punto mi resi conto di ciò che ero diventato: un non-morto, ma potete chiamarmi anche FANTASMA.

Federico Castellani