Telefono Amico

2° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003 - edizione 2

20.37: serata tranquilla. D'un tratto, uno squillo. Il telefono. Rispondo con tono calmo, gentile.
"Telefono Amico, ciao".
Un singhiozzo, dall'altra parte. Una voce. Di donna.
"Vi prego, aiutatemi...".
Sta piangendo, forse una crisi isterica. Cerco di infonderle fiducia.
"Stia tranquilla...".
Un altro singhiozzo.
"No... non capisce...".
Uno scatto. La comunicazione è interrotta.

 

20.40: il telefono, di nuovo. E' la stessa voce, familiare.
"Polizia?".
Ancora in lacrime.
"No", le rispondo.
Chiude subito.

20.47: comincio ad essere nervoso. Afferro la cornetta al primo squillo. Lei parla subito.
"Sto male...".
"Si calmi...".
"Mio... marito...".
Silenzio.

 

20.53: ancora il suono del telefono. Il mio tono è più agitato del dovuto. Non la sto aiutando. Dice soltanto:
"E' morto...".

 

21.00: le forze mi abbandonano. Sudo, il cuore batte come un tamburo nelle mie tempie. Sento il suono della vita che se ne va, dall'altra parte della cornetta. Fa in tempo a darmi l'indirizzo. E' qui vicino. Dovrei avvertire la polizia, ma non c'è tempo. Ogni minuto è prezioso. Corro, fino a perdere il respiro, l'indirizzo corrisponde al palazzo dove vivo io. Forse mia moglie ha sentito qualcosa, forse sa chi è la misteriosa inquilina che ha chiamato. Busso, urlando. Lei mi apre, assonnata, stretta nella sua vestaglietta di lana. Stava dormendo, non sa nulla. Poi guarda al di sopra della mia spalla ed impallidisce. Mi volto: una figura mascherata esce dall'appartamento accanto. "Un ladro", penso per un attimo. E sento lo sparo. Un filo di fumo sale dalla canna della pistola che l'uomo tiene in mano. Un acuto dolore al petto. Stramazzo sul pavimento e nel silenzio sento soltanto i passi del malvivente che fugge. Mia moglie urla, piange, si chiude nella stanza da letto, spaventata. La ascolto mentre solleva la cornetta. Un singhiozzo, e la sua voce che dice:
"Vi prego, aiutatemi...".

Gianandrea Parisi