L'imbonitore di mostri

“E questo cos’e’?” – chiese Doug con voce incolore.
Gli agenti che erano con lui nella stanza si voltarono a guardarlo e poi tornarono a fissare la scena del delitto.
“E’ un cadavere, Doug, o meglio… quello che ne resta”.
Doug Simmons, sergente in forza alla Squadra Omicidi resto’ un momento impalato a guardare quel mucchietto di carne macinata e filamentosa, osservo’ i rivoli di sangue che si stavano allargando a forma di cuore, e intravide qualche pezzettino di osso che sembrava masticato a meta’.
Finalmente si volto’ verso il coroner che stava effettuando i primi esami preliminari e trovo’ la voce per chiedere: “E prima di essere un cadavere cos’era?”.
“Maschio, eta’ compresa tra i 18 e i 25 anni” – decreto’ il dottor Montie e poi continuo’ – “ Qui qualcuno si e’ divertito a torturare il ragazzo, a sparargli un po’ di chiodi in tutto il corpo e poi a sventrarlo con furia”.
Indico’ una sagoma sul letto. “Il resto del corpo e’ li’ steso, ci sono segni evidenti di crocifissione e il bastardo che ha fatto questo lavoretto non si e’ limitato a forargli le mani e i piedi, ma gli ha piantato chiodi un po’ ovunque. E adesso viene la parte peggiore: il ragazzo era ancora vivo quando l’assassino lo ha inchiodato al letto, lo dimostrano le copiose macchie di sangue. Se il ragazzo fosse deceduto prima della crocifissione il sangue non sarebbe schizzato fino al soffitto ma si sarebbe circoscritto alla zona del letto e rappreso subito dopo”.
Doug fischio’ sommessamente e alzo’ lo sguardo fino a che i suoi occhi non incontrarono le vistose macchie di sangue sulle pareti.
“Inquietante…” – mormoro’ fra se’ –“inquietante e terribile, ma qualcuno lo avra’ pur sentito urlare. Una persona non viene sventrata nel silenzio piu’ assoluto”.
“Se avesse avuto ancora la lingua probabilmente qualcuno dei condomini avrebbe sentito le urla, ma il caso vuole che la lingua del ragazzo sia stata recisa e messa in frigorifero nascosta tra gli involtini di manzo”.
Doug si avvio’ verso la cucina e guardo’ gli agenti al lavoro.
Ce ne erano un po’ troppi per i suoi gusti, la cucina era un locale angusto e non potevano starci tutte quelle persone ad affaccendarsi attorno al frigorifero.
“Ragazzi, scusate i modi bruschi ma toglietevi dai piedi per qualche minuto.” – disse Doug al gruppetto di poliziotti riuniti attorno al lavandino “Vorrei un attimo di tempo per considerare l’intera faccenda, dopodiche’ potrete tornare al lavoro”.
Mentre gli agenti uscivano dalla cucina, Doug senti’ distintamente alcuni commenti poco velati al suo indirizzo, ma decise di ignorarli.
Apri’ il frigorifero e trovo’ un involtino di carta da macellaio, dal quale fuoriusciva del sangue.
Prese la pinza dalla giacca e tocco’ appena l’involtino.
Cerco’ di girarlo ma la carta giallognola (e rossastra dal sangue che colava) si disfece rivelando il suo contenuto.
Doug represse la nausea che lo stava assalendo e si costrinse a guardare.
La lingua del ragazzo era li’ e cominciava ad ammuffire.
Il sangue ancora fresco stava iniziando a rapprendersi e lo spettacolo che offriva una lingua recisa non era certo dei migliori.
Doug decise che a certe scene non si sarebbe mai abituato, chiuse il frigorifero con un colpo secco e torno’ verso la camera da letto.
Il dottor Montie era ancora li’ e quelli della scientifica stavano terminando di fare i rilevamenti.
Dopo poco tempo il coroner diede disposizione di spostare il corpo dal letto ma di fare attenzione ai lembi di pelle che si stavano staccando dalla struttura ossea e di avvolgere gli intestini del ragazzo, disposti sul pavimento, in buste plastificate e sigillate.
“I ragazzi stanno ancora lavorando alla lingua nel frigorifero?” – chiese a Doug ostentando un viso inespressivo.
“Ma come fai ad essere indifferente a questi macelli, Montie?” – gli chiese di rimando il sergente.
“Non sono indifferente, sono solo stanco di queste cose, ma la mia non e’ indifferenza” – gli assicuro’ il coroner.
Doug lo studio’ per qualche minuto, poi si volse ancora verso la cucina.
Riusciva a vedere, tramite la porta aperta, lo sportello del frigorifero aperto.
Si chiese se il poliziotto davanti al frigorifero che gli dava la schiena stesse esaminando la lingua avvolta nella carta da macellaio o se stesse dando di stomaco… non sentiva nessun rumore, ma l’atteggiamento del collega lo incuriosiva.
“Sara’ qualche nuova recluta” – penso’ tra se’ Doug, dopotutto i nuovi agenti, freschi di teoria, sembravano avere molto piu’ coraggio di alcuni veterani…
Si avvicino’ alla cucina nel momento stesso in cui lo sconosciuto agente si volto’ per andarsene, lasciando dietro di se’ una piccola macchia di sangue.
Doug si giro’ a guardare il frigorifero aperto: la lingua era scomparsa.

 

La signora Ramirez mangio’ con gusto quello che aveva cucinato il marito.
Finalmente, anche se magari si trattava solo di quella volta nella vita, il marito le aveva fatto questa piccola sorpresa: aveva cucinato per lei, aveva preparato la tovaglia e aveva messo dei bellissimi fiori come centrotavola.
“Questa carne e’ davvero molto tenera…” – gli disse con fare affettuoso – “anche se sembra avere un gusto un po’ strano, non trovi, Rafael?”
“Niente e’ troppo bello per la mia mogliettina” – gli rispose fiero il marito.
Rafael alzo’ appena lo sguardo dal suo piatto e fisso’ lo specchio sopra il lavandino della cucina.
“Ci siamo” – penso’ Rafael – “tra qualche minuto l’imbonitore di mostri uscira’ dallo specchio e sara’ qui, a prendere il cuore e l’anima di mia moglie, falsamente colpevole di aver mangiato carne umana”.
Rafael guardo’ il suo piatto… lui non aveva toccato la carne.
L’imbonitore di mostri da tempo aveva Rafael tra i suoi migliori seguaci.
A lui spettava il compito di tendere tranelli alle vittime e di far mangiar loro parti del corpo umane. Dopodiche’ appariva Lui, l’imbonitore, a dilaniare e a torturare le vittime in mille modi, divertendosi a crocifiggere e squartare i corpi.
Rafael aveva un ultimo compito: in tutto quel massacro doveva prelevare parti del corpo della vittima e scegliere quella che sarebbe stata la prossima… e da qualche tempo aveva pensato proprio a sua moglie.
Presto i poliziotti avrebbero trovato un altro corpo dilaniato dal dolore e dalle torture proprio come il giovane Anthony era stato trovato quella mattina.
Diede uno sguardo veloce all’orologio e dopo pochi secondi udi’ un rumore provenire dalla parete di fronte, mentre lo specchio cominciava ad oscillare.
Rafael mise una mano sotto al mento e guardo’ per l’ultima volta sua moglie, in attesa dell’arrivo dell’ospite.

Enrica Rizzi