La cortigiana

Firenze A.D. 1474.

 

Sin da quando era stata deposta nella rozza culla di legno, Isabella sapeva che nella vita avrebbe avuto solo due opportunità se voleva evitare uno squallido matrimonio di interessi con qualche anziano gentiluomo a caccia di una bellezza anche senza dote: prendere il velo e rinchiudersi in un convento, sacrificando la sua giovinezza e la sua gioia di vivere o diventare cortigiana.
E a dire il vero la scelta tra diventare suora o prostituta di lusso divenne palese allo sbocciare della sua bellezza. A sedici anni Isabella era una adolescente alta e sensuale che non sarebbe mai stata adatta entro le fredde mura di un convento.
Forse era per la cascata di fiamma dei suoi capelli che le scendevano come un manto di seta fino alla vita e che catturavano tutti i riflessi d'oro, di bronzo e di rame tra i suoi riccioli fiammeggianti; forse per la sua carnagione lattea e trasparente come alabastro o i suoi lineamenti comuni ma che trasfiguravano quando venivano illuminati da un sorriso.
Ma la cosa che più si notava in lei erano i grandi occhi verdi e luminosi come smeraldi che brillavano di vita propria.
I suoi colori, retaggio di qualche popolo conquistatore venuto dal Nord e la sua intelligenza perspicace attraevano gli uomini di ogni età, e la madre preoccupata per la sorte dell'ingenua fanciulla, decise che era giunto il momento di disegnare il futuro di Isabella. Quindi, senza svelare alla ragazza la sua scelta prese contatto con un gentiluomo della Corte dei Medici per mostrargli Isabella. Questa, ignara della sua sorte si lasciò pettinare con un'elaborata acconciatura di perle e fili di seta e abbigliare con una scintillante veste di seta turchese ricamata a gigli dorati e con un mantello di tessuto d'oro e si diresse verso l'abitazione di Ser Guido della Valle, il nobile che la desiderava.
Le intenzioni del nobiluomo divennero subito evidenti e quando l'ingenua ragazza capì in che trappola era finita e qual'era il suo destino si ribellò a Ser Guido che reagì schiaffeggiandola per ridurla al silenzio.

Isabella capì di doversi sottomettere eppure durante l'amplesso subito e gli altri che avvennero in seguito, non si concesse mai completamente. Ser Guido voleva anche domare il suo spirito ma c'era qualcosa negli occhi profondi di quella ragazza che lo turbava.
Secoli di soprusi e violenze subite dai suoi antenati avevano lasciato ferite profonde nell'animo di Isabella e a volte si scatenavano nel buio della stanza di Messer Guido quando questi era troppo occupato a godere del suo corpo per notarlo.
O forse… forse perché sentiva che c'era qualcosa di demoniaco in lei ed evitava di guardarla direttamente negli abissi marini di quegli occhi verdi e misteriosi.
Dal canto suo Isabella, che aveva sempre avuto un carattere allegro e espansivo era diventata sempre più taciturna e scostante tranne nei momenti in cui era sola nella sua stanza quando la si udiva cantare con voce dolce e melodiosa.
I servi e le sguattere si lasciavano incantare da quel canto argentino ma non quando si trovavano direttamente in sua compagnia. Isabella esercitava anche su di loro quella specie di soggezione (o era meglio chiamarla paura?) con i suoi modi regali ed i suoi occhi misteriosi. Eppure la sua bellezza continuava a stregare Ser Guido che non si stancava mai di lei.
Non si rendeva conto di aver trasformato l'allegra e dolce ragazzina che aveva comprato due anni prima in questa donna fredda ed elegantemente abbigliata che cenava con lui senza quasi parlare. La luce delle candele si rifletteva sui suoi capelli rossi come un manto di seta cremisi, sulla sua carnagione levigata e sulle sue vesti di seta adornate d'oro e di perle.
Finchè una sera in cui Ser Guido aveva invitato degli ospiti a un banchetto, Isabella reagì.
Già durante qualche notte precedente, irritato per la freddezza ormai palese di Isabella, Ser Guido l'aveva colpita.
Isabella era scivolata dal letto e ser Guido aveva torreggiato sopra di lei pronto a colpirla di nuovo.
Ma era rimasto con la mano immobile a mezz'aria, gli occhi sbarrati. Lei, seduta sul tappeto, i lunghi capelli come fili di rame intorno al volto, l'aveva guardato e per un lungo istante i suoi occhi erano diventati enormi con le pupille ristrette al minimo come quelle dei gatti. Lo aveva osservato per un lungo istante poi, regale e altera, si era alzata, bellissima nella sua scultorea nudità opalescente simile a una dea pagana e se ne era andata.
Ser Guido era rimasto impietrito, poi si era accasciato fra le coltri scarlatte del suo letto e aveva fissato a lungo il baldacchino.
Doveva liberarsi di Isabella, nonostante l'attrazione che lo legava fortemente alla sua bellissima amante. Doveva farlo perché ormai era chiaro che qualche strano incantesimo era stato gettato su di lui da quella magnifica e diabolica creatura. Ma non poteva gettarla semplicemente in mezzo a una strada; temeva troppo che la ragazza potesse in qualche modo vendicarsi e così decise di cederla a un altro gentiluomo. Fece spedire inviti a molti nobili della corte per un banchetto nel suo palazzo e ordinò a Isabella di rendersi più affascinante possibile. Quando la giovane cortigiana si presentò nella sala principale del palazzo, tutti gli invitati rimasero a bocca aperta.
Isabella indossava una veste di velluto nero ricamata d'argento e una sopravveste senza maniche di tessuto d'argento. I capelli di fuoco erano sciolti sulle spalle e intrecciati di perle e fili d'argento. I suoi occhi regali scrutarono la folla, quei suoi occhi verdi simili ad abissi marini e la folla la osservò stupefatta dalla sua bellezza, simile a un'antica sacerdotessa…
Poi… Poi iniziò il banchetto!
Nessuno sfuggì alla furia devastante di Isabella. Nessuno sfuggì alla sua ferocia, alla sua vendetta, al suo primordiale appetito di sangue.
E nessuno la vide allontanarsi, con il viso sporco di sangue, i capelli e le vesti in disordine, dirigersi lentamente con passo felpato lungo la strada acciotolata che conduceva fuori dalla città addormentata.
Il sangue colava ancora dalle sue belle labbra incurvate in un pallido sorriso sardonico, le vesti le fluttuavano intorno al corpo e gli occhi dardeggiavano simili a un fuoco verde nel volto disteso.
Nessuno sapeva cosa avrebbe potuto semplicemente placare la furia omicida di Isabella.
Quello che tutte le donne sognano e che a lei il destino aveva negato.
Il Vero Amore.

Rossella Bucci