Via delle Sette Candele

Omaggio a H.P. Lovecraft

 

Soffro molto a raccogliere le immagini impresse nella mia memoria e a raccontare questa storia ma se lo faccio è perché ritengo opportuna una spiegazione agli eventi che hanno coinvolto il mio carissimo fratello Chris, anche se le poche persone a cui ho svelato quello che sapevo non hanno prestato interesse alle mie affermazioni, giudicandole vaneggiamenti di un individuo accecato dal dolore.
Da tempo mi parlava di una misteriosa strada che aveva scoperto esistere nella nostra città ma che in realtà non compariva su nessuna carta, pareva fosse ossessionato da questo pensiero, finchè non accadde qualcosa che diede una svolta decisa agli eventi…

 

Interno, notte. Era molto tardi; anche le fredde luci al neon che componevano l'universo al di fuori della stanza di Chris, erano spente da un pezzo. Il caldo era insopportabile, innaturale a quelle latitudini; ogni sera era necessaria una buona dose di pazienza unita ad un sapiente autocontrollo per riuscire ad addormentarsi, cercando di non cadere vittima di una crisi di nervi. Certo, i condizionatori avevano fatto la loro comparsa sulla Terra da parecchi anni, ormai, ma Chris probabilmente lo ignorava. E poi, in città il caldo era comunque insopportabile ad ogni livello. Pensare che il governo aveva addirittura fatto isolare alcune zone, posizionando delle recinzioni - o all'occorrenza dei container - dove nessuno poteva entrare e chi vi abitava non poteva uscire da casa, perché si diceva che lì facesse veramente troppo caldo; le avevano chiamate "zone rosse". Ma esistevano anche zone arancioni e gialle. Dappertutto c'erano soldati e poliziotti che presidiavano le zone ed impedivano a chiunque di avvicinarsi. Si vociferava che una volta un ragazzo fosse riuscito ad eludere i controlli e violare la zona rossa; voleva raggiungere la sua ragazza che era stata rinchiusa là dentro. Quando stava per arrivare a casa di lei, un soldato lo avvistò e senza nemmeno intimargli l'alt, lo freddò con due colpi di pistola. In realtà non circolavano notizie certe su questo fatto; tutte le informazioni erano frutto del passaparola clandestino fra la gente, anche perché ormai i telegiornali erano controllati dal governo e se le notizie erano giudicate in qualche modo "inadatte" non venivano diffuse.

Chris pensava che non gli sarebbe servito a molto un condizionatore in casa se l'inferno, in realtà, era fuori, pensava che forse gli sarebbe stato più utile un fucile per fare fuori quei dementi che sedevano al governo; ma esaminando la questione approfonditamente, risultava un progetto alquanto difficile da realizzarsi. Inoltre se per assurdo ci fosse stata anche una sola possibilità di riuscita, esisteva sempre la certezza che poi sarebbe intervenuta l'Organizzazione degli Stati Supremi, avrebbe sganciato qualche bomba sulla città, avrebbe istituito la legge marziale, e tutto sarebbe andato ancora più a puttane di quanto non fosse già.
No, a pensarci bene, Chris aveva decisamente più bisogno di un po' di valium.
Quando il sonno arrivò, sopraggiunse anche una strana sorpresa. Forse non poi così strana dato che, in fondo, i sogni non sono altro che la trasposizione delle nostre paure, dei nostri desideri, della nostra visione distorta della realtà. Quella notte, nella stanza di Chris apparve Mr. Zann. Chris, da bambino, odiava tanto Mr. Zann. Probabilmente la cosa era reciproca. Ma non era colpa sua se proprio non gli riusciva di suonare in modo decente quel flauto traverso, ed ogni volta che gli usciva una nota strozzata, o troppo acuta, Mr. Zann inveiva contro di lui con una tale violenza, da terrorizzarlo letteralmente. Lo terrorizzava a tal punto che lui, all'età di nove anni, aveva già programmato il suo primo omicidio, ma poi per ragionevoli questioni di età il piano saltò. Chris si arrese al sogno di mamma e papà e dovette per forza diventare un bravo musicista, anche se era convinto di non possedere particolari attitudini verso alcuno strumento. Quando a dodici anni, papà gli fece ascoltare Miles Davis, fu precocemente illuminato e scelse la tromba. A diciotto anni, più o meno quando morì Mr. Zann, era già piuttosto bravino. Mr. Zann suonava qualsiasi cosa ma adorava in modo particolare il violino. Dopo la sua dipartita, Chris, più volte aveva immaginato di duettare con lui per dimostrargli che non era un'incapace e magari per spaccargli il violino sulla testa terminata la session. Ora Mr. Zann se ne stava lì, al centro della stanza, con le sue orbite vuote e profonde come due buchi neri, pareva fissare il povero Chris che, ad essere sinceri, un po' se la faceva sotto.
Mr. Zann stava in silenzio e sembrava aspettare qualcosa; Chris gli parlava ma lui non dava cenno di risposta - "Guardi che in realtà mi è dispiaciuto molto quando lei è morto..." - niente - "Lei sa benissimo che i bambini a volte pensano cose terribili ma, io le giuro, non riuscirei ad uccidere nessuno, nemmeno la persona più immonda che esista, figuriamoci un'artista del suo calibro..." - si sentiva un po' idiota, in fondo sapeva o almeno sospettava che si trattava di un sogno, però quel vago senso di colpa che lo accompagnava, per aver odiato tanto una persona che non c'era più, lo obbligava comunque ad esternare quella serie di scemenze. Da parte sua Mr. Zann sembrava sordo o perlomeno disinteressato alle infantili giustificazioni di Chris.
Con i suoi arti scheletrici, imbracciò il suo violino ed iniziò a prodigarsi in un virtuosistico assolo. Continuando a suonare, si voltò ed uscì dalla stanza; Chris non poté opporsi a quella forza sovrannaturale e lo seguì. I muri dell'edificio si sgretolavano al loro passaggio e lo sfondo della scena cambiò radicalmente. Aveva tutte le carte in regola per diventare un perfetto esempio di sogno psichedelico: i colori, la musica, il cielo illuminato da una falce di luna crescente. Ma non aveva fatto i conti con quello che stava per accadere. Prepotente comparve l'immagine di "Via delle Sette Candele", una strada che non esisteva ma che, suo malgrado, Chris aveva percorso per un breve tratto proprio il giorno prima. Rispetto a quello che aveva visto però, ora gli alberi erano spogli, la salita un po' più ripida e i graffiti sui muri molto più grandi. Mr. Zann la percorreva con passo deciso, aumentando la velocità della sua esecuzione fino a produrre un tappeto di note incomprensibili e caotiche, che superavano il limite di ogni possibilità umana. Mr. Zann si voltò di nuovo verso Chris, aprì la bocca, sembrava volesse urlare. In effetti nessun suono proveniva dalle sue fauci, era il violino che d'un tratto pareva stesse parlando. Chris percepiva appena il significato di quella frase ripetuta all'infinito - "...vieni con me..." - avrebbe voluto vedere cosa si celava alla fine di quella strada e chiedere a Mr. Zann cosa avesse a che fare con lui, ma il sogno terminò, lasciando libero sfogo alla sua immaginazione. Era ancora buio, faceva ancora caldo, il letto però, ora, era un po' più umido.

 

Il giorno dopo Chris mi raccontò questo sogno ma io non gli diedi molto peso, lui mi disse che era deciso a ritrovare quella strada e a percorrerla fino in fondo. Fu l'ultima volta che vidi mio fratello e nel profondo del cuore spero che sia riuscito a ritrovarla, quella maledetta strada, e che lì abbia scoperto qualcosa di così bello da non poter più tornare allo squallore di tutti giorni. Chris era un sognatore… anzi è… e non ha fatto altro che realizzare i suoi sogni.
E' stato l'unico di noi ad avere il coraggio di ridicolizzare questo schifoso sistema. Ormai sono passati cinque anni da quando è scomparso ed ogni giorno mi manca sempre un po' di più.

Davide Battaglia