L'armadio

C'è un vecchio armadio sulla soffitta. Mio fratello Edoardo dice che, nelle notti senza luna, tendendo l'orecchio, si può distintamente udire il fastidioso scricchiolio delle ante, che si aprono molto, molto lentamente… e che poi si richiudono di colpo, producendo un rumore simile allo sbattere di una porta in preda ad una corrente d'aria.
Edoardo, non senza spavento, dice anche che, quando ciò accade, stenta a prendere sonno e l'oscurità della sua stanza sembra diventare un cuscino sempre più pesante, che gli sottrae a poco a poco, implacabilmente, il respiro.
Io non credo ad Edoardo, anzi, temo che questa storia dell'armadio se la sia inventata di sana pianta per trovare una giustificazione alle sue paranoie. Del resto, in famiglia ammettono tutti il suo esaurimento, e sanno bene che ha bisogno di essere trattato con ogni riguardo…
Per tale motivo, ho deciso di ignorare questa storia dell'armadio, e quando capita che mio fratello me l'accenni, io mi limito ad annuire con gravità, e continuo i miei affari.
Ma non posso ignorare più a lungo la sua paura, non posso continuare ad evitare d'incrociare il suo sguardo stravolto, la notte, quando fugge dalla sua stanza di corsa, riempiendo d'urla la casa.
Non posso ignorare il suo terrore, perché so che gli provoca una sofferenza terribile, ed io amo mio fratello.
Così, per una volta, ho lasciato che la mia mente fosse occupata dalla faccenda dell'armadio, ed ho preso una torcia elettrica.
Ho aperto la porta della soffitta, e mi sono inoltrato tra il ciarpame accumulato da anni, tra polvere ed antichi ricordi. Ho illuminato le ante dell'armadio ed ho sbuffato dal fastidio, perché quel mobile gonfio d'umidità sta facendo impazzire Edoardo.

Sono colpito, però, perché all'improvviso sento di non avere la forza di aprire quelle ante spaccate dal tempo. Eppure si tratterebbe di un gesto, nulla più.
Non ho il coraggio. Ho paura dell'armadio, come mio fratello.
Allora mi risolvo di legare una corda tutta intorno alla sua viscida carcassa, ben stretta, così che le ante non possano più tormentare il sonno di Edoardo con il loro fastidioso sbattere. Stringo il nodo, sempre più forte, e sorrido, perché ho trovato la soluzione al problema che affligge mio fratello.
Se si apra o no da solo, l'armadio ora è legato ben stretto, come un pericoloso criminale. E' diventato innocuo.
Le sue ante non si apriranno più all'improvviso, e mio fratello non urlerà più di terrore nel cuore della notte. Sul suo volto tornerà a risplendere la serenità.

 

Sono sceso di corsa dalla soffitta, camminando in fretta per tutta la casa, eccitato. Ho chiamato Edoardo a perdifiato, l'ho cercato in ogni stanza, in ogni angolo. Gli ho comunicato la buona notizia ed egli mi è parso risollevato.
Con il passare del tempo, il mio caro fratello è rinato: non urla più la notte, e non pensa più all'armadio. Sono soddisfatto per come ho risolto la questione.

 

Tuttavia, nelle notti senza luna, mi pare di udire una mano bussare debolmente sulle ante dell'armadio, anche per molto tempo. Allora mi desto in preda al panico, perché aspetto che da un momento all'altro Edoardo fugga dalla sua camera urlando, e che tutto abbia nuovamente inizio.
Ma sbaglio.
Mio fratello continua a dormire tranquillo, ed io posso tirare un sospiro di sollievo.

Pasquale Francia