Cavie

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003

Sono trascorsi quindici minuti da quando hanno smesso di urlare. Lo shock ha superato ogni mia previsione e a questo punto temo che dovrò attendere alcuni giorni prima di poter ripetere l'esperimento. Non hanno cercato di uccidersi, com'è accaduto sei giorni fa, ma la reazione è stata comunque violenta e il maschio è in parte mutato. Non è cambiato completamente solo perché i farmaci che gli abbiamo somministrato riducono di molto le sue energie.
La femmina ha invece avvalorato le mie ipotesi sulla nutrizione. Il sangue artificiale, che abbiamo utilizzato per alimentarla, ha notevolmente mitigato la sua fame e di conseguenza la ferocia che ne derivava ma è comunque necessario un miglioramento del composto. Ha, infatti, reagito solo quando il maschio è cominciato a cambiare e sentendosi minacciata ha cercato di liberarsi, probabilmente più per fuggire che per affrontarlo.

Quando li abbiamo catturati avevo previsto che l'alimentazione sarebbe stata un problema ma speravo di poterlo risolvere in breve tempo. Purtroppo non è stato così e a tre settimane dall'inizio degli studi siamo solo arrivati a capire che se la fame che li brucia non viene soddisfatta cadono nella follia più cieca.

Rammento che dopo appena quattro giorni dalla cattura l'inquietante intelligenza che avevano dimostrato sterminando quasi metà della mia squadra li aveva già del tutto abbandonati lasciando il posto alla pazzia.
Mi è ora del tutto chiaro che il loro cervello necessita di qualche proteina presente solo nel sangue umano e che l'assenza di questa genera un perenne stato d'astinenza con scatti di violenza incontrollabile. Sono però convinto che nutrendoli in modo opportuno, riusciremo a riportarli alla calma e a farli quindi accoppiare senza che si uccidano a vicenda. Ora più che mai sono determinato a rendere possibile l'inseminazione della femmina che partorirà, sotto osservazione scientifica, il suo neonato vampiro.

Michele Bruzza