Buco nero

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003

La spina dorsale infiammata si estrae autonomamente dalla pelle, vola come un serpente ossuto ed iniziano a spuntargli miriadi di protuberanze ripugnanti alla vista; esco di casa alla ricerca dell'equilibrio corporeo smarrito, ma la mia corsa si ferma davanti ad un castello.
Una principessa incredibilmente grassa mi invita ad entrare, tutt'intorno vedo persone che banchettano e che lavorano, alcuni operano al ponte levatoio, altri alle capanne, altri ancora passeggiano indaffarati in questo microcosmo operoso.
Un uomo cade ai miei piedi ed implora di portarlo dove i corpi smettano di esistere, ma lo stesso uomo è rapito da alcune guardie che si trasformano, dopo pochi metri, soltanto nel rumore dei passi.
Mi accarezzo la schiena, ma non è altro che un ammasso di carne molliccia che, senza nessun intento programmatico, si muove a scatti; vengo condotto in una grande sala piena di cuscini e nuvole rosse all'altezza del soffitto.

Donne portanti dei vassoi ricolmi di organi umani sono poste ai lati della sala, uno strano essere verde ha la mia spina dorsale, corro per impossessarmene, ma non ce la faccio, è già sparito!
Le donne ai lati si avvicinano a me ed iniziano, posando i vassoi ricolmi di organi, a scrivermi sul corpo con dei grandi pennarelli neri, tracciano unicamente delle linee; la grassa donna si gratta le gambe sudate ed attende di poter vedere il lavoro delle sue ancelle.
Tutti roteano intorno a me fin quando compare di nuovo il mostricciatolo verde con la mia spina dorsale; gli anelli sono sempre più rossi e sembrano le sporgenze di un triceratopo, sono ostacolato dai trombettieri e dalle donne che, nel frattempo, mi accerchiano sempre più da vicino.
Scappo gettando in terra i vassoi con gli organi:
"Anna, il corpo è incurabile quando si ammala di perversione".

Francesco Crisanti