Del perduto amore

"Ama per vivere
ma fa che nessun amore
sia necessario alla tua vita
perché tutto inizia
per poi finire."
Jim Morrison

 

Belle parole, avevi ragione, Jimmy. E'indubbiamente un bel pensiero, peccato che troppe volte sia vero...
Doveva essere del mio parere anche Katia, la ragazza che piangeva sul letto. Piangeva perché il suo Francesco, il ragazzo che le aveva giurato eterna fedeltà sembrava non voleva più saperne di lei.
Aveva sempre sopportato tutto di lui, anche quando le metteva le mani addosso, anche quando l'aveva presa di forza, le aveva strappato i vestiti e l'aveva scopata, neppure allora le era mai passato per la testa l'idea di piantarlo.
Ma Francesco fumava, e dopo un po' non si accontentò più delle semplici sigarette. E dalla marijuana a qualcosa di più grave il passo è breve. Così, dopo l'ennesima litigata, dopo l'ennesima volta che lui le aveva messo le mani addosso aveva deciso di mollarlo.
Solo che Katia non era forte e non sapeva mantenere una decisione, così ci aveva pensato molto, non aveva chiuso occhio quella notte.
Piangendo, si decise ad alzare il ricevitore del telefono e a comporre il numero.
Attese, quel continuo tuuu tuuu le parve durare una vita. Proprio quando stava per riagganciare Francesco rispose.
<<Che vuoi?>>
Katia iniziò a parlare, dapprima con voce ferma, poi tremolante, iniziando a piangere. Non ebbe neppure il tempo di finire il discorso che Francesco le disse duramente <<Non abbiamo più niente da dirci>> e riappese.
Katia lasciò cadere la cornetta e iniziò a gridare disperata, piangendo più forte che mai. Strinse le coperte a sé, quasi fossero il corpo del suo amato Francesco. Piangeva talmente forte e intensamente che non si rese conto, o almeno non subito, che non era sola. In piedi, davanti a lei c'era un uomo che era sicura di non avere mai visto. Era vestito completamente di nero, e indossava un pesante cappotto invernale, i capelli rasati a zero e un paio di occhiali senza montatura.
Katia si sentì gelare quando lo vide, in un primo momento credette che fosse un ladro. O un assassino.
Le finestre erano chiuse e la porta del soggiorno era blindata: anche se l'avesse forzata lo avrebbe certamente sentito. Si era materializzato dal nulla davanti a lei.
<<Chi sei?>> gli chiese tremolante.
<<Mi chiamo Morgan. Non avere paura, io porterò fine ai tuoi problemi.>> Detto questo le si avvicinò e le posò una mano sulla fronte. La ragazza non oppose la minima resistenza, anzi, si lasciò cullare dal dolce morire.
L'avrebbe trovata sua madre, senza vita ma con un sorriso sulle labbra. Al momento del funerale Francesco era a spassarsela con una puttanella di quartiere, talmente fatto di coca che non avrebbe capito niente per un bel po'.

Andrea stava girovagando per le strade di un quartiere malfamato, senza meta, affaticato e senza speranza.
Ricorda ancora il giorno in cui l'aveva sposata, la sua Daniela, quella troia. Aveva promesso davanti a lei, davanti al prete, davanti ai genitori, a tutti in presenti, e soprattutto davanti a Dio di esserle fedele, di amarla e rispettarla finché morte non li avrebbe separati. Aveva sempre rispettato questa promessa. Non l'aveva mai fatta soffrire, non le aveva mai torto un capello, aveva sempre cercato di essere un marito perfetto (questo mi ricorda una certa Angelica... uomini, state attenti, la donna inganna...) e non le aveva mai fatto mancare niente. E allora perché? Perché l'aveva trovata a letto con quell'uomo? Dopo anni e anni di convivenza poteva essersi annoiata del solito rapporto -aveva cercato di convincersi Andrea - e avrà avuto voglia di provare qualcosa di nuovo, è normale. Ma dopo essere scappato via in preda alla rabbia e al dolore aveva realizzato che tanto normale non era. Anzi, non era per niente normale, lui aveva sempre mantenuto fede alla sua promessa, l'aveva sempre amata, l'aveva sempre rispettata e le era sempre stato fedele, in altre parole sarebbe stato pronto a morire per lei. Ma lei, la sua Daniela aveva infranto il terzo principio, quello della fedeltà, e,a utomaticamente, anche quello dell'amore e del rispetto. Per questo la odiava. Se prima l'aveva amata più della sua vita ora l'odiava e arrivò al punto di rimpiangere di non averla uccisa.
Stava pensando proprio di tornare indietro e di ammazzarli tutti e due, quando l'uomo dal cappotto nero gli fu davanti.
Andrea lo guardò e l'uomo guardò lui, attraverso le lenti dei suoi occhiali da vista.
<<Mi chiamo Morgan>> disse <<e sono venuto per darti di nuovo la felicità.>>
<<Nessuno può più darmi la felicità ormai.>> sentenziò Andrea.
Senza rispondere Morgan posò la mano destra sulla fronte di Andrea e per lui fu una sensazione di felicità mai provata prima. Andrea morì così, sorridendo felice.

 

Roberto prese un'altra dose di sonnifero. Non poteva più farne a meno, sonnifero e antidepressivi erano diventati quasi una droga per lui.
Passava le sue giornate sul divano a guardare senza attenzione la tv o semplicemente a non fare niente. Tutto per colpa di quei medici che avevano sbagliato quella complicata operazione al cuore.
"Ce la farà" gli aveva promesso il primario dell'ospedale, dicendogli che avevano già eseguito quel tipo di operazione altre volte e che era sempre riuscita.
Ma qualcosa invece era andato storto e la sua Laura era morta.
"Mi dispiace" gli aveva detto un medico dopo che lei era morta. Roberto aveva replicato semplicemente "e perché dovrebbe dispiacerle? Lei ce l'ha una moglie e una famiglia che le vuole bene, no?"
Era convinto che non si sarebbe mai più ripreso dalla depressione. Il suo posto era accanto a Laura, nella vita e nella morte, ed è proprio in base a questo pensiero che era stato più di una volta sull'orlo del suicidio.
La amava, la sua Laura, avrebbe dato la vita per lei se avesse potuto, sarebbe stato pronto a morire per proteggerla. Erano una cosa sola e senza di lei non era niente.
Guardò ancora una volta la foto della sua amata che teneva sempre con sé. Com'era bella allora, con i suoi capelli biondi e i suoi occhi grigio verde. A quel tempo sì che erano felici, prima che Laura scoprisse di essere gravemente malata di cuore, di una rara malattia. Prima che cominciasse il loro supplizio.
Non credevano in quello che dicevano i medici, che sarebbe guarita, che ce l'avrebbe fatta e tutto il resto, sapevano benissimo tutti e due che non c'erano speranze.
Roberto iniziò a piangere.
<<Smetti di piangere, povero uomo.>> gli disse Morgan.
Roberto alzò lo sguardo <<Chi sei? Come sei entrato?>>
Morgan non rispose, alzò la mano e la posò sulla fronte di Roberto che non fece la minima resistenza.
<<Ti darò ciò che nessun altro ti ha mai dato.>>
Roberto rivide Laura, furono di nuovo felici insieme, felici come non lo erano mai stati. Desiderò che quel momento non finisse mai.
Roberto morì felice di aver ritrovato il suo amore.

 

Queste sono storie assolutamente reali, ma non chiedetemi come ne sono venuto a conoscenza poiché certi segreti è bene che restino tali. E' bello sperare che esista davvero una persona come Morgan, capace di ridare serenità e felicità ha chi ha davvero amato qualcuno. Come diceva Jim Morrison "amare una persona vuol dire amarla per quello che è... non per quello che vorresti che fosse."
Chissà, forse uno di questi giorni Morgan verrà a fare visita anche a me...

Cagliostro