Vite

Devo far presto altrimenti faccio tardi al lavoro…
E' curioso constatare come la monotonia dei giorni che si susseguono in un alternarsi di gesta, luoghi, parole, persone possano atrofizzare la mente e tutte le sue capacità più creative inducendoti ad entrare a far parte di un mondo dove tutto è uguale, amorfo, morto.
Questa è la mia condizione mentale da qui a un anno, svegliarsi la mattina con l'unica preoccupazione di dover giungere alla sera il più presto possibile per poi addormentarsi con il pensiero ossessivo del risveglio. Ci sono persone che conducono questo stile di vita per mesi, anni, alcune per tutta la vita e nonostante ciò riescono ancora a sorridere come se l'obiettivo reale della vita fosse questo… alzarsi, lavorare, far finta di sorridere, addormentarsi.
Lavoro ad un supermercato di nota fama che si trova a 8 km da casa ed ogni mattina alla stessa ora, con lo stesso camice, con la stessa pettinatura, con lo stesso sonno, con lo stesso sorriso comincio il mio lavoro di commesso. I giorni passano monotoni, lenti, tanto da far passare inosservati anche i piccoli piaceri che la vita ci riserva saltuariamente; ed io rimango qui ad osservarmi mentre il tempo soffia via dal mio viso l'ultima ombra di speranza che ancora giace in me.
Chi vive un'esperienza simile alla mia si renderà sicuramente conto della mia condizione fisico-mentale e sicuramente giustificherà il mio senso di indifferenza a riguardo di quello che mi è appena successo.
Come ogni mattina sveglia alle 7.30, il camice verde, la colazione, la Punto rossa, il tragitto, il supermercato…
e cosi via…
Ci sono due strade che conducono al supermercato: una breve, che utilizzo spesso data la mia abitudine giornaliera di portare sempre un lieve ritardo, ed una lunga che, nei giorni in cui ho qualche minuto a disposizione, percorro ritardando il mio ingresso nella giornata lavorativa. Tutte e due le strade si incrociano a 1 km dal supermercato e si uniscono formando un ampio stradone.

Stamattina, stanco della solita routine, ho deciso di fare il tragitto lungo; ed è difficile comprendere come questo mi possa far sentire meglio, "trasgredire", ritardare, cambiare…
Dopo qualche minuto dalla mia partenza mi son trovato all'incrocio delle due strade e son rimasto colpito dalla lunga fila di autovetture che mi si parava dinanzi.
Un incidente, pensai. Sì… un incidente.
Sconvolto e quasi eccitato da questo ribaltone teatrale mattutino, da questo lampo di novità, sono stato quasi felice ma il tutto non è durato che pochi secondi.
Una volta fatta la fila, infatti, sono passato lentamente, con noncuranza, dinanzi il luogo dell'incidente ed è con misero ed apatico stupore che ho visto… io ho visto… sì, ho visto dapprima una Punto rossa lacerata in tutte le sue parti schiantata contro un albero e poi ho visto il cranio fumante del guidatore che riversava il suo contenuto sull'asfalto gelato dal freddo invernale; ho ancora davanti agli occhi il colore del suo camice… VERDE!

 

Devo far presto altrimenti faccio tardi al lavoro…

Diego Sebastiani