Cacciatori delle tenebre

La Creatura si muoveva con grazia felina come se l'oscurità non inibisse minimamente la sua capacità visiva, dopotutto era ancora un umano anche se la sua anima non lo era più da molto tempo o forse non lo era mai stata.
Saltava di tetto in tetto, di casa in casa senza fermarsi mai se non per annusare l'aria in cerca di una preda con cui sfamare il suo insaziabile appetito. Ad un tratto si fermò. Era in piedi al centro del tetto di una grande casa alta molti metri, si guardò intorno spalancando gli occhi. Annusò l'aria come se fosse carica di profumi deliziosi ed eccitanti, aveva finalmente trovato ciò che cercava: una vittima. L'odore proveniva dal palazzo alla sua sinistra situato dall'altra parte della strada. L'Essere si assicurò che non ci fosse nessuno che potesse vederlo e spiccò un balzo su di una terrazza dell'edificio di fronte. Il suo atterraggio fu morbido e silenzioso nonostante fosse la conclusione di un salto di ben 9 metri. Annusò ancora l'aria circostante e sentì l'eccitazione crescere assieme alla fame. Seguendo le indicazioni del suo sviluppatissimo olfatto giunse dinnanzi alla finestra da cui si propagava l'odore che lo aveva richiamato a sè. Poggiò la mano sul vetro e ne grattò la superficie con gli artigli prima di spingere delicatamente verso l'interno.

Era aperta. Il respiro si fece più pesante ed affannoso, il cuore batteva a mille. Come tutte le bestie non riusciva a trattenere l'eccitazione per l'imminente pasto. Avanzò ancora dentro la stanza buia, adesso sentiva distintamente un altro respiro oltre al suo, un rumore quasi impercettibile che però il suo orecchio era in grado di cogliere.
La saliva colava dalle sue fameliche fauci e le labbra erano contratte a formare una piega innaturale sul suo volto. Più si avvicinava, più i suoi occhi si spalancavano di fronte allo spettacolo che gli si parava dinnanzi. Si fermò. Rimase immobile ad osservare la bellezza e la grazia del delicato ed inerme corpicino che si agitava nella culla. Ad un tratto il piccolo cominciò a piangere e a dimenarsi più di prima. La Creatura lo prese in braccio e cominciò a cullarlo con dolcezza mostrando di essere in grado di provare un sentimento materno. Il piccolo ormai calmo sorrideva e muoveva le manine, con una di esse indicò il volto dell'Essere continuando a sorridere e questi spalancò le fauci e si preparò a divorargliela. La cena fu però interrotta dallo spalancarsi della porta della stanza che prima era chiusa. Rapidamente una mano ne attraversò la soglia e andò a premere l'interruttore lì vicino. La luce che incontenibile irruppe al centro della stanza ferì gli occhi della Creatura che arretrò tenendosi il volto coperto con una mano. Quando li riaprì vide una donna terrorizzata che si nascondeva dietro un robusto uomo con un fucile in mano. Entrambi stavano dritti sulla soglia della porta, troppo paurosi per entrare, troppo stupidi per andarsene. L'uomo gridò: -"Lascia andare nostro figlio! Mostro!"- La Creatura non si fece certo intimidire da quelle parole e balzò all'indietro avvicinandosi alla finestra da cui era entrata. L'uomo sparò.
Difficile dire se mancò il bersaglio o non volle rischiare di colpire il piccolo, comunque il piombo infranse il vetro della finestra alle spalle della Creatura. Essa si voltò osservando il potere distruttivo dell'oggetto nelle mani dell'uomo, poi lo fissò dritto negli occhi con uno sguardo gelido che avrebbe terrorizzato la più feroce delle belve. L'Essere sapeva che l'uomo non lo avrebbe mai lasciato uscire vivo da lì anche se avesse restituito l'infante ai genitori. Aveva una sola possibilità, distrarlo! Il piccolo aveva ricominciato a piangere probabilmente a causa dello sparo e la donna non riusciva a togliergli gli occhi di dosso temendo per la sua sorte. L'uomo tratteneva a fatica il terrore e la disperazione che invece la sua compagna non temeva di mostrare. La Bestia fissò nuovamente l'uomo e sorrise per poi prendere con una mano le caviglie del bimbo che fino ad allora aveva tenuto in braccio. Il giovane e fragile corpo era sorretto per i piedi dalla Creatura. Dalla sua bocca fuoriuscì un rigurgito dovuto alla posizione insolita per un neonato. Di fronte a tale vista la presa dell'uomo sul fucile si fece più salda che mai, ma la Creatura aveva escogitato un piano di fuga di fronte al quale qualunque uomo non avrebbe potuto fare nulla.
Indietreggiò lentamente verso la finestra, distese il braccio con cui teneva il bambino a formare un angolo retto con il fianco, poi si girò di scatto, e con tutta la forza che aveva fracassò il neonato contro il muro, usandolo come mazza. Si soffermò per un istante ad ammirare quale scempio avesse compiuto sulle spoglie del piccolo. Il corpo, ormai lasciato cadere a terra, somigliava ad una bambola rotta: la testa era ridotta ad un ammasso informe di carne, sangue e una polpa viscida e grigia. Gli occhi erano usciti dalle orbite e si erano schiacciati uno contro il pavimento, l'altro a ridosso del muro. Il petto si era squarciato di fronte alla pressione a cui era stato sottoposto e tra le costole divelte si intravedeva un piccolo cuore che batteva gli ultimi colpi di un'esistenza ormai conclusa.
Il muro, una volta bianco, si era tinto allora di scarlatto umore ed intorno al punto dell'impatto si era diramata una raggiera di sangue vermiglio che aveva raggiunto persino il soffitto dal quale cominciavano a cadere frammenti sanguinolenti di materia cerebrale.
La Bestia si compiacque della sua malvagità e ridendo soddisfatta fuggì dalla finestra da cui era entrata per tornare tra le fredde ed accoglienti braccia della notte. Mai si voltò indietro, ma poté sentire le urla disperate della madre e del padre del piccolo. Sentì uno sparo, poi un altro ed infine il silenzio. Giunta ormai lontano la Creatura si fermò ed ascoltò in lontananza le sirene della polizia e pensò che quella sera avrebbe dovuto accontentarsi di un pasto più semplice da procurarsi: un barbone, una prostituta, o un incauto viaggiatore che si fosse avventurato fuori casa nonostante il coprifuoco. -"Cazzo! Il coprifuoco!"-
-"Devo tornare a casa prima che mia madre si accorga della mia assenza!"- C'e' solo un problema ….. -"Come diavolo si tolgono queste maledette macchie di sangue e cervello dalla mia camicia???"-

Astaroth