Il circolo vizioso

Linda era appoggiata alla ringhiera della terrazza, e seguiva con lo sguardo la sagoma di Fred che si lanciava lungo la strada scoscesa che attraversava due fila di abeti scuri. L’uomo si muoveva con notevole agilità, evitando dei rami spezzati, mucchi di foglie e le chiazze fangose sul terreno. Linda lo aveva visto risoluto, pronto a compiere un’azione decisiva, e stavolta non aveva tentato di fermarlo, sconsigliandogli, come in altre occasioni, di affrontare i loro pericolosi nemici. Lui le aveva promesso che l’avrebbe salvata, impedendo ai Warkfield di farle del male, di ridurla ad una sorta di mostro assetato di sangue, come avevano fatto con suo fratello, che era giunto al punto di pregare Fred affinché lo uccidesse, liberandolo da quel morbo. Quest’ultimo, a malincuore, lo aveva accontentato, piantandogli un paletto di frassino nel cuore. Fred aveva detto tante volte a Linda di abbandonare quei posti e seguirlo in Europa, dove lui aveva intenzione di trasferirsi per occuparsi della tenuta che i suoi avevano in Inghilterra, ma la ragazza non era disposta a spostarsi finché non avesse risolto la questione con i Warkfield, da tempo nemici della sua famiglia per antiche controversie risalenti a tanti anni prima.
Muovendosi protetto dagli alberi e dalla sopraggiunta oscurità, raggiunse il grande portone a forma di arco acuto che immetteva nella proprietà dei Warkfield. Fred si accostò ad un albero, scavò nel terreno sottostante, dove tempo prima aveva nascosto un paletto di frassino.
Lo strinse nella mano con un gesto rabbioso, con il dorso della mano si tolse il sudore dalla fronte, e iniziò a percorrere un lato di un imponente edificio color bianco sporco.

Lui sapeva dove avrebbe trovato i Warkfield. Si massaggiò il viso, i denti gli dolevano a causa della grande tensione accumulata. Utilizzando un micro laser, praticò un ampio foro all’altezza della serratura. L’operazione gli richiese alcuni minuti, poi infilò dentro una mano e fece leva sulla maniglia interna. La porta si aprì e Fred girò la maniglia. Discese i gradoni scoscesi che conducevano all’interno della cripta. La forte umidità gli chiuse parzialmente le vie respiratorie. Ansimando, scoperchiò una bara. Due occhi grandi dalle venature rossastre lo fissavano: era Marta Warkfield, che ebbe un guizzo e gli si avventò al collo. Fred si divincolò, poi piantò il paletto nel cuore della donna. Il suo rantolo di morte precedette di un attimo la veloce decomposizione del corpo, ridotto ad uno scheletro. Dopo un minuto di pausa, Fred fece lo stesso con la madre di Marta, la segaligna Adelia.

 

La donna emise un respiro spezzato prima di fare la stessa fine della figlia.
Quando aprì la bara del marito, Anatole Warkfield, si sentì afferrare il braccio in una morsa stritolante. Con un pugnale squarciò la mano che lo stringeva, e poi colpì al cuore una, due, tre, quattro volte il suo avversario. Il fremito di morte di Anatole fu sconvolgente: emise uno strano verso, basso e distorto.
Fred si sedette su un gradino polveroso; la missione era compiuta, aveva debellato quella demoniaca famiglia. Si ripulì dal sudore e dalle gocce di sangue, poi uscì rapidamente dalla cripta. Voleva correre subito da Linda per gridarle che non correva più nessun pericolo. Prima di sistemare i Warkfield si era sbarazzato di tutti i non-morti contaminati dai morsi di quei tre esseri infernali. Hammer non riusciva ancora a rilassare la mascella e i denti seguitavano a fargli male.

 

Linda era ancora in terrazza, agitò la mano per salutare il suo uomo. Fred si fermò di colpo, si passò la mano sul collo, e sentì i due buchi che gli aveva fatto Marta prima di morire. Aveva avvertito infatti un dolore, ma pensava che lei non avesse avuto il tempo di compiere il suo sinistro lavoro.
Un velo scuro offuscò lo sguardo di Fred. Non avrebbe mai più toccare Linda, per paura di contaminarla. Marta Warkfield aveva sputato il suo ultimo veleno, per lui non c’era scampo.
Piantò il palo di frassino in una piccola buca del terreno, in modo che restasse leggermente inclinato, quindi salutò Linda e si lanciò contro il palo, che gli squarciò il cuore.
Non aveva ancora del tutto compiuto la sua trasformazione e le sue sembianze rimasero inalterate.
Linda aveva capito il suo sacrificio, sapeva che qualsiasi trasfusione di sangue non avrebbe potuto salvare Fred dal contagio di Marta.
Rientrò in casa e scese velocemente i gradini. Uscì a pianterreno e corse verso Fred. Udì un verso simile a quello di un lupo. Linda si bloccò... Un uccello notturno si spostò da un ramo all’altro.
La ragazza abbracciò a lungo il cadavere di Fred.

Giuseppe Acciaro