La bambolina di ghiaccio

Acqua e ghiaccio che penetrano ovunque con un rombo cupo. L'acciaio delle paratie che cede come una scatoletta di tonno piegata dall'apriscatole. Impensabile per i nostri giorni, ma molto comune per un epoca dove si ignorava che eccessive quantità di zolfo nell'acciaio conferivano ad esso un'eccezionale fragilità.
E poi la morte. Morte sotto forma di visi attoniti, grida, pianti e corse disperate verso illusioni di salvezza.
Illusioni spezzate dall'ultimo tonfo sordo e da miliardi di coltellate inferte dall'acqua gelida dell'oceano.
Millecinquecento anime che volano verso il loro destino, sia esso il cielo azzurro o l'inferno più profondo. Tranne una.

 

SETTEMBRE 1985
- Miky, vieni subito qui!! - tuonò la voce del capospedizione.
La sagoma di un ragazzotto allampanato, poco più che ventenne e col viso tempestato di efelidi, apparve dalla piccola apertura che collegava la sala comandi alla parte posteriore del piccolo batiscafo. - Controlla immediatamente il tracciato dell'ecoscandaglio, mi sembra che ci sia qualcosa laggiù - Il ragazzo si diresse verso lo strumento, premette il tasto invio e in pochi secondi apparve un foglio con indicazioni apparentemente incomprensibili per chiunque.
Non per un occhio esperto come il suo però, un occhio che nonostante la giovane età aveva potuto essere testimone di ben 7 spedizioni sul fondo dell'oceano.
In un istante comprese tutto e scattò verso la poppa del batiscafo.
- Capo, capo, forse ci siamo!! - Non fece in tempo a terminare la frase, ammutolito dal maestoso e allo stesso tempo inquietante spettacolo visibile dai piccoli oblò. La gigantesca prua del famoso transatlantico era apparsa dal nulla, quasi fosse un fantasma destato dal suo sonno eterno.
La vita di bordo nei giorni successivi fu frenetica. L'enorme mole di lavoro teneva occupati i membri dell spedizione per almeno quindici ore filate al giorno, almeno otto delle quali trascorse in immersione.
Le moderne tecnologie permettevano a piccoli robot leggeri filoguidati di intrufolarsi nelle aperture del relitto e di regalare foto e immagini di ciò che nessun occhio umano aveva avuto la possibilità di vedere negli ultimi 73 anni.
Portarono a bordo parecchi reperti eccezionalmente conservati, piatti, bottiglie ed effetti personali dei passeggeri. Tutto secondo la logica del profitto. Quegli oggetti avrebbero attirato migliaia di persone da tutto il mondo. Denaro frusciante per ammirare quei pezzi carichi di storia e suggestione.

Era proprio questo atteggiamento che rendeva Miky nervoso; era a disagio, si sentiva quasi un profanatore di tombe.
Durante una delicata esplorazione dello scalone di prua ebbe un sussulto. Gli sembrò di vedere due occhi che lo fissavano. Ne era sicuro. Il magnetismo che essi esercitavano lo immobilizzò.
Riuscì a distogliere lo sguardo ed esclamò - Capo! C'è qualcuno che ci osserva lì dentro, presto! - - Non dire cazzate Miky! - lo apostrofò l'uomo. Ma anche a lui si raggelò il sangue nelle vene. Un volto fanciullesco, pallido e cinereo emergeva dalla sabbia depositata sul fondo. Dopo qualche istante di puro terrore, il robot filoguidato svelò l'enigma. Era una bambola di porcellana, un oggetto che sicuramente aveva donato gioia a qualche bambino a bordo della nave, ancora inconsapevole della tragedia che si sarebbe abbattuta di lì a poco.
Qualcosa scattò nell'anima e nelle menti di quegli uomini; un barlume di umanità che fece sì che venisse lasciata al suo posto, intatta, in segno di rispetto per le giovani vite stroncate dalla furia degli elementi.
Conclusa l'esplorazione risalirono e voltarono le spalle alla bambola, ignari che gli occhi disegnati nella porcellana avevano improvvisamente iniziato a scintillare.

 

OGGI
Michael Lampard, giunto a trentotto anni di età, si poteva a buon diritto considerare un uomo di successo. La sua abilità nel campo delle esplorazioni sottomarine aveva raggiunto l'apice qualche anno prima, con la fondazione di una società di ricerca scientifica con sede a Londra, che estendeva la sua fama in tutto il globo.
Le efelidi che rendevano buffo il suo viso erano quasi scomparse e si era sposato con Regina, una donna stupenda.
Sembrava un esistenza perfetta ma c'era qualcosa che pesava come un macigno e ostacolava la sua felicità.
Sterilità, questo il responso dei medici specialisti. Una maledizione che nonostante tutti i suoi soldi e i tentativi effettuati, non era riuscito a sconfiggere.
Con il passare degli anni si era quasi rassegnato alla sua condizione e addirittura la prospettiva di ricorrere all'adozione non gli sembrava più così impraticabile, anzi, la decisione fu presa in breve tempo.
Superarono le infinite formalità burocratiche e finalmente venne il giorno tanto atteso, il giorno in cui avrebbero conosciuto Marina, la bimba che avevano deciso di adottare.
Il nervosismo che attanagliava i due coniugi raggiunse l'acme quando arrivò la piccola. Michael si paralizzò. Una violenta sensazione di déjà vu si impadronì dell'uomo. - Dove - pensò. - Dove l'ho già incontrata... - Il volto della bambina aveva un qualcosa di familiare e lo metteva a disagio. Pensava e pensava, ma la piccola porticina dei ricordi del passato non voleva saperne di aprirsi.
Regina invece era entusiasta. La piccola aveva quattro anni, i capelli color ebano e la carnagione chiara, quasi pallida. I suoi splendidi occhioni azzurro - verdi brillavano di felicità.
La donna ne era assolutamente conquistata e la riempiva di coccole e attenzioni. Michael invece doveva convivere con quella dannata sensazione.
Fin da subito la piccola mise in mostra comportamenti alquanto insoliti poichè sembrava avesse una sensibilità esagerata per tutto ciò che era caldo. L'acqua del bagnetto, la pappa, le bibite. Tutto doveva essere rigorosamente freddo, altrimenti lei si produceva in urli e grida degne del più stonato dei soprani.
Il medico di famiglia non sapeva dare una spiegazione, giacchè la piccola era in ottima salute. Mai un'influenza, una bronchite, neppure un raffreddore, nonostante anche d'inverno non riuscisse a sopportare di uscire con addosso più che un leggero maglioncino. Tutti gli esami a cui era stata sottoposta avevano dato esito negativo, quindi egli concluse che non ci fosse granchè di cui preoccuparsi. Marina intanto cresceva e dimostrava un interesse spiccato per il mare. A cinque anni era già in grado di nuotare e a otto riusciva a stare in apnea per più di due minuti.
Sembrava quasi che dominasse gli elementi marini. Michael voleva bene alla bambina, anche se il disagio che aveva provato al momento dell'adozione non era ancora scomparso e si acuiva ogni qualvolta Marina metteva in scena i suoi comportamenti incomprensibili.
Decise quindi di vederci chiaro, di investigare sulle origini della piccola e realizzò che c'era un solo modo per farlo. Parlare direttamente con i suoi veri genitori.
Grazie alla sua fama e al suo denaro non gli fu difficile convincere la direttrice dell'orfanotrofio a fornirgli le informazioni desiderate.
Ma ciò che la donna gli disse non fece altro che aumentare l'angoscia che già lo attanagliava.
I genitori erano sconosciuti. La bambina era stata tratta in salvo da un piroscafo mentre andava alla deriva su un blocco di ghiaccio nell'oceano Atlantico. Coordinate 41°43' Nord - 49°56' Ovest.
Fine. Il rapporto si esauriva in queste poche righe.
Quella notte il sonno di Michael fu agitato da incubi terribili.
Immagini confuse si alternavano a velocità impressionante nella sua mente, come una danza vorticosa.
Il viso della sua bambina, le coordinate, l'enorme relitto, la profondità dell'oceano, il viso della sua bambina, il viso della bambola... il viso della bambola? ...il viso della bambola!
Il lampo che il cervello aveva inviato alla sua mente lo fece sussultare. Si svegliò di soprassalto e il suo cuore che già batteva all'impazzata quasi si arrestò. In piedi davanti al suo letto c'era Marina. Il viso della piccola aveva un'espressione orribile, malefica. Su di esso le vene erano in risalto e pulsavano ferocemente. Poi faceva freddo, freddo, troppo freddo. In pochi secondi la temperatura era calata di parecchi gradi.
- Marina, cosa stai facendo? - La bambina non rispose. Sulle pareti della stanza iniziò a formarsi il ghiaccio.
- 5, -10, -15, -30, -40 -50. Il piccolo termostato digitale alla parete esplose. La stanza sembrava ormai un enorme freezer.
Michael si girò verso Regina. Con orrore vide sua moglie che era diventata una statua di ghiaccio, la bocca distorta rendeva il suo viso una bizzarra maschera di dolore. Cercò di alzarsi, ma le braccia sembravano come paralizzate. La brina si stava impadronendo di tutto il suo corpo e non era in grado di muoversi. Stava diventando di ghiaccio anche lui.
La furia della piccola era ormai incontrollabile. Il suo piccolo corpo vibrava, i suoi occhi erano fiammeggianti e dalla sua bocca il fluido ghiacciato fuoriusciva implacabile.
Le funzioni vitali di Michael erano ridotte al minimo e il suo respiro sempre più debole si condensava appena fuoriuscito dalla bocca.
Improvvisamente l'uomo avvertì una forte sensazione di calore che si stava sprigionando all'interno del corpo che lo indusse a chiudere gli occhi. E la sua mente iniziò a volare.

 

Il buio, l'oceano.
Improvvisamente una luce, due luci, centinaia di luci. Una nave gigantesca, immensa. E lui vi stava entrando. I lussuosi fregi in legno pregiato adornavano i corridoi e palesavano il gusto tipico dei primi anni del Novecento.
Gli steward di prima classe gli aprivano le porte dei saloni e lo salutavano. Poteva vedere uomini distinti che chiacchieravano fra di loro ingabbiati dalle nuvole di fumo generate dai sigari e donne agghindate in buffi abiti ornati da pizzi e merletti, che conversavano e ridevano allegramente. Michael scrutò con sguardo indagatorio tutti i presenti, che sembravano non accorgersi di lui. Finalmente si soffermò su una bambina che gli dava la schiena. Si diresse verso di lei, allungò le sua mano e la posò sulle spalle della piccola. La bambola che teneva in mano cadde a terra. Si voltò. Era Marina. Lo sguardo perso dell'uomo corse veloce dalla piccola alla bambola e finalmente ricordò. Quegli occhietti senza vita erano gli stessi che lo fissavano dal fondo dell'oceano parecchi anni prima.
Puoi nuovamente il buio.
Michael si sentiva come sospeso in un limbo.
L'oscurità avvolgeva tutto, non c'era paesaggio, non c'erano contorni visibili, finchè pian piano l'oscurità iniziò a dissolversi, lasciando campo ad uno scenario ancestrale.
Uno spazio immenso, infinito, all'interno del quale erano visibili sistemi solari e sistemi lunari a uno, due e anche tre astri, in ciascuno dei quali gravitavano numerosi pianeti dalle forme e dai colori decisamente inconsueti. Astronavi gigantesche solcavano il cielo silenziosamente. Erano in assetto da guerra.
Improvvisamente si avvertì un'enorme boato ed una sfera rosso fuoco si formò nello spazio aumentando sempre di più le proprie dimensioni. Sembrava un'enorme globulo di energia, che veniva sprigionata come zampilli di fontane e stava inghiottendo tutto ciò che lì si trovava.
Un'esplosione. Le immense navi da guerra vennero sciolte come un corpo immerso nell'acido. Uno dopo l'altro i pianeti si gonfiarono e deflagrarono sparpagliando frammenti ovunque. Gli astri di questi universi contrapposti persero la loro luminosità fino a morire.
Era scomparso tutto, fatta eccezione per due fiammelle, una di colore rossiccio e l'altra di colore azzurro.
Le due entità dalle sfumature incerte iniziavano a prendere una forma ben prestabilita. Il volto di uomo si stava palesando, infine quello di una donna e Michael parve riconoscere entrambi. Il primo sembrava derivato dall'iconografia religiosa classica, ma il secondo...
I due soggetti sembravano in conflitto.
Michael iniziò a percepire delle frasi pronunciate dall'entità maschile con chiarezza: - Finalmente il momento è giunto, l'universo è pronto per essere creato. Per soddisfare il tuo capriccio di onnipotenza hai creato inutilmente una serie di universi differenti. Questa situazione da te generata ha portato solo distruzione e confusione. Le dinastie che una volta vivevano in armonia hanno pian piano iniziato a odiarsi fra di loro e a combattersi. La prosperità e la tranquillità che regnavano sovrane hanno lasciato il posto alla decadenza e alla distruzione.
Così ho deciso di eliminare tutto e di creare le basi per il sorgere di una nuova esistenza -.
L'uomo ammonì la donna e le disse - la creazione avrà presto luogo e il Redentore, mio figlio, sarà il mio portavoce. Il tuo regno maledetto non avrà mai inizio, io ti bandisco per l'eternità! - Un secondo lampo globulare avvolse la figura femminile, che si dibattè furiosamente, lottando con disperazione per evitare l'annientamento.
Poi si dissolse definitivamente all'interno dell'enorme sfera luminosa.
Pochi attimi dopo accadde quel fenomeno a cui gli scienziati hanno dato il nome di Big Bang.
Michael ebbe l'onore di assistere a quello spettacolo indescrivibile. Alla potenza di Dio. Alla creazione del cosmo, delle stelle ed infine dei pianeti. La Terra, il pianeta Terra. La Pangea.
I primi microorganismi viventi, i dinosauri, infine l'essere che pretenderà ancora una volta di essere perfetto: l'uomo.
Poi ancora oscurità.

 

Michael si accorse di essere sdraiato su una superficie gelida. Non appena i suoi occhi si abituarono osservarono solo ghiaccio intorno. Un odore insopportabile, di cadavere, gli rendeva difficile la respirazione, puzza di pesce marcio, di organismi che avevano trovato la morte nel corso di centinaia di anni su quell'enorme blocco di ghiaccio.
Marina era sparita. La nave era sparita.
Le divinità, l'universo, la creazione. La mente dell'uomo vacillava in preda a tutti questi pensieri, finchè non iniziò lentamente a mettere a fuoco la situazione, realizzando di trovarsi su un immenso iceberg.
Improvvisamente, con uno scricchiolio sinistro, si formò una crepa nel ghiaccio ed emerse una tenue luce azzurra, che diventò sempre più intensa assumendo la forma di un corpo di donna. La figura azzurra si voltò verso Michael. L'espressione era sofferente, ma allo stesso tempo terrificante. Finalmente lo riconobbe. Era un volto che lui conosceva benissimo. Il volto di sua moglie.
- Regina ? Sei tu ? -
Una risata diabolica lo zittì.
- C-c-chi sei? - balbettò l'uomo.
- Sono colei che esiste da sempre, da prima che il sistema solare e i suoi pianeti venissero creati. Ero la dea che dominava il Multiverso, ora sono solo la regina di questi ghiacci maledetti, qui confinata per l'eternità. Ma ora ti darò una dimostrazione della mia potenza!!!-
Michael sentì il ghiaccio tremare sotto i suoi piedi. L'enorme iceberg iniziò a muoversi dapprima lentamente, poi sempre più velocemente. Le onde si infrangevano con violenti spruzzi sui bordi frastagliati dell'enorme blocco gelato. Poi la velocità diminuì. Si stava dirigendo verso una sagoma scura all'orizzonte. Questa sagoma diventava sempre più visibile e illuminata e non tardò a palesarsi come la prua dell'enorme transatlantico. La nave virò, ma l'iceberg si stava dirigendo verso di lei. L'impatto fu inevitabile.
Tutte le teorie sulle cause della tragedia della nave inaffondabile avevano avuto la spiegazione più incredibile.
In pochi attimi la morte riscosse il suo tributo e sull'oceano la calma tornò a regnare in fretta.
Silenziosamente, un pezzo di legno si affiancò all'iceberg, sopra vi era coricata una piccola creatura sopravvissuta a quell'inferno. Michael riconobbe Marina e cercò di muoversi verso di lei, ma la donna lo bloccò.
La regina dei ghiacci sollevò la bambina, la prese fra le sue braccia gelide e la ibernò con il suo fluido ghiacciato.
Si rivolse verso l'uomo e le disse: - verrà il giorno che io farò conoscere questa mia figlia al mondo intero. E allora finalmente il mio regno potrà iniziare. Avrò la mia rivincita su colui che mi ha confinato qui, a regnare su organismi defunti, marciti da tempo e su queste inutili distese di ghiaccio! -
Michael era sconvolto. Era tutto iniziato nel profondo dell'oceano, in quella maledetta immersione. Rivisse tutta la sua vita, i suoi successi, il momento dell'adozione della piccola. Mai avrebbe pensato di essere addirittura testimone dello scontro fra due divinità.
Si sentì improvvisamente vecchissimo.

 

Il corpo di Michael si dibatteva nella stanza congelata, come se fosse preda di un terribile incubo. Marina continuava a soffiare il suo fluido gelido tutt'intorno. La temperatura era ormai vicina allo zero assoluto. Se l'uomo avesse potuto guardare fuori dalla finestra, avrebbe assistito ad uno scenario apocalittico. Sembrava fosse iniziata una nuova glaciazione, le persone per strada cadevano congelate, i loro corpi assumevano espressioni di violenta sofferenza fino a frantumarsi in miriadi di pezzettini di ghiaccio. Gli edifici, le automobili, gli alberi, gli animali. Tutta la vita si stava estinguendo per volere della Regina dei ghiacci e di sua figlia, inconsapevole strumento della sua terribile vendetta.

 

La Regina dei ghiacci l'aveva ridotto all'impotenza e Michael ne era pienamente cosciente: stava morendo e con lui il mondo intero. Ma non gliene importava più nulla.
Era prostrato dal gelo, dal ghiaccio e dall'impossibilità di poter reagire.
Desiderava solo addormentarsi per sempre, chiudere gli occhi. E così fece.
Passarono alcuni minuti, quando una sensazione di calore, molto più violenta della precedente, lo rianimò.
Sentì nella sua mente una voce stentorea maschile che lo chiamava e gli chiedeva aiuto. - Tu mi aiuterai - udì - tu troverai il modo-.
Cercò di alzarsi, ma la Regina dei ghiacci lo sollevò con la sua ragnatela gelata e lo scagliò in acqua.
Michael andava sempre più a fondo, come le speranze di salvezza dell'universo. - Come posso aiutare qualcuno in queste condizioni ? - si chiedeva. Si rendeva conto che era giunta la fine. L'acqua gelida delle profondità oceaniche non gli creava più alcun fastidio e si augurava solo di morire presto.
Solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo.
Il miracolo avvenne e si materializzò sotto forma di una luce tenue, poi sempre più decisa. Ne individuò l'origine, era esattamente sotto di lui. Il suo corpo sembrò rivitalizzarsi. Ora era perfettamente in grado di nuotare, ma non solo, i movimenti gli riuscivano talmente naturali che sembrava padrone dell'elemento stesso.
Era in grado di respirare nell'acqua!
La luce. Quella luce lo attirava e allo stesso tempo lo fortificava; capì che era la fonte dei suoi poteri.
Michael nuotava velocemente verso l'origine di quel raggio.
A quella profondità non vi era quasi traccia di vita organica, ad eccezione di alcuni microorganismi come oloturie e picnogonidi, che lasciavano le loro tracce centenarie e chissà, forse millenarie su quei fondali.
In breve tempo avvistò una forma affusolata, sempre più grande, finchè non fu in grado di riconoscere il relitto della nave, quell'imponente monumento che risiedeva devastato a 4000 metri di profondità. Il bagliore era sempre più forte finchè ne accertò la provenienza. Era la bambola, quella stessa bambola che aveva tormentato i suoi ricordi e che aveva fomentato la sua inquietudine e che ora fungeva da faro guida.
I piccoli occhi ricavati nella porcellana emettevano un fascio di luce accecante, vivido. Tale fascio scomparve all'improvviso appena Michael si avvicinò.
L'uomo non fu sorpreso di vedere che il piccolo oggetto si animò e si alzò dal suo sepolcro di sabbia e fango.
Lo sguardo penetrante della bambola incrociò quello di Michael e i due stettero per alcuni istanti a fissarsi. L'oggetto stava comunicando qualcosa all'uomo.
Iniziarono così la veloce risalita. Sempre più su, sempre più velocemente. Michael ora sapeva cosa doveva fare. Emerse dall'acqua con un'esplosività tale che la Regina dei ghiacci ebbe un moto di sorpresa. - Tu qui? C'è qualcosa che non comprendo, tu non puoi avere tutta questa forza. Chi è che ti guida ? Ora capisco... E' lui... - Non fece tempo a terminare la frase che Michael scagliò la bambola con tutta la sua forza residua contro la donna. Un urlo. Un urlo fortissimo lacerò la quiete oceanica.
La dea maledetta si portò le mani al viso. Si dimenava dal dolore e il suo stesso fluido ghiacciato le si stava ritorcendo contro, come un serpente avvinghiato ad un braccio.
Michael potè distintamente notare gli occhi della creatura che perdevano la loro luce diabolica, diventando vitrei e immobili.
Il suo corpo si spezzò in due, le interiora erano completamente gelate e si sbriciolarono. La bambola, oggetto costruito dall'uomo, aveva avuto il potere di rendere umana una figura mitologica. Con l'inevitabile fragilità insita in un corpo umano.
Il peso dei millenni e il suo fluido gelato avevano concorso ad annientare la Regina dei ghiacci. Definitivamente.
Un rombo assordante spaccò in due il cielo. Un'onda di proporzioni immense inghiottì i resti della donna e si tramutò in un immenso blocco di ghiaccio. La bambola giaceva sull'iceberg. Piccolissimi pezzetti gelati. Nulla più.
Michael sedeva sconcertato. Senza parole. All'improvviso una voce profonda lo fece trasalire.
- Michael ascoltami. Tu mi hai aiutato. Quel demone malefico è stato sconfitto per sempre grazie al tuo eroismo. Ma la tua battaglia non è definitivamente conclusa.
Questo universo che tu hai salvato sta precipitando nuovamente nelle tenebre grazie alla stupidità umana. Io ho sacrificato una volta la vita di mio figlio ma vedo che è servito a poco. Tu hai lottato, per difendere te stesso, le persone che ami e questa esistenza a cui sei profondamente attaccato. Ciò ti fa onore. Vivi la vita sempre in questo modo e mi raccomando, insegna tutto ciò al figlio che avrai. Ricordati che verrà un giorno in cui solo questo avrà valore ... -

 

Michael si svegliò all'improvviso e si trovò disteso sul letto.
Davanti a lui Regina e Marina piangevano di gioia. Guardò dalla finestra. Il sole risplendeva e la vita scorreva stancamente come ogni giorno. Il tremendo incubo si era dissolto come neve al sole.
Marina lo chiamò: - Papà, sappiamo quello che hai vissuto, l'abbiamo letto nei tuoi occhi e abbiamo assistito alla tua sofferenza. Sappiamo che noi, sia pure indirettamente, ne siamo state la causa. Ora però devi compiere fino in fondo il tuo dovere-.

 

EPILOGO
La gigantesca motonave era pronta alla partenza. Regina, in lacrime, agitava la mano in segno di saluto. L'ultimo saluto.
Marina era serena invece, era conscia di tornare insieme ai suoi veri genitori e chiudere finalmente quella parentesi spazio-temporale che non avrebbe mai dovuto essere aperta.
In pochi giorni giunsero in quel luogo. Coordinate 41°43' Nord - 49°56' Ovest.
La motonave arrestò i suoi potenti motori diesel, il cui rombo si affievolì fino a cessare del tutto.
In un'atmosfera quasi irreale, la bambina fece alcuni passi verso il parapetto e si sporse.
Si guardarono negli occhi. Quelli dell'uomo erano velati dalle lacrime.
- Addio papà, torno a casa - furono le ultime parole della piccola prima di gettarsi e sparire fra i flutti.
La discesa del piccolo corpicino fu rapida. La luce del sole ormai già da parecchie centinaia di metri non illuminava più la quiete oceanica. L'oscurità della profondità avvolgeva tutto nelle sue tenebre.
E dalle tenebre, improvvisa quanto luminosa, si stagliò la sagoma del transatlantico.
Era ritornato nuovo di zecca, nuovo come nel giorno del suo viaggio inaugurale.
Un uomo e una donna, in piedi sul ponte principale agitavano le braccia in segno di saluto.
Marina ricambiò il cenno e scivolò veloce da loro, che la accolsero abbracciandola. Una luce viva illuminava il ricongiungimento di questa sfortunata famiglia. Le porsero tra le mani la sua bambola. Una lacrima solcò quel piccolo volto di porcellana.
Quelle stesse lacrime che ora Michael non riusciva a trattenere.
Fece ritorno alla sua cabina, si sdraiò sul letto e si assopì.
I solchi lasciati dal pianto sul suo volto erano ancora visibili.
Si destò dal sonno perchè il cellulare satellitare squillava insistentemente. Rispose.
Una voce radiosa dall'altro capo della cornetta gli annunciò: - Tesoro, si è avverato ciò che più desideravi al mondo. Sarai padre, sarai padre di una splendida bambina !! -
Le lacrime di tristezza di Michael si erano ora tramutate in lacrime di gioia.

Francesco Cicogna