Limbo

Stava galleggiando. Di questo ne era certo.
Meno definito era il luogo. Senza dubbio un mare, ma di colore diverso, insolito.
Galleggiava e basta. Non poteva fare altro.
Le braccia, le gambe, tutto il corpo erano in preda ad una insopportabile paralisi.
Un corpo in balia delle onde. In un oceano infinito.
I pesci (se mai ve ne fossero stati) potevano toccarlo, assaggiarlo ed infine divorarlo lentamente senza una sua minima reazione.
-I pesci?- si domandò -Che assurdità!-
Ma non riuscì poi molto a farsi coraggio.
Qualcosa, in verità, nei suoi ragionamenti non gli tornava.
E le molte domande che gli uscivano ripetutamente dal cervello iniziavano sempre con la stessa parola:
-Perchè?-
Cercò di chiudere gli occhi, nel tentativo di risvegliarsi a letto, quel letto che ora desiderava più di ogni altra cosa.
Ma stava davvero sognando?
Era costretto ad osservare il cielo. Un cielo per niente azzurro e per niente lontano.
Almeno questa era la sua sensazione.
In realtà in tale luogo le misure sembravano non avere valore.
E questa, insieme alle altre, era un'ennesima spiacevole sensazione.
Ma era sicuro di stare sognando. Non ne aveva alcun dubbio.
Ma come fare a risvegliarsi dai sogni?
Non fece in tempo a rispondersi.
Il liquido su cui galleggiava vibrò e vibrò anche quella specie di cielo soprastante.
I due elementi si stavano fondendo dando origine ad una forma.
Ciò che vide inizialmente fu una sfera che si andava velocemente schiacciando all'equatore.
Poi da un'irridescenza quasi accecante si generò un essere dalla complessa fisionomia.
A prima vista sembrava un incrocio tra una donna ed un coccodrillo ma aveva delle appendici anomale ed al posto del seno tre teste vagamente umane che parevano emettere urla strazianti nonostante non si percepisse alcun suono.
Ciò che lo impressionò non fu tanto l'apparizione nè la forma di quel "mostro" ma soprattutto l'incapacità a descriverlo.
-NON SI TORNA INDIETRO-
Quella voce gli aveva parlato direttamente nel cervello, se ne rese conto subito e con un certo terrore.

Nell'aria circostante nessun suono era stato emesso.
Eppure aveva udito benissimo.
-CHI SEI?- DOVE SONO? -provò a domandare. Ma la lingua non si mosse, era come pietrificata.
-SEI NEL LIMBO- rispose l'essere.
-TELEPATIA- pensò l'uomo, era l'unica spiegazione.
-NO- disse il mostro. -E' SOLO IL LIMBO-
-LIMBO! LIMBO!.. CHE MI INTERESSA... AIUTAMI A RISVEGLIARMI DA QUESTO INCUBO PIUTTOSTO!
DOMANI E' UNA GIORNATA IMPEGNATIVA, DEVO ESSERE RIPOSATO...-
-NESSUN RISVEGLIO, NESSUN GIORNO...TU ORA SEI SOLO IN ATTESA...- replicò l'essere.
-NON ATTENDO NIENTE E NESSUNO! SPARISCI!-
-TUTTI ATTENDONO QUI... TUTTI, MA IL TUO DESIDERIO E' POTENTE, SO CHE NON POTRO' TRATTENERTI-
-GIA' VEDO CHE HAI CAPITO... -disse con soddisfazione l'uomo.
-NON SI PUO' TORNARE.. NON SI TORNA DAL LIMBO-
-IO INVECE TORNERO'.. STAI TRANQUILLA.. CIAO!-
La bestia sembrò sospirare poi... piangere...
-NON POTRO' CONVINCERTI, NE' SPIEGARTI, NON RAGIONERAI MAI CON ME... NON PARLERAI MAI PIU' CON ME...
-TORNA ALLORA!.. ESSERE UMANO!.. TORNA NEL TUO MONDO E RESTACI PER SEMPRE!-
Questa volta il tono era inacidito da sonorità di abissi incalcolabili.
Quell'intero universo vibrò per un attimo.. un attimo di dieci miliardi di anni luce....

 

L'uomo aprì gli occhi e vide.
Lampade e visi sconosciuti avvolti in bavagli verdi, le mani frugavano dentro di lui.
Vide le sue viscere strappate e bisturi che lo tagliavano, la bocca, la lingua, i denti...
Un urlo dal profondo della sua anima sembrò raggiungere quei carnefici...

 

EPILOGO

 

-DOTTORESSA SI CALMI LA PREGO...-
-FORSE HA LAVORATO TROPPO IN QUESTI ULTIMI MESI... SI PRENDA UN PO' DI FERIE...-
-LE DICO CHE L'HO VISTO! HA.. HA APERTO GLI OCCHI ED HA URLATO!-
La dottoressa T. appariva sconvolta, il viso bianco, anemico, gli occhi incavati, se si fosse specchiata non si sarebbe riconosciuta.
-LA PREGO, SU.. ANDIAMO... PROPRIO DA UNA PROFESSIONISTA SCRUPOLOSA COME LEI...-
-I MORTI NON SI SVEGLIANO... COSA MI FA DIRE?-
La dottoressa si rialzò e senza dire una parola uscì dall'ambulatorio.
Sì certo forse era stanca, molto stanca.
Sorrise con sarcasmo. No non era impazzita ma quella sarebbe stata l'ultima sua autopsia.
Quell'uomo era deceduto di colpo, infarto forse.
Lo stava appunto ispezionando.
La dottoressa T. non riuscì mai a capire come quel cadavere avesse potuto urlare senza polmoni e trachea.
Qualcosa in verità nei suoi ragionamenti non le tornava.

Sigma