Sessione creativa

23 dicembre

 

Mi sono trasferito in una baita tra i boschi, e ho deciso di tenere questo diario per tutta la durata dell'imminente periodo, che ho voluto chiamare "Sessione Creativa".
Ciò che farò non ha molto a che vedere con la creazione, ma per me è perfetto: mi è sempre piaciuto catalogare anche con nomi banali i miei progetti, e questo è il più sensato che mi sia mai venuto in mente.
Evidentemente, questo mio progetto è volto al successo, vista l'elevata presenza di aspetti positivi anche nei particolare più insignificanti. E sono solo all'inizio.
La baita è molto spaziosa, si respira l'aroma del legno e di notte tutto tace. Nessun segno di lupi o di altre persone. Spero che cominci a fare freddo, così da non dovermi preoccupare delle mosche.
A prima vista, la baita pare normale.
E' sotto il marcio.
Le fondamenta infatti sono fatte di pietra. Vi è un sotterraneo, pari al medesimo volume della capanna, senza contare alcuni tunnel sotterranei che finiscono dall'altra parte dell radura (suppongo che uno dei proprietari precedenti fosse coinvolto in traffici poco leciti; nulla da biasimargli). E' là sotto che ho allestito il mio laboratorio. Ci sono alcune mezze pareti che in parte dividono l'enorme locale (e sorreggono il soffitto). Pare tutto perfetto per ciò che devo fare.

27 dicembre

 

Ho passato gli ultimi quattro giorni a tradurre i testi che ho "preso in prestito" all'università. Ci vorranno almeno altre due o tre settimane prima che si accorgano del fatto.
Per allora dovrei aver finito.
Due testi sono in latino, per metà classico e per metà medievale; è stata la parte più facile. Gli altri due sono molto più complicati, visto che la lingua usata è l'arabo antico (per uno) e una strana forma di ideogrammi vagamente simili al giapponese (per l'altro).
Sono stati un incubo per me. Per completare una pagina ci vogliono dalle tre alle quattro ore, e io posso considerarmi assai esperto in lingue morte.
Fortunatamente, i due testi in latino, una volta tradotti, si sono rivelati utilissimi per rivelare il significato degli altri due; quantomeno, aiutano a capire meglio il senso di ciò che si traduce, evitando di sbagliare. Ero molto preoccupato a riguardo di un'errata traduzione: un significato contrario e posso dire addio al mondo. Mi sento come un artificere davanti ad una bomba dalla struttura complicata. Sia mentre scrivo che mentre leggo, la mia mano trema.
Sono già ricorso alla morfina, e non è detto che non userò il resto della mia scorta di stupefacenti e oppiacei assortiti, prima che questa storia finisca.
Sono quei disegni a cui i testi fanno da didascalia a impressionarmi di più.
Secondo gli studi, sono stati tracciati con un inchiostro ricavato dal lampone e dalla fragola, secondo un'usanza ormai persa, ma il colore mi riporta sempre alla mente il sangue raggrumato. Ciò che rappresentano, sono strani interventi chirurgici più simili alla macelleria o al supplizio, piuttosto che ad atti medici. Ce ne sono altri, nei capitoli più avanzati, che mostrano grottesche creature che solo la mano di un pazzo potrebbe disegnare.
Non capisco nemmeno perchè mi sono imbarcato in questa impresa, ma c'è qualcosa, in essa, che mi attrae, come una calamita.

 

S.A. (Seconda Annotazione)

 

Ho finito di tradurre anche il testo (di sole diciotto pagine) in quella lingua simile al giapponese. E' stato facile, visto che avevo già tradotto gli altri. In pratica, in ognuno, c'è la traduzione dell'altro, e devo aver addirittura azzeccato la giusta sequenza in cui vanno tradotti.
In quest'ultimo vi è una sorta di modello matematico da seguire che devo ancora risolvere.
Pare un incrocio tra un sistema di equazioni a tre incognite e un rebus: un buon allenamento per il cervello. Rimpiango di non aver portato con me un computer per eseguire le operazioni.

 

29 dicembre

 

Sto risolvendo il quesito matematico-linguistico, il quale si sta prendendo tutto il mio tempo.
Ho smesso di mangiare con regolarità e, molto probabilmente, il mio viso è un campo di battaglia.
Credo, comunque, di essere vicino alla soluzione.

 

31 dicembre

 

E' capodanno.
Mentre la gente festeggia l'arrivo dell'anno nuovo, io festeggio al mio genio.
Dopo due notti insonni e molte crisi nervose (durante le quali, scure alla mano, ho fatto a pezzi un comodino e un tavolo), ho risolto il quesito.
La soluzione era stata davanti ai miei occhi per ben un giorno, negli innumerevoli fogli di calcoli e appunti, solo che non ci facevo caso. Avevo dimenticato il vero fine per cui è stato inserito quel sistema matematico: non per distruggermi la mente, ma per aprirmela, e io ho sbaglito tutto per due giorni, prendendo la cosa di petto con fare ostile.
Al contrario di quanto si possa pensare, la matematica può essere strumento di sentimenti ed emozioni come la furia e la rabbia.
Brindo a me stesso.

 

S.A.

 

C'è comunque qualcosa di strano, in me e nella capanna, ora che ho scoperto il segreto dell'ultimo volume: tutto mi pare diverso, profondo, come se potessi affondarvi dentro la mano e avvertire ciò che è sotto la scorza dell'apparenza. Ciò mi inquieta e mi attrae.
Da un pò di tempo, comincio a sentire strani rumori, la notte, tra il frusciare degli alberi.
All'inizio non ci facevo caso, troppo preso dai miei calcoli, ma ora che ho riaperto i contatti con ciò che mi circonda, ho incominciato ad accorgermene.
Paiono sussurri di voci profonde.

 

4 gennaio

 

Il libro mi sta parlando.
Sono sì quattro volumi, ma ora ho compreso che sono stati scritti in maniera da formarne uno solo.
Ecco perchè erano così concatenati, come se, ad ogni pagina, si acquisiscano abilità sufficenti per affrontare la pagina successiva.
Mi dice cose strane, irripetibili.
Ho messo la mano alla mia scorta di droghe. La morfina è finita tre minuti fa.
Comincio a pensare di essermi messo nei guai. Le parole che il libro mi sussurra durante il giorno, al buio dello scantinato, si alternano a quei sospiri che avverto di notte, nell'oscurità.
Chi è che parla nel buio?
La luna che sorge ogni notte è diventata un monito per la mia inquietudine. Non avrei mai dovuto leggere quelle pagine. E sono solo a metà del lavoro.
Sapevo che c'era una seconda parte da sbrigare, una volta tradotti i testi; è un particolare sconosciuto, di cui si conosce la natura solo dopo la lettura dei testi.
Prima ero deciso ad andare avanti in tutti gli aspetti di quella che i quattro testi chiamano "Esperienza", ma ora... ora non ne sono più tanto sicuro.
E' come un disegno che piano piano mi viene mostrato, e quel che già vedo non mi piace.
Devo tentare di resistere a me stesso: una parte della mia persona vuole andare avanti.
Accanto a me, ora, c'è la boccetta di morfina appena esaurita, e tale visione mi riempie il cuore di terrore.

 

7 gennaio

 

La follia sta camminando con me, a braccetto con la paura.
Sono ormai sicuro di essere stato guidato da qualcosa, nel mio intento.
Ho visto strane ombre, alla luce della torcia elettrica, agitarsi tra gli alberi screziati di viola per strani effetti di illuminazione. Ho avuto paura, e ce l'ho tutt'ora.
Le ombre non provenivano da nessuna parte: semplicemente erano proiettate, come se ci fosse qualcosa tra me e la parete sulla quale si stagliavano... ma non c'era nulla, di questo sono sicuro.
La mattina dopo, questa mattina, sono sceso in città. Ho comprato diverse scatole di pallottole per la pistola che ora porto sempre con me sotto il camice che ho deciso di portare durante la Sessione Creativa.
Il libro continua a parlarmi... più passa il tempo, più le parole oltrepassano i muri, come coltelli affilitati, per piantarsi nella mia testa. Vedo cose inimmaginabili, e la mia metà ne chiede di più.
Non so se temere di più per le ombre tra i tronchi, o di ciò con cui convivo: me stesso.

 

8 gennaio

 

Ciò che temevo è accaduto.
Il libro ha guidato la mia mano per compiere lo scempio.
Tutto mi pareva un sogno.
Il mio alzarmi dal letto, il percorrere i sentieri boschivi, così pittoreschi per uno che è nel dormiveglia, giudato come una marionetta da fili sottili, invisibili, ma come d'acciaio.
Ho preso un ragazzo, alle spalle... era alto circa un metro e settantacinque, cinque centimetri meno di me: ho potuto mirare bene tra le scapole, per poi affondare l'ago contente un forte anestetico.
Le gambe della mia vittima si sono trasformate subito in burro, e si è accasciato per terra, ai miei piedi. Non ho provato fatica a trascinarmelo dietro per più di cinque miglia. Sono rincasato per le cinque di mattina.
Ho portato il ragazzo nello scantinato, legandolo poi ad un tavolo al quale ho saldato delle cinghie di cuoio, trasformando il mobile in uno degli attrezzi medici più usati nei manicomi nel secolo scorso.
Poi ho preso un rasoio e gli ho tagliato il polso destro.
Col sangue sgorgato ho incominciato a fare strani segni sul pavimento e sui muri della stanza che ho ritagliato con sbarre piantate nel pavimento. Erano giorni che ci lavoravo senza accorgermene.
Il ragazzo si è svegliato a metà opera, gridando... ha avuto poco tempo, perchè io gli ho tagliato la gola, non molto profondamente, così che ci ha messo un pò di più ad andarsene.
Ricordo che era ancora vivo, quando gli ho aperto il torace per effettuare incisioni nel centro di energia identificato dal libro orientale con il cuore.
Mi sono risvegliato lordo di sangue; sono sceso nel sotterraneo e ho visto.
Ora sì che sono fregato... non mi resta che attendere, come è scritto nel libro.

 

S.A.

 

Alla fine è arrivato.
Lo evocato cinque ore fa, ma adesso è qui.
Sono stato davanti al corpo per tutto il tempo, i muscoli tesi, la pistola in pugno, carica. E' esploso dal cuore, come se fosse stato concepito in quell'organo non più grande di un pugno. In realtà, so bene che è giunto qui per mia mano, incidendo un centro di energia.
Non è stata un'entrata in scena pulita.
Gli ho sparato addosso un intero tamburo.
Sfortunatamente per me, non è fatto di una materia che può essere danneggiata: è incorporeo come fumo, una sorta di spettro... per metà svanisce nell'aria, a volte. Manda versi osceni, simili ai lamenti di un maiale sgozzato, e per di più è dannatamente irascibile.
Cosa strana, sono riuscito ad incatenarlo; può essere contenuto, quindi la catena non cade a terra.
Scalcia in continuazione.
E' un incubo.

 

10 gennaio
Quel maledetto si è chiamato da solo. Ha guidato la mia mano, e si è fatto aprire la porta, ora ne sono certo.
Ne sta chiamando altri, che si accumulano in lui, dandogli un aspetto più solido.
Non se ne può andare, non senza che io me ne vada... molto probabilmente, non ha tenuto conto del fatto che è legato come un gemello siamese a chi lo ha evocato.
Esiste solo per essere un servo, ma purtroppo, la cosa non gli piace. Presto proverà di nuovo a muovermi.
Devo impedirglielo.
Ho bruciato i quattro testi nel camino, al piano di sopra. Mentre andavano in cenere, l'ho sentito urlare. Non credo di avergli fatto molto male, comunque.
Mi sono fatto fuori tutta la mia scorta di morfina, rifornita ieri grazie al mio dottorato. Ora siedo alla mia scrivania, nello studio che mai ho utilizzato, preferendo quel maledetto sotterraneo.
Ha incominciato a nutrirsi del corpo del giovane, quindi non mi resta molto tempo.
Quando si sarà succhiato anche le ossa, sarà forte abbastanza da riprendere il controllo di me e dare forma anche agli altri che ora sono qui sotto la sua ombra. E ci vorrà meno tempo.
Era lui quello che sussurrava di notte e di giorno.
Prima di sedermi, sono sceso di nuovo là sotto.
Li ha liberati per un pò, per farli abituare all'ambiente.
Creature informi e impalpabili come polvere vagavano con occhi di fiamma tra i muri, esseri dai piedi caprini e ombre si agitavano, sussuarrandomi altri concetti d'inferno, perchè io li mettessi poi in pratica.
Mi hanno identificato come loro servitore.
Che tornino all'inferno.
Ho un piano che funzionerà alla perfezione... è semplice come lo era il loro rebus.
Mentre mi punto la fredda canna del revolver alla testa, li sento risalire, evitando la luce e cercando spiragli nella pietra, tra le assi del pavimento.
Cercano di fermarmi.
La mia pistola è carica... spiacente di deluderli.

Emiliano Ranzani