Un passaggio in moto

"Dedicato a noi motociclisti"

 

Lo videro entrare in pochi, del resto era naturale che entrasse gente essendo un locale pubblico. Anzi, l'unico locale nei paraggi, ovviamente, essendo zona agricola a bassa densità di abitanti. Anche a Rocca del Monte c'era un birreria, niente male pure, ma qui a Belpasso, in vallata, la Birreria per antonomasia era quella e basta.

 

C'era sempre gente, ed in particolare il sabato sera, come da copione.

 

Rocco Montinari, il padrone, non aveva badato alle ciance di paese, che dicevano che quell'edificio portava male, attirava gli spettri. O se ci badava, era solo per deridere col suo commercialista quei fessi che lo avevano così svalutato rendendolo un ottimo affare per uno come lui.

 

Il vecchio cascinale vantava un passato di tutto rispetto: di convento, di presupposta sede di orribili omicidi, di distruzioni ad opera del fuoco (infernale diceva la gente) e di riutilizzo della residuata parte a scopi agricoli. Aveva cambiato padrone a ritmo impressionante, ed era in disuso dal 1975.

 

Si diceva che avesse portato sfortuna anche alla famiglia del vecchio Massari, l'ultimo proprietario ... O forse era semplicemente morto come altri casolari perchè il vecchio non se la sentiva più di tirare avanti senza i due figli, attirati lontano dalle "delizie" cittadine.

 

Sito nel mezzo della vallata, lungo la provinciale, era strategico come sede di un bar pizzeria o altro. Rocco aveva occhio per queste cose, e aveva fatto l'affare: il vecchio, stanco, ed i familiari lontani e stanchi di pagare tasse e ascoltare lamentele per la pericolosità del vecchio rudere, avevano mollato ad un prezzo scandalosamente basso.

 

Il solito vistoso restauro, con recupero di un aspetto "troppo" tipico, un intero museo di strumenti agricoli appesi alle pareti o sistemati qua e là, vecchie foto della Vallata, di Belpasso e della sua gente, ruote di carro (classiche!), anfore, pavimenti in cotto, stereo non troppo rumoroso ma vomitante sempre il meglio del rock nazionale ed estero, birra e vino in abbondante assortimento.

E … voilà! … Un successone! "Birreria Pub El Rancho"

 

Sempre auto e moto fuori, nel cortile dove un tempo correvano le galline … o sotto i porticati ancora perfettamente originali, dove sotto i tavolati dei pagliai ora vuoti si affacciavano locali piccoli e bui che non avevano conosciuto le cure del restauro, dalle porte inchiodate con assi e dei quali anche lo stesso Rocco aveva un certo timore: se i muratori gli avevano proposto, impauriti, di "lasciar stare quelle tane che è solo una spesa per ora", a lui stava bene. Pratico e cinico sì, alieno dal credere alle dicerie dei "fessi" ... ma figlio della vallata anche lui …

 

Lo sconosciuto appena entrato si fermò, guardandosi un attimo attorno: muri ripuliti dall'intonaco e accuratamente rifiniti fra pietra, pietra e mattone; le travi del soffitto verniciate in nero e per prudenza sostenute da un possente trave in ferro retta da una colonna in mattoni al centro. Colonna che prima non c'era … e dov'era finita la carta che rivestiva i travoni? Ah … eccoli allora com'erano! Sottili tramezzi in mattoni erano spariti per ampliare la ricettività. Bel lavoro … tempi nuovi, via la vecchia miseria!

 

Quanta gente … e dove sedersi? ... Adocchiò un tavolo, rustico e pesante come gli altri ed occupato da una decina di giovani: era accosto ad una finestra, attorno alla quale rimanevano ancora degli scampoli dell'originale intonaco a fiorellini. Sospirò nel vederlo, considerando come ormai si era tutti presi dal demone dell'innovazione cancellando irrispettosamente le tracce della vita passata: anche questo posto che voleva sembrare "tipico" era falso come un fondale da teatro.

 

Si accostò, navigando fra la gente, ignorato dai più ... "Posso" urlò quasi, per farsi sentire. Il ragazzo lo squadrò un attimo, con curiosità perchè non gli pareva una persona della zona, poi si scostò un attimo. Era un pò incredulo: raramente la gente oggi si siede ad un tavolo di una compagnia, soprattutto uno tutto solo.

 

Sì, era solo lo sconosciuto, e ad essere sinceri sembrava fosse un pò incerto se volesse trovarsi proprio lì o meno. Ma quando si sentì dire " ... prego … scusa", sembrò accendersi. Sciorinò un bel sorriso e si sedette, ficcò sotto la panca (potevano mancare le panche?) il casco sottraendolo alla vista del ragazzo che lo stava osservando a bocca quasi aperta. Anche il giubbotto era una "figata": di quelli stile anni '60 o primissimi '70, di pelle nera a buccia d'arancio, cerniera, collo basso. "Questo ha saccheggiato l'armadio dello zio … o va in qualche mercatino tosto!".

 

C'erano ragazzi e ragazze al tavolo: le ragazze mediamente carine, con le pettinature "a cipolla" attualmente di moda o i capelli spartiti in due ricadenti sul volto e tinti di vari colori dal mogano al mechato ... I volti tipici della regione erano stravolti oltre che dalle acconciature, dalla espressione "vissuta" che ostentavano aspirando dalle sigarette allorchè socchiudevano gli occhi o quando rispondevano ai ragazzi senza abbassare gli occhi ed anzi con voce chiara e squillante, dicendo parolacce. Il trucco e le sopracciglia artefatte dalle pinzette collaboravano a nascondere i lineamenti e le rendevano tutte uguali, uguali a milioni di altre in migliaia di locali identici nella penisola ...

 

Lui si era inserito rapido nella conversazione, anche perchè nella sua situazione o faceva l'orso o partecipava: del resto era stato subito interpellato del vicino interessato al suo abbigliamento. Glissò, replicando che era roba vecchia che aveva in casa, dando con questo conferma all'altro che pensava a reliquati di mitiche epoche passate.

 

Quando dallo stereo uscirono le note di una canzone dei Nomadi, lo sconosciuto (Aldo, aveva detto di chiamarsi, Aldo …) fece una strana faccia, e se ne accorsero perchè stava parlando di moto con il suo dirimpettaio … di colpo tacque, guardò per aria, in direzione dell'altoparlante, serrò le labbra e deglutì, sospirò, poi riattaccò a parlare.

 

" ... ah, scusa ... No, io un Aermacchi 350!"
"Un cosa … ? Un'Aprilia?"
"Nooo, un Aermacchi … un Harley Davidson del 1972 ... sai, quelli che si facevano qui in Italia ..."
"Fiiii … che storia! Casco, giubbotto e moto! Ma di chi erano … dai, dove li hai presi … perchè io qui in valle non ho visto niente che non sia o distrutto o robaccia di dieci quindici anni fa ..."
"Ehhh ... è un segreto, magari ve lo racconto poi più avanti … se potrò" E qui gli si scurì il volto.

 

La ragazza vicino al suo dirimpettaio gli fece uno di quegli strani sorrisi, tutti labbra tirate fin quasi alle orecchie che fanno le ragazze di oggi fissandoti come barracuda. Lo studiava da un pò, e lui se n'era accorto, ma fingeva di no. Era, cipolla occhiali quadrati dal bordo spesso kefiah ed altro a parte, decisamente carina ... Carina come ...

 

"… oh, senti … ma allora è un segreto anche quello della canzone che ti ha fatto sclerare prima?"
L'intuito delle donne … che roba! Ma c'è che lui subito era risultato simpatico col suo modo di fare un pò da "duro" stile anni della Contestazione, che faceva completo col suo abbigliamento … Del resto è o non è di moda vestire personaggi, oggi? Basta non cadere nel ridicolo, e lui non lo faceva ... era estremamente naturale, non kitsch come certi pirla di Rocca che sembravano delle comparse ubriache di un serial americano del '75. Eppoi non era un fanatico: apprezzava Ligabue, Vasco, addirittura i Lunapop, era pettinato maniera normale … Certi fessi vaneggiavano che la musica era finita con la morte di Lennon, avevano 19 anni e sembravano morti l'anno che erano nati … Anna, la ragazza che lo aveva interpellato, dedusse che senz'altro era un ragazzo istruito, nostalgico di un'epoca che non aveva vissuto ma che qualche zio o il papà gli avevano raccontata per filo e per segno oltre a fornirgli i "gadgets" da motociclettaro …

 

(... come Rita ...)
"… Segreti?" rispose lui. Alzò due occhi terribili, che per un attimo fecero spavento, poi tornarono normali, anche se un pò tristi. "e chi non ne ha?".
"come quello di dove hai preso …"
"E tu sta zitto! ... Parliamo di cose serie noi, mica di moto e caschi ... dai raccontami, ci scommetto che c'è una ragazza sotto, vero?" la ragazza lo aveva agganciato con due occhi famelici, l'aria dell'amica del cuore "alla quale dire tutto proprio tutto" ...
"Cazzo Anna cheppalle vedi storie d'amore dappertutto!" si lagnò il vicino di Aldo lo Straniero, come lo aveva battezzato un altro.
" … No ... non importa, tanto è una storia ... vecchia … Vedi, c'era una ragazza che ho conosciuto con questa canzone … e poi tutto è finito e ci penso ancora. Tutto qui!" Non sembrava un piagnucolone, del resto era un "duro", o voleva sembrarlo …
"E ci scommetto che è stata lei a mollarti … che stronza!" esclamò il vicino, la qual cosa fece scoppiare una guerricciola verbale fra i sessi. Fu Aldo a farla finire: " Oh oh oh! ... RAGAZZI! ... No: io poi sono andato via di casa e ... puff ... fine!.. Acqua passata."
"E ma che troia poteva anche telef ..." e la guerricciola stava per ricominciare. Di nuovo Aldo fece da paciere: "... ma no, dai sapete com'è, ti chiamo io mi chiami tu … e ciao! … solito andazzo,no? …"

 

Anna provava simpatia ed attrazione per il nuovo arrivato. Chissà, forse ecco perchè era nuovo: partito dal suo paese o città e magari venuto qui per l'Università che si trovava a circa mezz'ora di strada, o per seguire il padre funzionario di chissà-che-ente trasferito lontano. Come nella canzone della Pausini … lui era un Marco che aveva perso la ragazza ed era da consolare … chissà, magari ci poteva pensare lei, perchè no?

 

La birra e le chiacchiere scorrevano. Aldo era intento a spiegare con dovizia di particolari le differenze fra le varie versioni del Morini 350 ma non cessava di scoccare occhiate ad Anna che non si era mai interessata come allora ad una dissertazione motociclistica ...

 

(… è lei ...)

 

... E gli altri restavano anche un pò a bocca aperta per quella conoscenza di quelle cose passate … quasi avesse avuto una cinquantina d'anni, parlava e di oggi e di ieri come nulla fosse. Ah sì, era senz'altro un universitario, ma senz'altro seguiva qualche corso particolare, storia contemporanea e del costume, o si era fatto clonare il cervello di suo zio!

 

Le 23.00. Per la cultura giovanile corrente non particolarmente tardi, ma questo non vale per tutti: ci sono giustamente genitori apprensivi, e c'è anche chi vuole comunque dormire, soprattutto le ragazze hanno sempre un budget di ore più limitato. C'era poi da fare un bel tratto in moto fra le colline, i campi ed i boschetti, prima di arrivare alle varie frazioni o in paese. Ed anche Aldo era diventato come più attento all'orologio.

 

"Oh, bella gente ... Mi sa che sgommo, ciò della bella strada da fare ... Ci si vede, dai!"

 

Prese dalla tasca del giubbotto (sotto il quale indossava un maglione di quelli pelosi che Anna non ricordava di avere visto che in qualche mercatino giù in città) un portafoglio nero di quelli legati con la catenella, tipo quelli della Harley Davidson, e ci guardò dentro. Il suo vicino si trovò per caso a guardare verso di lui, e vide che c'era anche una carta d'identità nella tasca trasparente: intravide il timbro "Comune di Belpasso", e non era nuovo, anzi si leggeva a stento "Com….e ..i Bel…asso." O lavava (come lui!) abitualmente i documenti ed i soldi lasciandoli nei jeans, ma dato che aveva un portafogli dubitava di ciò, o quella sembrava risiedere lì da anni ed anni, anzi, che cazzo, il documento era troppo concio per avere solo i 5 anni prescritti ... "che pirla, con un portafogli fico così se la mette nei jeans … magari d'estate" Cazzo di saputello, almeno un difetto ce l'aveva come gli altri … Anche se Anna ben difficilmente avrebbe cambiato idea per questo: ecco perchè la trattava male, ne era innamorato e lei non se lo filava per niente, invece arriva Lo-Straniero-Che-Rompe e guardala lì … !! … donne bastarde! Però non gli era poi antipatico sto Aldo: la stronza era lei … pur di fare la primadonna si sarebbe infilata nel letto di Dracula il Vampiro!

 

Ebbe uno strano brivido al pensiero … Aldo un vampiro: che storia! " ... e io un pirla, che storia, eh?"
"Dai … aspetta che veniamo anche noi … Oh gente che si fa? Andiamo, dai!" strepitò Anna.

 

(… Rita …)

 

"Ma no ... non c'è bisogno …" però i suoi occhi erano fissi su Anna.

 

Tutti stavano poco a poco alzandosi, con la scarsa decisione ed i tentennamenti tipici delle compagnie di giovani: chi restava seduto, chi vedendo questi non sapeva se alzarsi o restare, chi proseguiva con le ciance.

 

"Ma allora dov'è che abiti?" la ragazza attaccava, e ad Aldo non dispiaceva affatto, però su questioni di residenza era piuttosto restio …
"Beh … diciamo qui nei paraggi …"
"... ma và … se non ti abbiamo mai visto!"
"… beh, non tanto vicino … sai, è una casa isolata" … nei paraggi ce n'erano ancora parecchie, così come lo era la birreria. Tutte case coloniche, molte delle quali in abbandono. Altre, dopo anni di chiusura, erano state comprate da cittadini, professori dell'università che cercavano una casa "fra il verde", famiglie che si associavano per riattare un grosso cascinale e venire qui a vivere per sfuggire i prezzi assurdi della città ed ai suoi "pericoli". Altre ancora da ricconi che ne avevano fatto delle regge rustiche. Magari Aldo era il figlio di una di queste famiglie nuove arrivate …

 

Spostamento in massa alla cassa: "quanto pago ? Ho preso …" "4,70" … "Io ho ..." "2,75" ... Anche Aldo pagò, cifra tonda, 5 euro, così mise nella mano del cassiere una banconota azzurra e si ritirò. Nel farlo urtò un ragazzo e quasi lo fece rotolare al suolo. Scuse e "niente niente" … ma il suo ex vicino di panca lo guardò stupito. Con un piccolo spostamento aveva quasi scaraventato l'altro indietro di tre passi! Culturista? Ma a vederlo non sembrava, anzi era decisamente pallido ed esile … Bah, un karateka, forse … I soldi! ... università, moto d'epoca, karate ... !

 

Tutti fuori. L'aria della notte pungeva, dai campi veniva un vapore gelido che metteva il freddo dentro.

 

Un gran silenzio ... eh, per forza le famiglie come quella di Aldo scappavano dalla città per venire qui ad abitare in una cascina riattata! Che pace! Certo i ragazzi apprezzavano solo limitatamente quel paradiso, anzi erano smaniosi di potersi un giorno allontanare per andare a vivere altrove chissà quale vita ... Come i loro padri e nonni, anche se molti erano tornati in Vallata, alla fine.

 

Un coretto di commenti ammirati alla vista dell'Aermacchi di Aldo. Eh … che cosa fanno i soldi (ormai si erano convinti che lui fosse uno dei ricconi …), moto d'epoca perfettamente restaurata, giubbotto magari del 1970, casco che poteva essere stato indossato da Mike Hailwood … bisognava un giorno o l'altro farsi invitare su in villa!

 

"Restaurata?"
"No … sempre fresca, diciamo! … Non ha fatto molti chilometri!"
"Eh ma … comunque di anni ce n'ha … Le gomme, la sella, che so…"
"Tutto originale" disse secco Aldo, con uno sguardo fisso e deciso.

 

In effetti la moto non era lustra come un bijou come sono i mezzi rimessi a nuovo, ma nemmeno un relitto fatiscente: sembrava avere due o tre anni. E le gomme: come potevano essere ancora buone, posto che Aldo non tirasse tutti per il culo? Gomme del 1972!!!

 

Piccola diatriba: "ci conti balle" "dai dicci dove l'hai fatta rifare", ecc... Le ragazze avevano freddo. Che barba 'ste discussioni maschili: cazzi suoi se la moto era nuova o no, no? Poi sono le donne le curiose …!

 

Intervenne la solita Anna. "Oh ragazzi che palle, se vi dice che la tiene bene mica lo dice per nascondervi qualcosa …"

 

(... davvero? ...)

 

"… e noi abbiamo freddo e, cazzo! Dobbiamo andare a casa, ohhh!"

 

Coretto di esclamazioni infastidite, ma tutti convennero che era ora di andare.

 

Rumore di motori che si avviavano, scooter moderni, qualche vecchia Vespa (che Aldo scrutava da intenditore di ferrivecchi), un Guzzi 350 C ed un paio di auto. Altra gente stava abbandonando il locale, i veicoli iniziavano a muoversi.

 

Nelle mani di Anna una minuscola agenda "Dai , diamoci il numero di telefono e l'indirizzo … hai il cellulare?"
Aldo tentennò, sorpreso: " Il … cosa?"
"Il telefonino … non il camion dei carabinieri!"
"Ahhh ... Quello … No, non ce l'ho. Ma ti do quello di casa … Allora, davvero vuoi il mio telefono e l'indirizzo?". La guardò con un sorriso incredulo … insomma, gli stava proprio andando bene quella sera!
"Sì … lo voglio … sempre che a te non ti scoccia … non voglio fare la figura di una che …"

 

Aldo sembrò quasi spaventato all'idea che la ragazza si ritraesse.
" Oh, no, figurati! E' … che sono molto contento …"

 

Anna sorrise. Che bello, finalmente uno che sì era o pareva macho, aveva interessi da macho ma non faceva il prezioso da due soldi con una ragazza: un ragazzo sincero che si mostrava "umano" … Ascoltò e trascrisse … Prefisso … 52813.

 

... che strano! Così corto … in valle e perfino su a Rocca che lei sapesse erano tutti di sei cifre, facevano gruppo con quelli della città … ma forse verso Borgo, dove senz'altro abitava Aldo, cambiava distretto …

 

Arrivò il dirimpettaio di panca di Aldo ed ottenne anche lui il numero. Ma sull'indirizzo preciso, via o frazione e numero, fu irremovibile. Bastava il telefono, ci si sarebbe rivisti,tanto …

 

"Non fa così freddo …" osservò Aldo rivolto ad Anna …"tu hai detto che abiti verso Rocca, è vero?"
"… sì, a Granili …"
"... beh … In confidenza ti dico che anch'io abito lì ...diciamo lì vicino … non volevo farlo sapere a quelli …" Additò col pollice quelli che armeggiavano con caschi e giubbotti accanto alle moto o si intrufolavano nelle utilitarie." ... non me li vorrei trovare in … casa ..."

 

Già. Papà riccone si sarebbe incazzato di bestia a vedersi davanti al cancello un torma di ragazzotti sulla ventina e sciocche ragazze troppo alla moda ed un nugolo di scooter o qualche vecchia Uno ... magari mentre c'era Agnelli in visita! "Ho fatto centro, è un figlio di papà … ma troppo tosto!"

 

Dato che aveva anche lei visto il portafogli, e la vecchia carta d'identità, praticamente distrutta, deduceva che Aldo abitasse lì da una vita e semplicemente … non avesse mai frequentato l'ambiente ... logico,no? I figli dei ricchi spesso vanno in collegio in Svizzera o dai preti!

 

"… ma se non hai paura dei fare un giro senza casco … tanto non c'è nessuno, e non hai freddo, ti porto in là io … così vedi dove sto, mica è lontano da casa tua!" stava intanto concludendo il ragazzo." Dimmi se ti va …"
"WOW!!!" "Beh ... Ma io dovevo andare su in macchina con … Va bene … OH RAGA! A me porta lui! … " … poi, rivolta ad Aldo..." Sì, dai, dammi un passaggio!"

 

Era voltata a salutare, e non vide le labbra di lui contrarsi in un sorrisetto di gelido trionfo, mentre scrutava gli altri.

 

Il povero innamorato, proprietario dell'auto, fece un faccia sconsolata della serie "l'avevo previsto", allargò le braccia e la salutò " ... A domani, in piazza a Rocca!"

 

"E il casco? Fa freddo!" chiese un'amica.
"Ma và … sto dietro, e poi di notte nessuno ci fa la multa!" … e già in vallata le forze dell'ordine latitavano, in un posto quieto come quello anche i pochi vigili si facevano i fatti loro.

 

Era un angolo felice di mondo, dove le cose brutte succedevano solo nelle vecchie leggende o nei racconti degli anziani …
Lui indossò con lentezza il casco e ... Anna, voltatasi allora, credette di vedere i suoi occhi, nel buio sotto la calotta di vetroresina, brillare. Fu una attimo … un attimo agghiacciante. "Le luci … le luci dello stop di quella macchina si sono riflesse nei suoi occhi". Infatti una Tipo stava illuminando la testa di Aldo con il rosso dei fanali … ma strano, il volto che si sarebbe dovuto intravedere nell'apertura del casco non c'era, c'era solo buio. E due puntini rossi.

 

Che fare? Trovare una sciocca scusa e rinunciare? E quale scusa, per non fare una figura da chiodi? Quella di credere alle leggende, al vecchio edificio popolato dagli spiriti? O che per quanto lo stimasse temeva lui fosse un vampiro stabilitosi nella vallata come Dracula presso il villaggio? E se tutto era (... certo che lo era …) normale, che cosa avrebbe detto ad Aldo, agli amici?

 

… Perdersi un ragazzo così per una subitanea paura? Che cazzata!

 

La Tipo mise la prima e partì. Niente più puntini rossi.

 

Lo "Straniero" salì in sella, scavalcando il serbatoio senza sfiorarlo con il tacco degli stivaletti da cow boy neri, stretti da jeans a sigaretta che difficilmente oggi si vedevano in giro. L'etichetta mostava, nel chiarore dei fari delle auto, una scritta … "Bell Bottom" … Mai sentita una marca del genere!

 

Il ragazzo si assestò sulla moto massicciamente, come pesasse due volte di più. Parve irrigidirsi, mentre afferrava il basso e stretto manubrio. Diede una pedalata senza il minimo sforzo, come se la leva fosse attaccata ad un semplice elastico.

 

La vecchia moto si accese al primo colpo, con un rombo metallico molto allegro. Quando era stata costruita, Anna non era nemmeno nei più lontani pensieri dei suoi futuri genitori, il cui padre senz'altro all'epoca sbavava dietro a mezzi del genere e la madre forse prendeva le prime cotte …

 

Anna montò dietro. Ebbe una strana sensazione al contatto con quel veicolo, qualcosa di inspiegabile: come se non fosse una cosa vera, e nello stesso tempo avesse sostanza … cioè, come a dire che se fosse svanita in fumo da un momento all'altro facendola rimanere culo in terra non si sarebbe stupita.

 

"E' una cosa diversa dal solito, costa un sacco magari, ecco perchè mi faccio impressionare … che scema ... e magari chissà quando vedrò la sua villa-della-madonna ..."

 

Ma la cosa che l'avrebbe fatta smontare subito fu sentire il corpo di Aldo duro come una roccia … come se nei vestiti ci fosse un manichino di legno, o un telaio metallico … o forse solo un macho dal fisico scultoreo?

 

Non ebbe il tempo di pensare, che dovette abbracciarsi forte pur con un senso di raccapriccio, perchè il granitico conducente, innestata la prima, fece fare alla moto una semicurva con la ruota che schizzava ghiaia, facendo leva sulla gamba sinistra … e partì, con uno scatto impensabile in quella vecchia motocicletta.

 

Il ragazzo della Y10 si sentì accapponare la pelle, ed anche altri due o tre che avevano osservato la scena. Non era una cosa umana, il modo in cui quello aveva fatto fare a più di un quintale di moto con passeggero una scarrocciata simile, con quella gamba piantata al suolo come un palo …

 

E … gomme originali? Moto originale? Come poteva, se la trattava così, mantenerla sempre intatta? Le gomme, poi! O l'aveva da poche settimane, ed allora addio povero vecchio cimelio in meno di due mesi, o raccontava palle e spendeva cifre cospicue in ricambi di difficilissimo reperimento … come quelle gomme, che nessuno faceva più!!!

 

Sarà stata la birra, saranno state le storie che fin da bambini sentivano, ma …

 

Un brivido.

 

"Dai, seguilo! …" fece l'altro rompendo l'incanto!!!!

 

Le ragazze dentro le auto non capivano tutta questa agitazione.

 

"Boss, vagli dietro tu per primo …" fu gridato al ragazzo della Guzzi, che era già pronto. Non capì il perchè, ma aveva visto anche lui la vecchia moto girare su se stessa come animata di forza propria e partire a razzo … e la cosa non quagliava nemmeno a lui!

 

"Ma cosa succede …" frignavano le tipe.
"Zitte, cazzo!!"

 

Aldo era già allo sbocco della stradina sulla provinciale, ci era arrivato in pochi attimi. Avvertì dietro di sè le urla della ragazza, che per non essere strappata via dalla paurosa accelerazione si era attaccata a lui cingendolo con le braccia ... ma non le fece caso, l'importante era che Lei …

 

(… Rita … finalmente)

 

… fosse con lui. Non avrebbe rallentato nè si sarebbe mai fermato, per impedire che lei tentasse di scendere: no, non poteva permetterlo, dopo tutti questi anni trascorsi in vane ricerche …

 

Fari. Una moto, due auto. Veloci. Cercavano di raggiungerlo, forse?

 

Imbroccò la provinciale sobbalzando sulla giunzione fra lo sterrato basso e il più elevato manto asfaltato ... La marmitta picchiò, mentre il cavalletto strisciava sprizzando scintille.

 

Mai rallentare. Era sempre stato il suo motto: mai rallentare.

 

Boss lanciò il Guzzi quanto poteva, ma sullo sterrato c'era da stare attenti. Fece una gran frenata sollevando polvere e detriti, scavalcò il dislivello e si immise sulla strada asfaltata, seguito dalle due auto che avevano rischiato di lasciarci i trapezi e le coppe.

 

Il Guzzi Custom non è un fulmine di guerra, ma Boss non credeva che una moto della fine degli anni sessanta potesse guadagnare tanta strada e soprattutto partire e riprendere a tal modo: quel tipo doveva aver fatto qualcosa a quel vecchio motore. Ma lo avrebbe raggiunto, prima o poi. Gli strumenti illuminati indicavano una velocità del tutto incongrua per quelle strade, anche se lui pure come Aldo non è che fosse un posapiano. Ma questo stava dando fuori di brutto … e se cadeva con Anna di dietro? ...Testa di cazzo!!

 

Nelle due auto le scene di isteria delle ragazze furono placate a suon di urlacci e bestemmie ed alla fine si fece comprendere loro che c'era qualcosa ce non andava in quel tipo e nel modo con cui si era portato via Anna ... "Come una preda", disse quello della Y10, e raccontò della carta d'identità.

 

"Non c'è scritto comunità europea, è più concia della mia che la lavo due volte al mese ... Se te la danno a 15 anni, quello ne dimostra diciotto, come cazzo fa a essere così vecchia … ? Oppure è falsa!"

 

Il tachimetro saliva, i fari illuminavano la campagna buia, la provinciale grigia e deserta (per fortuna, a centotrenta all'ora!) ed il catadiottro del Guzzi di Boss che si stava avvicinando alla prima moto, il cui fanalino brillava in lontananza ...

 

"La carta d'identità è una tua cazzata, dai! … però, chi l'ha mai visto qui quel tipo, che abita a Belpasso e ha una moto che mica non la puoi non vedere! ... magari è un serial killer!"
"E se ha una pistola?"
"Siamo in troppi … e poi prima lo fermiamo, poi gli saltiamo addosso … Oh, magari è solo un pirla che fa le acrobazie in moto e siamo qui a fare i cretini per un cazzo … però, con l'Anna di dietro potrebbe anche far meno lo spandiemrda … Beh ... gli diremo che l'abbiamo seguito così, per salutarlo …"
"Già … mi sa che stiamo per fare una figura da scemi!"
"Ah … con voi si fa la collezione!" commentò una ragazza.
"Comunque a me non mi piaceva mica … " diceva un'altra sull'altra auto" … ci guardava come se volesse ... che ne so, qualcosa!"
"Adesso lo becchiamo e ci facciamo dire nome cognome via telefono e tutti i cazzi … se prima non si spiaccica con la Rita … Su al Dosso Granili si sono rotti la testa mica pochi, ah! ... 'sto asino, chi cazzo crede di essere, Capirossi?" rispose il conducente
"Ma và, quello è un maniaco di moto, ci scommetto che fa anche le gare di 125 ... però, con quel vecchio catorcio coi freni a tamburo non so … però per me quello lì ha fatto 'sta strada mille volte…"

 

La frase ammutolì tutti: ma avrebbe dovuto averlo visto qualcuno, almeno una o due volte, cavolo!

 

L'Aermacchi correva come fosse un F104 e non una vecchia motoretta monocilindrica, ma cosa incredibile è che non slittava, non oscillava scompostamente, non sbagliava una piega: ragazza non mediocre ed anzi osservatrice, pur nel terrore che provava Anna si rendeva conto che sembrava un fotomontaggio di quelli dei vecchi film, dove il mezzo stava fermo su un telaio e fatto oscillare a mano mentre alle spalle o davanti scorreva un paesaggio.

 

E quante volte il pilota doveva aver dunque percorso quella via?

 

La paura di cadere scemò, ma rimase il terrore del "suo" Aldo, di colpo rivestito dalla sua mente di ogni attributo orrorifico. Come può uno percorrere mille volte una strada su una moto come quella a velocità folle e nessuno l'ha mai visto? Anche di notte vuoi il rumore, vuoi il faro, qualcuno ti nota, qualche auto … o magari l'avevano visto e messo nel solito crogiuolo dei "giovani d'oggi".

 

Si accorse che dei fari li illuminavano: i suoi amici, ne era certa … girò la testa giusto per intravedere i fanali di due auto ed una moto.

 

Anche il casco ruotò … e dall'apertura uscì un ruggito che nulla aveva di umano. Anna rivide i due puntini rossi … la testa era ruotata oltre il naturale, quasi all'indietro.

 

"Non avere paura, Rita … La vuoi vedere casa mia, no?" disse una voce cupa, come quella di uno che parli con la testa in un secchio del fondo di una tromba di scale.

 

Anna aveva tutti i peli e pelucchi ritti, la pelle accapponata … Non c'era nulla nel casco, solo un vuoto nero e due puntini rossi … eppure qualcosa irrigidiva gli abiti dando loro una grottesca parvenza antropomorfa. Mentre lui parlava lei non aveva udito nessuna vibrazione del torace, nulla …

 

"Lasciami scendere …"

 

Il casco si era girato.

 

"NO! " fece la terribile voce.
"Io non sono Rita! … mi chiamo Anna … mi hai preso per un'altra!"
"Tu SEI Rita … io ti conosco, da SEMPRE" l'ultima parola uscì come un ruggito dal casco.
"Oddio questo è uno spettro … o un vampiro … Hanno ragione i vecchi sulla birreria …"

 

Iniziava la salita al Dosso, dal quale si dipartiva la stradina che menava a Borgo oppure si ridiscendeva per Granili. Era un percorso a tornanti, curve a "esse" e cieche. La moto lo affrontò come fosse montata su una rotaia al centro della carreggiata.

 

Boss sfregava marmitte e cavalletti, scalava marce e tirava allo stremo il motore, le due vetture rischiavano di sbandare finendo contro i muri di pietra o giù per le rive, ma invano. Il vantaggio accumulato si annullava su per quella strada, dove la diabolica moto sembrava aver guadagnato velocità.

 

"FRA POCO CONOSCERAI LA MIA CASA ... E LA TUA" fece la voce nel casco. Erano a poche centinaia di metri dal Dosso.
Anna ebbe un'illuminazione ... o gliela mandò la Madonna del Dosso, che nella disperazione lei, ragazza del terzo millennio che non credeva alle superstizioni e disertava la chiesa da anni, ora invocava tra le lacrime? Oppure si ricordò di un racconto di Stephen King?

 

"RITIRO IL MIO INVITO!! NON MI INTERESSI TU, NE' IL TUO CAZZO DI TELEFONO NE' LA TUA CASA DI MERDA, STRONZO! RITIRO TUTTO, NON VOGLIO PIU' CONOSCERTI!!!!!!"

 

Un ruggito bestiale dal casco. La moto oscillò, perdendo di colpo velocità. Il culmine del passo era a poche decine di metri, lì la strada si allargava in uno sterrato, da cui partiva la scalinata per la cappella della Madonna. Il veicolo puntò dritto lì, verso il folto dei cespugli al termine dello sterrato, abbandonando l'asfalto … Mancava un attimo all'impatto con la scoscesa riva sotto la cappella ... Anna avvertì un cedimento sotto le natiche ... i vestiti di Aldo si afflosciarono perdendo solidità ...la moto era come se stesse smontandosi sotto di loro, ma aveva quasi esaurito la spinta ... il motore stava morendo in un rosario di scoppiettii …

 

Rotolò dolorosamente a terra, con un grido … mentre una sagoma semitrasparente di centauro, riacquistando velocità effettuava una svolta acrobatica fra i cespugli senza smuovere una foglia secca, scomparendo in direzione opposta, verso la Vallata, nel silenzio assoluto ... per poi svanire percorsi pochi metri.

 

Un'altra moto, un faro potente. Il motore che romba scalando, il rumore di una frenata, lo scatto di un cavalletto, un cavalletto vero, di ferro … di questo mondo. Poi altri fari, altri rumori, mentre una voce la chiamava e due braccia forti, ma umane, la sollevavano … poi il buio totale.

 

… Erano a casa di Anna.

 

Se l'era cavata bene, una slogatura, delle sbucciature. Lassù, sul Dosso, nuvole basse. Lo stereo diffondeva Laura Pausini. Magari non a tutti i presenti piaceva, ma per un bel pezzo, o forse per sempre, nessuno di loro avrebbe mai, soprattutto da solo la sera, ascoltato i Nomadi o qualche pezzo rock ante-'75.

 

La versione ufficiale a uso genitori e pronto soccorso era che stavano facendo gli scemi sulla gradinata che andava su alla Madonna quando causa il buio Anna era scivolata. Che altro potevano dire?

 

E neppure Rocco aveva consigliato loro di raccontare qualcosa su Aldo, neppure lui che aveva ricevuto al posto di 5 euro una banconota da 500 lire vecchia di 27 anni e senza guardarla l'aveva messa in cassa. Neppure lui, che sarebbe rimasto solo ad affrontare il terrore: quello di aver aperto un locale e di abitare nella casa di Aldo, la cui utenza era stata all'epoca 52813. Li aveva pregati di non diffondere la voce, tanto sarebbero stati presi per matti e lui avrebbe finito per perdere i clienti … Se volevano, per loro poteva organizzare una bevuta gratis di tanto in tanto … Aveva da pagare il mutuo ... poi avrebbe senz'altro svenduto l'edificio.

 

Ma avrebbero mai potuto tacere? Anna soprattutto, la cui madre si chiamava Rita e una sera di autunno del 1975 aveva rifiutato di salire in moto dietro ad Aldo Massari, che doveva partire per il servizio militare a giorni. Aldo aveva preso su la moto del fratello maggiore, che lavorava in città, e l'aveva invitata a fare un giro "perchè poi non ti vedrò per chissà quanto". Al rifiuto della ragazza di salire con lui ("ma ce l'hai la patente? E la puoi già guidare? Non mi fido, meglio la vespa …" ecc. ecc...) se ne era andato contrariato, nel suo giubbone nero, gli stivaletti scuri, col casco integrale sottobraccio, non senza dirle: "SANTERELLINA SMORFIOSA … UN GIORNO SARAI TU A CHIEDERMI DI PORTARTI VIA CON ME!"

 

Rita si era sempre rifiutata di conoscere i familiari di lui e fargli conoscere i suoi anche perchè si frequentavano da troppo poco, sebbene in vallata sapessero ufficiosamente tutti che loro due filavano. Lei non era sicura, lui invece innamoratissimo, perso. Ma lui era un "comunista", non andava a messa, faceva discorsi politici mentre il futuro papà di Rita era un (cretino debosciato borghese, diceva Aldo) bravo ragazzo che lavorava nella bottega del padre, il nuovo piccolo "market" del paese, non faceva discorsi politici, pensava al domani … anche se un bel 350 non gli sarebbe dispiaciuto.

 

Aldo, arrabbiato, aveva inforcato la moto del fratello e si era fiondato su per la strada del Borgo ... schiantandosi contro la rampa della scalinata che va alla cappella, come recitava una lapide ormai seminascosta dai cespugli: "Qui moriva Aldo Massari di anni 19 - In memoria i genitori affranti ed il fratello - 16 ottobre 1975".

 

Chissà, un giorno Anna dovrà pur raccontare la cosa alla mamma ... ed al vecchio signor Massari che ora vive su a Rocca ... E' opportuno che sappiano ... che Aldo è tornato e cerca la sua Rita!

 

Ed è sempre arrabbiato ... ancora e più di allora!

Leonardo Zarrelli