Storie del Necronomicon

di Max Gobbo - pagine 148 - Tabula Fati

La figura di H. P. Lovecraft continua, nel corso del tempo, ad influenzare numerosissimi artisti in tutti i campi: la mitologia di Cthulhu ha cosi’ contaminato, oltre alla letteratura, anche la musica, i fumetti, i videogiochi e i giochi di ruolo. A partire dai pastiche di August Derleth è stato tutto un fiorire di omaggi all’universo del solitario di Providence e alla sua poderosa mitologia di Cthulhu. Anche in Italia, a partire dai pionieristici articoli di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco negli anni ’70, Lovecraft è ormai assurto al ruola di icona pop. Si trovano in commercio, della sua opera, diverse edizioni: da quella monumentale della Fanucci in 12 volumi a quella piu’ filologica e corretta della Mondadori basata sulle traduzioni di S.T. Joshi senza dimenticare le “Opere complete”:, primo storico, seppur imperfetto, Mammuth “lovecraftiano” nel nostro paese. Anche qui da noi Lovecraft la narrativa di H.P. Lovecraft ha attecchito con tutti i suoi simboli enigmatici come il famigerato pseudobiblion del Necronomicon. Ed e’ proprio al Necronomicon che si rifà Max Gobbo (1967), cultore “lovecraftiano” e collaboratore della “sezione narrativa” della rivista Antares. In passato Antares ha dedicato due numeri imperdibili a Lovecraft, ricchi di materiali inediti e contributi vari fra cui racconti dello stesso Gobbo. Inoltre ha anche pubblicato, in passato, diversi romanzi e racconti fantastici.

Il volume in questione, intitolato “Storie de Necronomicon” e pubblicato da Tabula Fati si presenta con una bella copertina “weird” opera di Vincenzo Bosica. “Storie del Necronomicon” è strutturato in singoli racconti che si possono gustare singolarmente ma che però sono collegati fra di loro da un anello comune che risponde al nome del famigerato tomo. Compaiono i personaggi dello stesso Lovecraft e di Robert E. Howard: in effetti il libro stesso costituisce, alla fine, un omaggio alla loro narrativa. Dopo i primi due notevoli racconti intitolati “Il dono” e “I cancelli oltre la nebbia”, che pagano il tributo, in maniera peraltro esemplare, al Maestro di Providence, le atmosfere, nelle successive storie, si colorano di personaggi come il guerriero Kmer e di ambientazioni che rimandano alle ambientazioni create dal bardo di Cross Plains. Le storie sono ben scritte con uno stile scorrevole ma non per questo sciatto o poco curato riuscendo a non annoiare mai e, devo dirlo, pur essendo molte derivative, si elevano sopra la media di molte altre proposte simili a questa.
Max Gobbo dimostra di avere delle qualità e il suo “Storie del Necronomicon” merita e vale senz’altro una lettura da parte di tutti gli appassionati di H.P. Lovecraft e Robert E. Howard. L’introduzione è a cura di Gianfranco de Turris, una storica firma che e’ una garanzia di competenza e passione quando si parla di Lovecraft.
Voto: 7
[Cesare Buttaboni]

Incipit
Tutti a Newburyport conoscono il vecchio Ben Yokahi il pittore pazzo, ma pochi osano parlare di lui, neppure quando si e’ certi di non essere ascoltati; e nessuno si avvicina piu’ di quanto necessario o consigliato dalla prudenza alla sua bottega in fondo al piu’ squallido e cupo vicolo della citta’.
I piu’ audaci sussurrano che nelle notti biue, quando le stelle stesse sembrano oscurarsi, dalla cantina del suo negozio giungono dei lamenti terribili d far raggelare il sangue nelle vene”.