di Marco Crescizz - euro 2,99 - Antonio Tombolini Editore
Nunzio, impiegato delle Poste sovrappeso, vessato dai colleghi di lavoro e completamente privo di amici, non trova la forza di cambiare vita. La sua coscienza – nelle sembianze del suo idolo Arnold Schwarzenegger – lo spinge a reagire, ma soltanto un incontro inaspettato con un uomo che gli promette risultati miracolosi lo induce a imboccare quella che crede sarà la strada della felicità... Nulla, però, è mai semplice come sembra e c’è sempre un prezzo da pagare. Nunzio si troverà tra le mani di criminali senza scrupoli e diventerà lui stesso merce di scambio. Questo lo farà finalmente diventare il degno allievo del suo Grillo Parlante?
Innanzitutto, mettetevelo bene in testa, questo non è un libro per schizzinosi. Se già il titolo vi ha fatto storcere il naso, risparmiatevi la fatica di leggerlo: qui di cacca ce n’é a fiumi, tanta da riuscire a sentirne l’odore.
Perché l’altra cosa da mettere in chiaro è che questo libro è come un film: voi vedrete, vedrete chiaramente, ogni singolo dettaglio e istante delle scene che vi vengono raccontate. Niente sconti, nessuna possibilità di chiudere gli occhi. La storia vi scorre davanti e voi siete lì, a fissare lo schermo del cinema.
Nei capitoli iniziali, in realtà, il ritmo della narrazione è piuttosto lento e se amate l’azione dovete tenere duro: prima che compaiano loro, gli alieni, le star, bisogna pazientare quasi mezzo libro. È vero che questa parte serve a introdurre la storia e i personaggi, ma un po’ di sintesi non avrebbe guastato (per esempio, una lista della spesa di 14 righe mi pare eccessiva!).
Ad ogni modo, quando poi parte l’azione, è azione vera: ti tiene col fiato sospeso (non solo per la puzza!) e non riesci a fermarti finché non sei arrivato in fondo. Peccato che, proprio in alcune scene d’azione, quella visione chiarissima e cinematografica a tratti si appanni, rendendo meno chiaro ciò che accade.
Bellissime, invece, le entrate di Schwarzy, sempre in perfetto tempismo: senza dubbio è il mio personaggio preferito! La vorrei anch’io un’allucinazione così. ;-) I suoi interventi stemperano la tensione narrativa e creano gustosi siparietti comici. Senza contare la curiosità di scoprire in che veste apparirà, dato che interpreta di volta in volta un diverso personaggio dei suoi film.
Gli alieni, tanto attesi, arrivano sulla scena come caricature degli “omini verdi” Anni Ottanta: una banda di adolescenti spaziali riconoscibili solo dalle t-shirt dei loro idoli. E qui i fan di Star Wars (solo i fan dotati di molta ironia) troveranno di che divertirsi.
Non commento il finale, per non svelare troppo. Dico solo che ci si arriva in corsa, col fiato corto, e un grosso punto di domanda sulla faccia.
La nota finale dell’editore sulle scelte stilistiche è apprezzabile, perché dimostra serietà e la volontà di offrire un buon prodotto ai lettori. Impegnativa da leggere, ma interessante. Come è interessante la postfazione dell’autore, che ci dà qualche dritta interpretativa.
Ve la dico tutta: io schizzinosa lo sono e non leggevo un libro sulla cacca da quando, alle elementari, mi regalarono “L’incredibile storia di Lavinia” di Bianca Pitzorno. Ho letto questa storia per pura curiosità, perché non mi capacitavo di come si potesse scrivere (e pubblicare) un libro con questo titolo.
Risultato: confermo, non è proprio il mio genere. Però è una storia ben scritta (sembra ovvio, non lo è), una storia non banale, una storia divertente.
Per come la vedo io, avete due scelte: leggervi le spiegazioni finali e dare un senso a tutti i riferimenti e le citazioni, capire cosa significa che si tratta di “una storia di obesità e castigo” e magari apprezzare questo libro come un testo che vuol far ridere, ma anche raccontare qualcosa di serio, come la storia di una crescita personale. Oppure, semplicemente, potete leggerlo e farvi due risate.
Voto: 7
[Blackstar]
Incipit
Nunzio spalancò la porta dell’ufficio, si sfilò il montgomery e si girò di lato per passare. La pancia e i rotoli di grasso sulla schiena frizionarono contro lo stipite. Sul legno c’erano ancora lievi scalfiture di quando indossava camicie coi bottoni.
Quanti ne ho fatti saltare, qui…
La tuta acetata ridusse l’attrito e gli permise di arrivare dall’altra parte.
«Buo-buongiorno a tutti.»
Riccardo, davanti al distributore automatico, soffocò una risatina e diede di gomito ad Antonio che per poco non si rovesciò il bicchierino di caffè sulla camicia.
«Buongiorno,» rispose Luana senza staccare gli occhi dal computer.
Stefania era di spalle e infilava faldoni gialli nella libreria di metallo blu. Sollevò una mano aperta, senza voltarsi.
Nunzio poggiò il capotto all’appendiabiti, pescò dalla tasca della tuta il badge e lo strisciò nel terminale. Sette e cinquantotto.