Valli del terrore

di Alessandro Girola - euro 0,99 - ebook

Dopo averci raccontato gli orrori del mare con "Isole del terrore" Alessandro Girola ci riporta sulla terraferma con "Valli del terrore", un trittico di racconti che ci illustra quanto possono essere inquietanti le valli montane della Lombardia.
Dall'introduzione dell'opera: "Il Gramo": un'inquietante presenza in forma di cane diabolico popola da sempre le leggende locali di uno sperduto borgo dell'alta Val Seriana. Si dice che chi lo sente latrare muore, eppure forse c'è qualcuno che ha imparato a sfruttare il suo potere per scopi poco onorevoli. Ma il prezzo da pagare è sempre molto elevato.
"Vecchie Ossa": due ragazzi sono alla ricerca delle ossa del leggendario drago della Valcamonica. Si tratta dell'ennesima leggenda medievale basata su un fondo di verità, oppure è tutto falso e frutto di uno scherzo organizzato da un egocentrico accademico di inizio '900?

Massimo e Francesca lo scopriranno addentrandosi in un dedalo naturale di ignota origine.
"Uscita a tre": quella che per Mattia, Gas e Daniele doveva essere una notte di sesso facile e di bagordi si trasforma in una strana avventura in un paese dimenticato da Dio. Ocipete, situato nella piccola Val San Martino, pare uscito da un incubo post-industriale. Eppure qualcuno - o qualcosa - lo abita ancora.
Tra folklore, leggenda e mitologia tre buoni racconti (pregevole "Il Gramo" sicuramente una spanna sopra gli altri due) che si fanno apprezzare per la qualità della prosa e per il contenuto: un sempre gradito "gotico rurale" italiano.
Voto: 7
[Alessandro Balestra]

Incipit dal racconto "Il Gramo"
La casa dove Flavio Zenoni era cresciuto era come lui la ricordava.
Erano trascorsi otto anni da quando se n'era andato e suo fratello Livio non aveva tradito lo stile con cui papà Bartolomeo aveva costruito quella fattoria, partendo dal cascinale di nonno Clemente.
Certo, aveva apportato alcune modifiche, importanti ma ben nascoste nel contesto rurale che piaceva tanto ai turisti. Le stalle erano quasi completamente automatizzate, il caseggiato principale disponeva di pannelli solari e di un generatore autonomo, il lavoro nei campi veniva effettuato con un moderno trattore.