L'odore della morte

di Bina Lunardi - euro 14,40 - Editrice Kimerik

Lucky, a dispetto del nome, non ha una vita illuminata dalla fortuna. Non si sceglie certo la famiglia in cui nascere ma la sorte a volte può essere davvero perfida.
Nato in una famiglia disaffettiva, Lucky si muove in un torbido humus da cui non può nascere niente di buono.
La costruzione del personaggio, con l'accumularsi vessazioni e violenze emotive e fisiche subite, diventa uno specchio crudele dei mali odierni.
Lucky è un riflesso che viene distorto dalle male cui è esposto: da “angelo” diventa uno qualunque, si maschera tentando di diventare anonimo, un delinquente di bassa risma.
Tenta di confondersi nella massa e viene accalappiato da una banda di teppistelli capitanata dal feroce Mars.
Da una brace ad un’altra quindi, senza esserci veramente, sempre pallida comparsa.

Ma i due mondi sono prossimi a scontrarsi, così i teppisti intervengono con estrema violenza sul padre di Luc(ky) mandandolo in coma e parte l’abbrivio per una storia che prende troppi connotati senza insistere sull’unico e utile fil rouge da seguire fino in fondo.
Si perché, a mio modo di vedere, la narrazione della spirale di disperazione/atti di bullismo e i tentativi di redenzione sono la forza del romanzo.
La connotazione di thriller calza a pennello, trova tutti i nodi giusti e le situazioni “ad hoc” per affondare il colpo e restituire al lettore emozioni pure, di quelle che prendono allo stomaco.
L’incapacità di Lucky nel riannodare i fili di una vita sfilacciata sono genuini, di forte impatto e rispecchiano - nei toni e nelle scelte discutibili del protagonista - l'immaturità tipica della giovane età.
Tutto il corollario di personaggi che entrano in gioco hanno una buona caratterizzazione e anche quelli un filo sopra le righe (penso al capo banda Mars e all'ispettore Di Tommaso) non sfigurano e non rischiano di perdere di credibilità.
Quello che lascia interdetti è l'inserimento forzato e loffio dell'elemento soprannaturale.
La “presenza” del padre di Luc - nella testa del figlio prima e come emanazione poi - stona e si mette di traverso in una storia che merita di più.
Se non altro non un finale così amaro.
Forse la sbavatura risiede nelle tempistiche; l'elemento horror compare troppo tardi, quando la narrazione si è già assestata saldamente sui binari del thriller.
Non riesce a farsi spazio come si deve pur dominando il finale a suo uso esclusivo.
Rimane tanta amarezza, che è testimonianza del progressivo discendere negli abissi delle grettezze umane senza mai un timido raggio di sole a lenire il dolore.
E la notte prende il sopravvento con il suo forte odore di sconfitta.
Voto: 8 (thriller) / 5 (horror)
[Simone Gentile]

Incipit
Credi di sapere tutto, in realtà non sai un bel niente! Pensi di aver capito tutto della vita, invece sei solo uno stupido! Un buono a nulla! Tu sei un inutile parassita! Ecco cosa sei…”. Mio padre era ubriaco fradicio! Era questione di pochi minuti, secondi…l’inevitabile arrivò come un fiume in piena, tutta la sua rabbia, il suo dolore e la sua frustrazione mi investirono come un treno merci in transito! Esplose, lo sentii arrivare come un bisonte in carica sfondando letteralmente la porta della mia stanza con una violenta spallata. Era la fine, non avevo scampo! Mi si è gettato addosso con tutta la sua mole inchiodandomi al letto e picchiandomi come un ossesso, colpendomi in tutto il corpo con schiaffi e pugni…Cercai di proteggermi come potevo ma senza riuscirci, implorando di smetterla…