L'origine della notte

di Salvatore Stefanelli - ebook - euro 0,99 - Nero Press Edizioni

L’archetipo del rapporto tra padre (Vasilij Gregorovic) e figlio (Il’ya) e di un odio reciproco portato avanti con costanza, negli anni, che non ha mai avuto riscatto.
L’archetipo del patriarca che in punto di morte vuole il proprio consanguineo al proprio capezzale, anche se non per le ragioni che ci aspetteremmo.
Entrambi si rimproverano l’assenza, la sottrazione, la vita misera dalla nascita del principe Il’ya Vasilevic in poi.
Il padre imputa al figlio una venuta al mondo drammatica e violenta con conseguente morte della moglie (Marie Anne) mentre il figlio, oltre alla perdita della suddetta mamma, contesta un abbandono e un non precisato numero di vessazioni impartite nel corso della giovinezza.

A rendere più corrosivo questo non rapporto di sangue c’è proprio la questione di successione, ancora una volta non è esattamente come ce lo aspettiamo.
Il patriarca è ridotto in fin di vita e impone ad Il’ya di sentire le ragioni del suo volere: è un uomo vecchio, indebolito dall’età e molto di più dalle ferite riportate da un’imboscata ma i suoi occhi mantengono una severità e un magnetismo che non lascia indifferenti.
Vasilij Gregorovic parla di se in terza persona e dimostra un disprezzo palese verso Il’ya, diventa complicato comprendere le ragioni di un simile comportamento.
L’incontro tra padre e figlio in questo contesto rischia di diventare un filo pretestuoso; è chiaro che i due non potranno mai venire ad un chiarimento.
Fin qui scorreva tutto liscio, fluido, senza increspature inaspettate. La suddivisione dei capitoli per date e l’inserimento di fatti avvenuti anni prima permette di immergersi completamente nelle acque immote.
Poi, saltano tutte le dighe che tengono circoscritto il maelstrom di emozioni e assistiamo al fiume in piena che porta con sè le ragioni profonde dell’odio e la realtà orrorifica delle richieste paterne.
Si parla di vampiri, i Signori dei Draugupyr, di un mezzo sangue che è Il’ya e di una guerra eterna con i nemici giurati, i Vilka (i licantropi).
Il sangue diventa più importante dell’oro ed è l’unico balsamo capace di salvare la vita del patriarca e perpetuare la casata dei Golicyn.
L’unica pecca che riesco a trovare alla narrazione è il sapere che è solo un racconto mentre tempi, temi, e incanti sono di un respiro così ampio da rimandare costantemente al romanzo gotico.
Per quel che riguarda la cifra stilistica e le scelte dell’autore, il plurale maiestatis, i nomi che strizzano l’occhio a Guerra e Pace (dove la prima surclassa la seconda), i rimbalzi temporali efficaci ma che risultano spiazzanti da principio e una grande cura per quel che attiene ambientazioni e linguaggio, fanno di questo racconto un prodotto di notevole fattura e, ripeto, di ampia narrazione.
Voto: 8
[Simone Gentile]

Incipit
Mio padre, il nobile Vasilij Grigorovic, ha voluto il mio ritorno a Klyuvji. Un tempo, prima della mia nascita, la grande tenuta della casata Golicyn era piena di ospiti, congiunti e amici. Dopo, rimanemmo in due: io e lui; ma non siamo mai stati una famiglia. Non so cosa mi aspettassi nel tornare, nutrivo una sola speranza: mi chiedesse perdono. Non lo ha fatto, anzi. Il suo sguardo è stato un’accusa continua che non avrei voluto affrontare. Ma questa volta non sono sfuggito da quelle parole mai pronunciate, da quella colpa che non ho mai voluto assumermi: la morte di mia madre, l’unica che avrebbe potuto tenerci uniti.