Lettere dal buio

di Germano Dalcielo, Elvio Bongorino - pagine 144 - euro 0,49 - Amazon Media

Lettere dal Buio è un’antologia di sedici racconti, tra i quali sei “istantanee” di un paio di pagine, scritti dagli autori Germano Dalcielo ed Elvio Bongorino, laddove il secondo si cela in realtà dietro ad uno pseudonimo. A fare da collante, la più atavica tra le emozioni umane, ovvero la paura, vista nelle sue più varie sfaccettature, da quella per il trapasso, come nei racconti “Calandrina” e “Pianerottolo Dantesco”, a quella per il soprannaturale e per l’ignoto, senza peraltro disdegnare le incursioni nel genere noir.
Sono proprio i già citati “Calandrina”, storia di un’eterea traghettatrice di anime a firma di Elvio Bongorino, e “Pianerottolo Dantesco”, vicenda surreale di uno squattrinato personaggio che si rinchiude in casa propria scritta da Germano Dalcielo, quelli che più mi hanno colpito, sia per la personale passione nei confronti delle storie di fantasmi, sia per l’oggettiva capacità di tenere il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.

Per la maggior parte, i racconti riescono ad essere niente affatto scontati, bensì criptici e taglienti, precisando subito a scanso di equivoci che mai viene ricercata o descritta la violenza fine a sé stessa, che qui è totalmente assente: niente massacri e smembramenti vari quindi, ma tanti misteri e colpi di scena. Emblematico in questo senso è “Mors tua vita mea”, dove due ragazzini sono stati rapiti da uno strano individuo, che per liberarli non chiede un riscatto, bensì di compiere una singolare scelta: dovranno essere loro stessi, con valide argomentazioni, a decidere chi dei due deve morire... ma sono certo che il colpo di scena finale possa giungere del tutto inaspettato anche per il lettore più smaliziato.
E’ altresì evidente l’approfondita conoscenza del genere da parte degli autori, i quali sempre lo padroneggiano con sicurezza, riuscendo ad essere spesso (e volutamente) criptici. Cito a sostegno dell’affermazione i racconti “Il rasoio di Occam” e “Qelippot”, uno per autore: senza fare una veloce ricerca, impossibile capire a priori di cosa possano trattare, tuttavia è sufficiente avere la giusta dose di pazienza e nel corso della narrazione tutto (o quasi) trova la giusta collocazione.
L’unico limite è purtroppo da ricercare nella piattezza di altri racconti, per la verità pochi. Qui cito ad esempio “La mano sinistra” di Elvio Bongorino, dove una certa banalità di fondo mal si integra con la ricercatezza degli altri scritti; la stessa idea era altresì presente in un racconto di Clive Barker, il quale pure mi aveva lasciato del tutto indifferente. Da ricordare in positivo è invece “La Casa ha Deciso”, sempre di Elvio Bongorino, che tratta della ribellione degli oggetti inanimati di un’abitazione verso la rabbiosa proprietaria: qui infatti il racconto è scritto molto bene e ben presto riesce a vincere le perplessità iniziali. Insieme a “Calandrina”, ha meritatamente vinto due concorsi letterari organizzati da Forumlibri.com.
Un vero capolavoro sono le note di chiusura dell’opera scritte dagli autori stessi, che qui vado a parafrasare, spero senza rovinarne troppo la poesia: quando anche il motivo conduttore della paura scompare, a riempire il silenzio resta soltanto l’immaginazione del lettore, il quale solo può dare il significato ultimo alle pagine di qualsiasi libro.
Una lettura consigliata quindi, e non soltanto per il prezzo ai confini della gratuità cui viene proposto l’e-book, ma anche e soprattutto per la qualità professionale di cui talvolta possono fregiarsi le autopubblicazioni.
Voto: 7,5
[Gianluca Ingaramo]

Incipit (dal racconto "Mors tua vita mea")
“Sveglia, dormiglioni! Forza!” urlò ai due ragazzi battendo le mani ritmicamente.
Aleister sussultò contro lo schienale di metallo della sedia, strizzando gli occhi più volte alla luce accecante del neon a pochi centimetri dalla sua testa: “Ma che ca...?” balbettò storcendo la bocca in una smorfia di disgusto. Riuscì a mettere a fuoco la figura in bretelle consumate e pantaloni alla zuava che aveva parlato e gli sciorinò addosso un secco “E tu chi diavolo sei?”. Istintivamente si sporse in avanti ma le braccia, molli e penzoloni lungo i fianchi, non rispondevano ai comandi. Spiazzato provò ad alzarsi in piedi, ma anche le gambe non davano segni di vita. “Perché non riesco a muovermi, cosa mi è successo?”.