I racconti del Behcet

di Michele Protopapas - pagine 150 - euro 16,00 - Antipodes

I racconti del Behcet è l’opera prima di Michele Protopapas, scrittore affetto da sindrome del Behcet: a ciò è dovuto questa sorta di “omaggio” nei confronti di una patologia che è stata foriera di incubi poi trasposti su carta.
La raccolta si compone di sette racconti, il cui tema principale pare essere l’oblìo unito alla rassegnazione, quando si realizza che non serve a nulla combattere, non importa quanto respingiamo gli orrori: il destino muove i propri fili, impossibili da spezzare, portando solo e soltanto alienazione.
Ottimi esempi sono I mercanti di Breslavia (racconto che richiama le atmosfere di Ian Delacroix) e Il pulitore, forse i pezzi migliori della raccolta: dotati di un certo stile, sin dall’inizio ipnotizzano e cullano il lettore, portandolo a una consapevolezza che ferisce l’anima e ne spezza la luce.

Un gradino sotto, La generatrice di mostri che, purtroppo, non riesce a raggiunere lo stesso picco qualitativo degli altri due racconti, al pari de La strana storia di Louis Chaperon (dal taglio fantascientifico come il dimenticabile Il tempo del raccolto). Le cronache di Pickaway e L’appuntamento sono abbastanza corti, ma se Le Cronache mantengono un’identità precisa, in linea con il fil rouge della raccolta, L’appuntamento è un banale horror dal finale tanto stantìo quanto prevedibile, forse il peggior racconto all’interno del libro.
Protopapas scrive abbastanza bene ma non può che migliorare: il suo stile barocco, dal sapore ottocentesco, risente ancora di certe pesantezze descrittive (presenti per esempio ne La generatrice di mostri) e alcune ingenuità legate ai dialoghi ma è indubbio che l’autore padroneggia e approfondisce in maniera molto interessante le tematiche cardine del libro, pur con qualche scivolone come L’appuntamento. Tra l’altro, L’appuntamento è il solo racconto dall’ambientazione smaccatamente italiana, unico punto a suo favore. Se in alcuni pezzi, come ne I mercanti di Breslavia, l’ambientazione è funzionale alla trama, non altrettanto si può dire per il resto dei lavori, questo è uno degli aspetti su cui l’autore può senz’altro rivedere e potenziare le proprie idee.
La solita nota finale la riservo al libro in quanto “prodotto”. I racconti del Behcet è in brossura ma la qualità della carta lascia a desiderare al pari della copertina. Se nel libro non si rilevano errori particolari ciò è dovuto quasi certamente alla capacità di Protopapas di evitare refusi e obbrobri da matita rossa, poiché dubito che in Antipodes abbiano svolto un lavoro certosino di editing e correzione bozza, dal momento che sono stati capaci di sbagliare persino il titolo della raccolta sotto al codice ISBN.
Alla luce di tutto questo, il prezzo pare abbastanza esagerato ma la colpa non è sicuramente di Protopapas, autore di una raccolta valida e buon terreno di preparazione per opere future.
Voto: 6,5
[Gabriele Lattanzio]

Incipit (dal racconto I mercanti di Breslavia)
Sylvie Chambray uscì di corsa dall’ufficio in cui lavorava. Nonostante avesse compiuto da poco i trent’anni, era già la responsabile delle pubbliche relazioni della sede polacca di Breslavia per la “Visage”, una grande multinazionale di cosmetici. Sperava un giorno di entrare a far parte del consiglio di amministrazione della sede centrale, a Parigi, ma intanto doveva dimostrare di saper prendere decisioni importanti e far aumentare, col suo lavoro, gli utili di quella piccola sede distaccata. Era sempre stata una ribelle e per seguire il sogno di questa carriera, Sylvie non si era preoccupata di dover lasciare la propria famiglia, né la propria nazione, e neanche di dover imparare in poco tempo, con difficili corsi serali, una lingua talmente difficile come il polacco.