Glory days

di Miky Marrocco - pagine 120 - euro 12,00

Cinque storie con lo stesso fil rouge. L’alienazione sociale dei protagonisti dona imprevedibili risvolti alle vicende.
Questo purtroppo soltanto nelle intenzioni. A parte Glory days, che chiude la raccolta e che dà il titolo alla stessa, gli altri racconti tentano di esplorare (come recita la quarta di copertina) il confine che separa la quotidianità dalla follia, non riuscendoci mai appieno.
Le vicende percorrono schemi classici, tutte situazioni già sperimentate fino alla nausea, senza aggiungere quella freschezza che sarebbe stata necessaria per elevare la qualità dei racconti, scritti sì con mestiere ma privi di nerbo.

Non aiuta in questo senso nemmeno la scelta di utilizzare sempre la narrazione in prima persona, perchè gli schemi mentali dei vari protagonisti appaiono pericolosamente simili se non identici, diminuendo drasticamente il livello di suspense offerto al lettore. Questa “impronta” risulta evidente anche nell’unico racconto narrato in terza persona, L’altare, dove la figura – e le azioni - della signora Sampietri è descritta in maniera tale da non lasciare mai dubbi circa l’effettiva conclusione della storia.
Glory days merita un piccolo discorso a parte, in quanto mosca bianca della raccolta. É un racconto frizzante, più sciolto e meno prevedibile degli altri, e pur non raggiungendo picchi elevati è un buon esempio di noir.
Onestamente, però, non riesce a sollevare la raccolta dall’anonimato, e un esborso di 12 euro appare sinceramente troppo, specie considerando che questo libro porta con sè i due più grandi difetti di un’autoproduzione: zero editing, impaginazione disastrosa.
Voto: 5
[Gabriele Lattanzio]

Incipit (dal racconto "La porta verde")
Sul vecchio giornale la notizia era riportata con uno stile piuttosto moderno:”Il giallo delle bambine scomparse”, evidentemente per certe cose bastava, in qualsiasi epoca, soltanto un po’ di cattivo gusto. Nella stanza faceva troppo caldo, mi ero messo a rovistare in quella specie di incubo di cellulosa perchè quella vicenda mi si era ficcata nella testa fin dal mattino. Un caso mai chiarito, era successo più di cinquant’anni fa, forse sessanta. Quel pazzo, in quella specie di bar, mi aveva chiesto qualcosa al riguardo.