di Gianluca Morozzi - pagine 238 - euro 16,00 - Guanda
In una grande città del Nord Italia, un uomo insospettabile ha compiuto un efferato delitto davanti a centinaia di testimoni. Nemo Quegg, un grigio e tranquillo tipografo di periferia, ha ucciso una persona con un coltello da cucina, in mezzo a una folla di bambini e genitori che assistevano alla sfilata di un circo. Poi ha gettato il coltello e ha aspettato con calma l’arrivo della polizia. Alla psicologa che dovrà stilare la perizia sulla sanità mentale, Nemo Quegg racconta la sua agghiacciante storia: quella di una ragazza che compariva su un autobus notturno sempre alla stessa ora, di una nave in bottiglia, e di un famoso medico dagli occhi freddissimi.
Cosa c’entra in tutto questo un padre che, senza motivo, una notte
stermina la propria famiglia nella sala da pranzo, vedendo sfuggire solo
la figlia minore? Cosa c’entrano due bambini che calciano un pallone su
un promontorio, sotto un cielo pieno di nuvole vorticanti e di stormi di
uccelli? E cosa significa quel foglio coperto da scritte indecifrabili,
date lontane nel tempo, frasi dei Beatles, e un nome di donna al centro
di tutto?
Leggendo Cicatrici si ha la sensazione di leggere due romanzi
inscatolati uno nell'altro. Una scatola più grande, che regge tutto
l'intreccio, ed una scatola più piccola, dove si trova il vero cuore del
romanzo.
Il vero cuore del romanzo è la storia fra Felice e Nemo, pagine che Morozzi affronta con la semplicità e sincerità che ha sempre espresso
nei suoi libri. C'è l'esistenza, senza futuro o ambizioni, di persone
prigioniere di una cupa periferia fatta di viali desolati e casermoni di
cemento. Nemo è uno di loro, un mediocre operaio la cui vita consiste
nel lavoro in tipografia, nel tornare a casa, guardare un po' di tv,
dormire e poi di nuovo al lavoro. Felice entrerà in questa esistenza
innescando di fatto il moto del romanzo. Il rapporto che si forma fra i
due è così tenero e morboso allo stesso tempo, Morozzi lascia
intravedere una bolla oscura dietro questi due personaggi, senza mai
rivelarla, se non alla fine, lasciandoti solo quel senso di disagio e
ansia di fronte ad un qualcosa di sbagliato che però non riesci a
decifrare.
E' una storia di spiriti deboli, di autolesionismo e sottomissione, di
un amore così malato nelle menti di Nemo e Felice da risultare tenero e
patetico allo stesso tempo.
Ciò che non ho ben digerito è stata la scatola più grande, l'intreccio
complessivo entro cui la storia di Nemo e Felice si va ad incastrare.
Tutto troppo macchinoso, troppo inutilmente complesso, privo di ironia
ma anche privo di quel senso di orrore dinnanzi ai grandi meccanismi del
destino e dell'anima. Una tematica metafisica che non ti aspetti da uno
scrittore come Morozzi.
Il libro in sé vale assolutamente, Morozzi si dimostra per l'ennesima
volta in grado di mangiare sulla testa di tutti gli altri scrittori
italiani, anche se, devo dire, che l'idea più materiale, più terrena che
stava dietro a "Blackout" l'ho trovata decisamente più azzeccata di quella
che sta dietro a "Cicatrici".
Voto: 8,5
[Diego Magionami]
Incipit
Suo padre prese un fucile e sparò. Questo è quel che successe
all'inizio.
Il padre di Kate una sera impazzì, prese un fucile, lo puntò su sua
moglie, suo figlio e sua figlia. Uno dei tre riuscì a fuggire.
E questo è quello che accadde all'inizio.
Il principio di una lunga, lunghissima catena di terribili eventi.