di Matteo Cortini, Leonardo Moretti - pagine 283 - euro 14,50 - Asengard
Il 6 Giugno 1944 è ricordato come il Giorno del Giudizio. Il mondo era dilaniato dalla guerra, gli Alleati stavano sbarcando sulle coste della Normandia e le forze dell'Asse cercavano di contrastare la loro avanzata. Fu allora che i Morti si risvegliarono. In ogni nazione i cadaveri si rialzarono dai campi di battaglia, dalle fosse comuni e dagli ospedali, iniziando la loro feroce caccia al genere umano. Sono passati dodici anni da quel giorno. Il mondo è ridotto a un cumulo di macerie e violenza, dove i Morti sono in costante ricerca di carne viva, mentre gli ultimi sopravvissuti sono ormai simili a bestie disperate e pericolose, disposti a tutto pur di vivere un giorno in più. Questa è la storia di quattro di loro, in fuga attraverso le rovine di una Francia disabitata e silenziosa. Uomini e donne in cerca di cibo, acqua, un luogo sicuro dove poter dormire e di un ultimo, dannato, caricatore.
Ebbene, Sopravvissuti è un bel libro. Si ispira alle
ambientazioni descritte nel gioco di ruolo italiano “Sine requie”, di
cui si parla gran bene. L'ispirazione a metà tra l'horror e il “what if”
dieselpunk pare davvero affascinante: se solo masterizzassi ancora,
“Sine requie” sarebbe il mio gioco. Tornando al libro, la faccio breve:
è scritto bene, scorrevole, con poca infodump, molta azione e
un'atmosfera degna dei migliori romanzi sugli zombie. Ci sono alcuni
richiami che suonano un po' troppo “giocoruoleschi”, ma per fortuna si
tratta di fenomeni limitati e marginali, che non intaccano la struttura
vera e propria del romanzo. Non ha pretese di essere un testo
particolarmente impegnato o originale (sempre più spesso ne faccio a
meno, non so voi), ma al contempo rispetta i lettori, non trattandoli
come scemi.
Con questo voglio dire che i due autori non s'inventano demenziali deus
ex machina che salvano gli eroi nei modi più improbabili, con la scusa
che “tanto è solo un romanzo!”. Né buttano in vacca il lavoro scivolando
su toni eccessivamente pulp, errore in cui cadono sempre più spesso
scrittore e registi horror.
Insomma, è un libro che mi sento di consigliarvi. Asengard sta lavorando
bene anche nel campo degli ebook, e potrebbe presto entrare nella mia
risicatissima lista di editori italiani “buoni”, anche se deve migliore
le proposte fantasy, abbandonando quelle troppo in Troisi-style.
Comunque vale la pena ribadire che anche noi altri, in questo paese di
ignoranti sottoculturati e di aspiranti veline, sappiamo creare qualcosa
di buono nel campo del fantastico. Trovo demenziale, disonesto e da
beoti affermare che gli italiani non possono scrivere
horror/fantascienza/fantasy solo perché... italiani. Certo, forse il 90%
della nostra produzione in questi generi è robaccia che va bene per
accendere il camino, ma c'è quel risicato 10% che merita rispetto,
promozione e possibilità di migliorarsi ancora. Non sopporto quei
commenti malmostosi in cui traspare l'impressione che non esista nulla
degno nemmeno di una sufficienza stiracchiata. A costoro, chiunque essi
siano, consiglio dunque di dedicarsi ad altri interessi. Se trovata che
la narrativa di genere fa così schifo, datevi al calcio, alla musica,
alla fotografia.
“Sopravvissuti” rientra nella percentuale dei “salvati”. Non me ne frega
una beata ceppa se non è stato elaborato tenendo sott'occhio dieci
manuali di scrittura creativa. Piace, intrattiene e lascia qualcosa di
gradevole. A volte questo basta e avanza, alla faccia di tutti i
bizantinismi disfattisti.
Voto: 7
[Alessandro Girola]
Incipit
Dicembre 1956
Anno XII dal Giorno del Giudizio
Terre Perdute Occidentali
Da qualche parte in quella che un tempo veniva chiamata Francia
L’eco di un’esplosione mi fa sobbalzare.
Tutto intorno è buio.
Dove sono? Sono nella casamatta? Stanno arrivando gli americani?
Devo andare alla mitragliatrice. Stanno per sbarcare sulla spiaggia.
Sono...
Mi sveglio di colpo e sono già lucido, quella lucidità che solo la paura
di morire può infonderti.
No, non sono in Normandia ad attendere lo sbarco degli Alleati, i miei
nemici di un tempo. Quel giorno di dodici anni fa credetti
di essermi risvegliato all’inferno, di vivere in un incubo. Ma mi
sbagliavo, il peggio doveva ancora venire.
«Cosa diavolo era?» chiede Florence, che si rintana in un angolo buio.